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L’evoluzione del linguaggio autoriale dal ’900 ad oggi: dall’esprimere al sentire

L’evoluzione del linguaggio autoriale dal ’900 ad oggi: dall’esprimere al sentire

Come cambia il concetto di autorialità dai primi del Novecento ad oggi? Lo abbiamo chiesto a Carmelo Zapparrata, giornalista e critico di danza, docente di DanzAutore contemporaneo durante la prima settimana del corso finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato grazie alla collaborazione tra IDA International Dance Association, Associazione Culturale Cantieri Danza, Iscom E.R e Compagnia Nervitesi progetti di teatro e danza.

“Agli inizi del secolo scorso – spiega Zapparrata -, con i primi esperimenti di Danza Moderna, si intraprende un percorso esplorativo volto alla codifica delle emozioni interiori più intime, così da farle emergere all’esterno e comunicarle al grande pubblico. Nella seconda metà del secolo il concetto di autorialità assume invece un significato differente, intraprendendo una sorta di percorso inverso volto alla ricerca del modo migliore di esprimere come il mondo esterno si rifletta nel corpo e nella mente del performer”.

La capacità del autoriale di lavorare con il corpo e plasmarne il movimento nello spazio è dunque il filo rosso che connette un’infinita serie di rivoluzioni che hanno caratterizzato il cosiddetto ‘Secolo breve’. Ma ad oggi? “In questi primi due decenni del nuovo millennio – chiarisce il critico - si è seguito un percorso differente, meno drastico rispetto alle rotture tipiche del passato. Il miscelarsi di culture diverse, dopo le recenti ondate migratorie, ha portato alla scoperta di tradizioni e folklori differenti che hanno portato ad un’evoluzione in termini innovativi e non rivoluzionari”, conclude Zapparrata.

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