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We want miles in a silent way

We want miles in a silent way

Il gruppo nanou rende omaggio al grande jazzista Miles Davis e riscrive il proprio linguaggio coreografico 

Il gruppo nanou nasce a Ravenna nel 2004 dal desiderio dei tre fondatori Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura di creare un vero e proprio luogo di incontro dei diversi linguaggi, dove far confluire corpi, suoni e immagini traducendoli in un’unica opera organica, la coreografia.

A 15 anni dalla nascita, nanou si affida al grande compositore e trombettista statunitense jazz, Miles Davis, per reinventare e riscrivere il proprio linguaggio coreografico. Il lavoro di Miles sul tempo e sul ritmo, oltre al suo personale studio di nuove sonorità o ai suoi ripetuti riferimenti al “colore”, sono elementi che lo hanno contraddistinto e che ne hanno reso materico il suono. Prendendo ispirazione dal grande jazzista, il gruppo nanou ha intrapreso un percorso di crescita procedendo “in maniera silenziosa”, rimuovendo il suono della tromba per concentrandosi sui processi di alterazione delle percezioni che hanno caratterizzato la ricerca di Miles. Da  questo processo ha preso forma lo spettacolo “We want Miles, in a silent way”. A cinquant’anni di distanza dall’uscita di “In a Silent Way” e di “Bitches Brew”, tra i capolavori del musicista, il gruppo nanou rende omaggio a Miles con un progetto unico, in cui colore di luce, spazio, tempo e timbri dei corpi si mostrano in continuo divenire, alterazione, perdita e ricostruzione di assetti, entro un paradigma di instabilità permanente.

Dopo il successo ottenuto nella Grande Mela, dove lo spettacolo ha debuttato dal 26 al 28 aprile 2019 all’interno della rassegna La MaMa Moves, “We want Miles, in a silent way” arriva finalmente in Italia in versione speciale; il palcoscenico sarà quello della prestigiosa manifestazione annuale Ravenna Festival. 

Abbiamo intervistato Marco Valerio Amico, co-founder della Compagnia romagnola per capire meglio i retroscena di questo progetto e cosa riserva il futuro per il gruppo nanou.

Marco, da cosa nasce l’idea di rendere omaggio a Miles Davis?

“Miles è arrivato un paio di anni fa come stimolo e riferimento per la nostra ricerca coreografica. La sua capacità compositiva, il rapporto con lo spazio e la relazione fra gli strumenti, il suo continuare a cercare di far progredire la musica ‘cambiandone i colori’ hanno iniziato ad essere per noi luoghi di analisi e di ricerca per attivare meccanismi coreografici.  Miles Davis ha spesso lavorato con musicisti dalla chiara identità (Keith Jarret, Chick Corea, Jack DeJohnette e altri). Questo ci ha permesso di comprendere come le peculiarità di ciascun danzatore (Carolina Amoretti, Rhuena Bracci, Marco Maretti, Chiara Montalbani) potessero essere esaltate per dare corpo a questo progetto.  L’incontro con Daniele Torcellini, docente di cromatologia e curatore nelle arti visive, ci ha permesso di conoscere il colore e le sue capacità perturbanti, nel senso letterale e non solo metaforico. Dopo due anni di lavoro con Davis come ombra, abbiamo deciso di ‘affrontarlo di petto’, di rendergli omaggio”.

Come descrivereste il progetto “We want Miles, in a silent way”? Perché rimuovere il suono della tromba dalle musiche che accompagnano lo spettacolo?

“We want Miles, in a silent way” è una traduzione coreografica del suo lavoro, delle sue ‘regole’ e dei suoi azzardi. Per questo abbiamo dovuto rimuovere la tromba, cioè la sua musica. Non era sul piano musicale che desideravamo confrontarci ma sul piano metodologico e generativo, sul piano creativo. È sicuramente un lavoro concettuale che desidera vibrare epidermicamente. Miles non ha mai perso di vista la necessità di scuotere il corpo di chi ascolta, noi non abbiamo perso di vista la capacità vibratoria che l’azione coreografica può innescare, così come l’immagine. È un azzardo dunque. Un meraviglioso salto nel vuoto che per primi noi rischiamo”. 

