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La Scala ospita il Balletto del Bol’šoj

La Scala ospita il Balletto del Bol’šoj

Lo storico palcoscenico del Teatro alla Scala si aprirà a una nuova ospitalità del Balletto del Teatro Bol’šoj, fondato nel 1776, nel quadro di un articolato rapporto di collaborazione e scambi culturali, che nell’arco di oltre cinquant’anni ha prodotto quattro grandi progetti per un totale di nove tournée della Scala a Mosca e sette del Bol’šoj a Milano. 

Dal 7 al 13 settembre 2018 il Bol’šoj propone al Piermarini due celebri ed amati titoli, “La Bayadère” e “La bisbetica domata” per coniugare storia del balletto e novità. Memorabili le occasioni che avevano visto il sipario della Scala aprirsi sul corpo di ballo del Teatro Bol’šoj: nell’autunno 1970, “Il lago dei cigni”, “Spartacus” e “Lo Schiaccianoci”, interpretati tra l’altro da una coppia di eccellenza, Maja Plisetskaya e Vladimir Vasiliev; e l’indimenticata tournée dell’ottobre 1973, quando accanto a cinque opere i Complessi del Bol’šoj portarono nel capoluogo lombardo anche il balletto “Anna Karenina”. Il primo titolo proposto dalla Compagnia moscovita il 7, 8 e 10 settembre accompagnato dall’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretta dal Maestro Pavel Sorokin è “La Bayadère”, uno dei balletti cardine del repertorio classico che vide la sua prima assoluta a San Pietroburgo nel 1877. La partitura di Ludwig Minkus affresca un’India da leggenda in cui fioriscono intrighi e drammi d’amore. Il fascino dei paesi esotici e il successo di opere letterarie come il poema “Śakuntalā” ispirarono Petipa, che creò una perfetta armonia fra scene di massa e protagonisti, momenti di alto lirismo e sfumature poetiche. Su tutti, l’incanto del Regno delle Ombre. 

Lavorare sui balletti di Petipa è stata una delle linee principali dell’attività coreografica di Yuri Grigorovich. Nato nel 1927 e ballerino del Kirov fino al 1962, Grigorovich è stato direttore artistico del Bol’šoj fino al 1995 imponendosi tra le figure di maggior rilievo della coreografia russa del Novecento. Il suo lavoro su “La Bayadère”, allestita per la prima volta nel 1991 e riproposta nel 2013, è consapevole della presenza viva di Petipa e della necessità di conservare la sua eredità classica. 

I principi alla base della produzione restano invariati: ci sono tutte le composizioni originali di Petipa, le successive interpolazioni e anche gli ampi frammenti dell’azione ri-coreografati dallo stesso Grigorovich; la novità è l’assenza del finale in cui il terremoto distrugge il tempio. Grigorovich ha ritenuto che, dopo l’atto sinfonico delle Ombre, non fosse necessaria altra danza: “Le Ombre sono una vetta nell’arte del balletto; speriamo che lo siano ancora per molto. E che ogni persona in sala possa sentire a portata di mano la magia del balletto russo, una delle meraviglie del mondo”. La coreografia si avvale di alcuni estratti da Vakhtang Chabukiani, Konstantin Sergeyev, Nikolai Zubkovsky, le scene e i costumi sono a firma di Nikolay Sharonov, le luci di Mikhail Sokolov ed è impreziosita dalla partecipazione straordinaria degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta dal Maestro Maurizio Vanadia con la supervisione del Maestro Frédéric Olivieri, attuale Direttore del Corpo di ballo scaligero. 

“La Bayadère” è stato uno dei primi trionfi di Petipa al Teatro Imperiale di San Pietroburgo, la trama narra temi particolarmente cari alle platee dell’Ottocento: esotismo, sentimentalismo, promesse d’amore, tradimenti, soprannaturale e romanticismo. Nel primo atto incontriamo il guerriero Solor, innamorato della baiadera Nikiya a sua volta amata dal Bramino. Nikiya costringe Solor ad un giuramento d’amore eterno. A Solor viene offerta la mano di Gamzatti, la figlia del Rajah, ed egli accetta dimenticandosi la promessa fatta a Nikiya. Durante i festeggiamenti per il fidanzamento, Gamzatti rivela a Nikiya il nome del suo fidanzato e lei si oppone inutilmente a questo fidanzamento. Una schiava, Aya, propone a Gamzatti di uccidere Nikiya. Nel secondo atto vi è la danza delle baiadere alla quale partecipa anche Nikiya. Aya dona a Nikiya un cesto di fiori in cui è nascosto un serpente velenoso che la morde. Il Bramino le propone di salvarla, a patto che lei accetti di sposarlo. Nikyia rifiuta e danza fino a quando muore. Nel terzo atto, Solor per allontanare il dolore della morte di Nikiya, fuma uno speciale veleno, si addormenta e si ritrova nel Regno delle ombre e tra esse ritrova anche l’amata Nikiya alla quale giura eterna fedeltà. 

