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Il Balletto del Sud di Fredy Franzutti

Il Balletto del Sud di Fredy Franzutti

Considerato uno dei più apprezzati coreografi italiani, Fredy Franzutti - dopo essere stato in giro per l'Italia con il suo "Romeo e Giulietta" - si è scoperto ancor più produttore di prima quando la Regione Puglia gli ha affidato titoli della tradizione operistica italiana, quali "La Traviata" e "Madame Butterfly". Un peso importante quello dell'opera lirica che nel Leccese è di casa grazie alla presenza storica e rassicurante del tenore Tito Schipa, scomparso circa mezzo secolo fa a New York. Una figura che ha molto contato nella formazione di Franzutti che dal 1995 è fondatore e direttore artistico del Balletto del Sud, per il quale ha creato un repertorio di 34 spettacoli. Nel corso della sua carriera ha inoltre realizzato balletti per diversi teatri internazionali fra cui il Bolshoi di Mosca, il Teatro dell'Opera di Roma, l'Opera di Montecarlo, l'Opera di Magdeburg, Sophia e Tirana, per diversi enti lirici italiani e per trasmissioni Rai. Ha ricostruito balletti perduti sotto la guida di Beppe Menegatti e curatoa le danze di opera di produzioni realizzate in Francia, Spagna, Russia e numerose in Italia, a fianco di registi come Pier Luigi Pizzi, Mauro Bolognini, Beppe De Tomasi, Flavio Trevisan. Ha realizzato coreografie per étoile internazionali come Carla Fracci, Lindsay Kemp, Luciana Savignano, Alessandro Molin, Xiomara Reyes, Vladimir Vassiliev.

Com'è nato il coreografo Fredy Franzutti?

«La mia vocazione è frutto della mia stessa città natale. Lecce è infatti 'culla' di cultura operistica, tra le più colte d'Italia e io sono cresciuto con la passione smodata per la musica e per la sinfonica, oltre che per il balletto naturalmente. Questo sottostrato culturale ha garantito alla città e all'intera provincia una forte partecipazione anche emotiva alla vita teatrale, costringendomi a entrare nel gusto del pubblico con lavori accostati necessariamente ai grandi compositori Ciaikovskij e Prokofiev. Con il passare del tempo, poi, ho saputo 'allineare' anche la danza e il balletto alle attese degli appassionati. E quel legame pare proprio non interrompersi, soprattutto con il vessillo della Regione Puglia che ha individuato in me l'unico erede nell'ambito della produzione de "La Traviata" e "Madame Butterfly" scelti per rilanciare l'opera nel territorio regionale. Sulla falsariga della tradizione girovaga del Balletto del Sud con i novanta spettacoli rappresentati nel 2017 e nel solco della mia grande versatilità e di quella della mia compagine, capaci di reinventarsi nel balletto, nella prosa con musica, nell'opera e nelle tante altre sfaccettature della cultura a tutto tondo».

Ma quanto c'è di Fredy Franzutti nel Balletto del Sud?

«Sono un coreografo neoclassico e come tale mi ispiro costantemente alla storia dell'uomo fino ai giorni nostri. Detto questo, nel Balletto del Sud si può trovare tanto di ciò che si cerca nella storia e nella letteratura secondo un mio punto di vista. Ma guai a contaminare musiche e idee come invece spesso accade. Amo rispettare profondamente il repertorio che va salvaguardato e valorizzato, anche nel rispetto del pubblico. Per queste ragioni se mi chiedono un titolo nazional-popolare va benissimo, tuttavia se posso proporre nuove soluzioni per me è ancora più gratificante. Vorrei fare altro, scoprirmi e scoprire il pubblico anche in altre soluzioni coreografiche alternative ai titoli più noti».

È così che si spiega il repertorio 'double face' del Balletto del Sud?

«È la danza di questi giorni che va così. Anzi, sono gli operatori dei circuiti a decidere le sorti della danza e della sua programmazione. Troppo spesso si cerca il titolo facile a discapito dell'innovazione, peraltro non necessariamente d'avanguardia o di esasperata autorialità. Il Balletto del Sud ha lavorato molto sulla letteratura italiana con studi coreografici su Leopardi, D'Annunzio e per ultimo Pirandello con la "Giara", in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita dello scrittore agrigentino. Ma poi giriamo l'Italia anche con spettacoli consolidati quali "Carmen", "Sheherazade", "Bella Addormentata", "Romeo e Giulietta", "Uccello di fuoco" e tanti altri ancora che ci hanno resi credibili agli occhi degli addetti ai lavori e del pubblico. Di contro non ci siamo però mai fermati a fare ricerca, studiare e creare nuovi titoli che coinvolgessero interlocutori di chiara fama nei rispettivi ambiti con un abbraccio ideale delle mie passioni della danza, della musica e della sinfonica».

Cosa c'è dunque ancora nel cilindro di Fredy Franzutti?

«L'ultimo lavoro sul medico salentino Antonio Galateo è un cammeo del nostro repertorio, pensato e rappresentato in occasione dei cinquecento anni dalla sua morte. Un medico umanista e gentiluomo che abbiamo voluto ricordare con uno spettacolo di teatro, musica e danza com'è nostra consuetudine, attraverso tutte le arti insieme per alzare l'asticella della qualità della nostra offerta d un pubblico che vogliamo sempre più consapevole. Nel 2018 vorrei invece riprendere la coreografia originale o rivisitare "L'après-midi d'un faune" di Claude Debussy, scomparso a Parigi un secolo fa e compositore di uno dei titoli più significativi del Novecento e dell'intera storia della danza».

Nella danza di oggi dove si colloca il Balletto del Sud?

«La nostra è una compagnia con vent'anni e più di appassionata presenza sui palcoscenici ormai di tutta Italia. Contiamo novanta rappresentazioni all'anno con ventidue elementi effettivi per un totale di trenta unità operative in seno alla compagnia. Ci riteniamo e siamo al contempo considerati un'autorevole compagnia di grandi dimensioni e di giro. Ce ne compiacciamo ma guardiamo avanti. Il nostro repertorio neoclassico fa spesso a cazzotti con il finto contemporaneo dilagante che disorienta il pubblico della danza che sceglie troppo spesso altre strade. Cerchiamo i colpevoli perché il pubblico non abbandona mai la propria passione per cui, evidentemente, è la danza che ha abbandonato il nostro pubblico! Gli operatori propongono sempre gli stessi titoli e le compagnie non sanno produrre altro e dunque siamo diventati come un cane che si morde la coda. La nostra compagine assicura la danza di qualità dappertutto perché ci lavoriamo ogni ora di ogni giorno. Com'è giusto che sia. Del resto non ci seguirebbero così numerosi se avessimo tradito il nostro pubblico e noi proseguiamo il nostro cammino alla ricerca della qualità a tutti i costi».

 

© Expression Dance Magazine - Agosto 2017

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