Come è stato accolto lo spettacolo a New York? Era la prima volta che vi esibivate al Mama Theater? Quali sono le emozioni che vi siete riportati in Italia? 

“La nostra prima volta oltre oceano, la nostra prima volta a NYC, la nostra prima volta a La MaMa Theater: un’emozione grandissima. Terrore misto a gioia perché, in primis, sentivamo il peso della fiducia: hanno accettato di prendere un lavoro a scatola chiusa, un debutto, hanno creduto nella nostra autorialità dopo averci seguito per due anni a Spoleto. Su di noi hanno scommesso mettendoci ad apertura del Festival. Paura nel non conoscere le aspettative di un pubblico nuovo, protetti però da uno dei pochi luoghi che ancora difende la ricerca ed è ancora simbolo della ricerca nel mondo. Il risultato è stato rigenerante: un pubblico attento, partecipe, entusiasta. Siamo tornati ancora più forti e con il lavoro più chiaro e sicuro”. 

Il 26 giugno è previsto il vostro debutto italiano sul Palco del Ravenna Festival. Quali sono le aspettative? Avete in programma altre date?

“Il 26 giugno sarà la ‘prova del fuoco’. Far parte di un così importante Festival, ricevere anche la loro di fiducia perché primi produttori di questo azzardo, è ulteriormente uno slancio in avanti. È per questo che stiamo preparando una versione “speciale” del progetto con Bruno Dorella alla percussioni dal vivo che dialogherà con Roberto Rettura ai suoni. Ci approcciamo a questa data come a un evento e desideriamo restituire tutto l’entusiasmo che ci stiamo portando dietro per poter riempire il Teatro Alighieri”.

Infine, quali sono i progetti futuri del gruppo nanou?

“Se devo dire la verità sono davvero parecchi. Siamo fortunatamente in un momento molto fertile. Certamente il prossimo passaggio importante sarà tornare in sala io, Rhuena e Roberto, il nucleo originale, per affondare la lama sul nostro linguaggio che abbiamo da poco rivoluzionato. A quasi 10 anni da Sport, l’ormai storico solo di Rhuena che tutt’ora è in tour e a 15 anni dalla nostra fondazione, desideriamo un tempo e uno spazio per riscoprirci”.


Marco Valerio Amico è tra gli insegnanti di Danzautore Contemporaneo Percorso di alta formazione sui nuovi linguaggi coreografici (gennaio 2019-gennaio 2020), finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato grazie alla collaborazione tra IDA International Dance Association, Associazione Culturale Cantieri Danza, Iscom E.R e Compagnia Nervitesi progetti di teatro e danza.

“A mio parere – aveva dichiarato Amico durante la sua docenza al corso -, Danzautore è un progetto davvero innovativo, che sottende una scommessa molto interessante, ovvero l’idea implicita di comprendere cosa un autore possa trasmettere ad altri autori, che tipo di esperienze possa raccontare e quali strumenti offrire”


 

 

SCHEDA PROGETTO 

“WE WANT MILES, IN A SILENT WAY” 

Progetto: Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci, Marco Maretti

Coreografie: Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci

Dispositivo scenico e colori: Marco Valerio Amico, Daniele Torcellini

Luci: Fabio Sajiz, Marco Valerio Amico

Suono: Roberto Rettura

Percussioni: Bruno Dorella

Con: Carolina Amoretti, Rhuena Bracci, Marco Maretti, Chiara Montalbani

Produzione: Nanou Ass. Cult., Ravenna Festival

Con il sostegno di: La MaMa Umbria International, Città di Ebla/Ipercorpo, E Production, Ravenna Ballet Studio

Con il contributo di: MIBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna

  

 

© Expression Dance Magazine - Giugno 2019

 

 

 

 

 

 

 

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