Mentre l’11, 12 e 13 settembre sarà l’occasione per assistere ad un allestimento recente, “La bisbetica domata” commissionato dal Teatro Bol’šoj, in debutto nel 2014 (in Italia visto solo al cinema trasmesso via satellite grazie alla diretta nel 2016 e nel 2017), primo balletto creato da Jean-Christophe Maillot per una compagnia che non fossero “Les Ballets de Monte-Carlo”, che dirige dal 1993. 

Ispirato alla omonima commedia di William Shakespeare, ha vinto ben tre Maschere d’Oro. 

Maillot ha pensato per i danzatori del Bol’šoj un lavoro con una notevole vena narrativa, che potesse esaltare oltre che la loro bravura tecnica e virtuosa anche l’abilità interpretativa ed espressiva. Per il coreografo questa commedia è una meravigliosa storia sui rapporti umani che semplicemente chiede di essere tradotta nel linguaggio del corpo: una trama abbastanza complessa, uno dei lavori più sensuali di Shakespeare, una analisi appassionata sulle relazioni d’amore. Per Maillot, coreografo che adora rinarrare le storie classiche a suo modo, è una commedia che parla dell’incontro di due caratteri eccezionali, Caterina e Petruccio, che non possono sopportare l’idea di avere un rapporto mediocre tra di loro o con altri. Lavorando con i ballerini del Bol’šoj, non poteva che scegliere un compositore russo e infatti ha prediletto Dmitrij Šostakovič, orientandosi questa volta sulle composizioni scritte per il cinema, che alla Scala sono affidate alla bacchetta del direttore Igor Dronov con i musicisti dell’Orchestra Sinfonica “G. Verdi” di Milano. 

Assistente alla coreografia Bernice Coppieters, scene di Ernest Pignon-Ernest, costumi di Augustin Maillot, luci e video di Dominique Drillot, drammaturgia di Jean Rouaud. 

Durante la sua formazione artistica Jean-Christophe Maillot studia danza e pianoforte al Conservatorio Nazionale Regionale di Tours, fino a quando, nel 1978, viene contattato da John Neumeier per entrare nel Balletto di Amburgo, dove interpreta alcuni ruoli primari nelle creazioni del coreografo americano. Nel 1983 è nominato coreografo e direttore del “Ballet du Grand Théâtre di Tours”. Nel 1985 fonda il Festival “Le Chorégraphique” e nel 1986 è invitato a Monaco, dove nel 1993 viene nominato direttore-coreografo di “Les Ballets de Monte-Carlo”. Nel 2000 Maillot istituisce il “Monaco Dance Forum”: una prestigiosa vetrina internazionale. Grazie alle numerose tournée, Jean-Christophe Maillot diventa uno dei coreografi francesi più rappresentati all’estero. 

La versione della “Bisbetica domata” attesa in Scala con il Balletto del Bolshoi, presentata in due atti, è ambientata nella Padova del XVI secolo e racconta del ricco Battista il quale non vuole concedere la mano della dolce figlia minore Bianca fino a quando non si sarà sposata la primogenita Caterina, bisbetica e intrattabile. I corteggiatori di Bianca convincono così il veronese Petruccio ad adulare Caterina, sperando che il matrimonio conceda anche a Bianca di prendere finalmente marito. Caterina trova in Petruccio un consorte capace di domarla mentre il giovane studente Lucenzio, camuffatosi da istitutore, farà breccia nel cuore di Bianca. 

Maillot porta in scena due ore di spettacolo reinterpretando con il suo inconfondibile stile “The Taming of the Shrew” (titolo originale della commedia), che da sempre ispira e affascina gli autori per l’abile intreccio, la fervida fantasia teatrale, l’ironia e il gioco dei rapporti tra uomo e donna. 

La storia allegra e appassionante riprende così nuovamente linfa grazie alla danza, ambientata in un luogo particolarmente caro allo scrittore inglese: l’Italia. E proprio nel bel paese - dopo undici anni dalla precedente ospitalità - la Scala considerato uno dei più prestigiosi teatri al mondo accoglierà ex novo il Balletto del Bol’šoj ritenuta una tra le compagnie più nobili e antiche. 

 

© Expression Dance Magazine - Agosto 2018

Nell'immagine: Savin e Kretova in "La bisbetica domata" (© Damir Yusupov)


 

Note sull'autore: 

Michele Olivieri: Critico della danza e recensore dal Teatro alla Scala di Milano e Membro affiliato del Consiglio Internazionale della Danza CID UNESCO Paris

 

 

 

Letto 5982 volte Last modified on Lunedì, 03 Settembre 2018 13:47