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Il DanzAutore Contemporaneo alla ricerca di nuovi linguaggi coreografici

Il DanzAutore Contemporaneo alla ricerca di nuovi linguaggi coreografici

 

Il danzAutore rigetta il codice classico e quello modern proponendo un’originale costruzione di segni che è spesso sintesi e rielaborazione di molte delle tendenze che l’hanno preceduta rendendo originale la ricerca e legandola strettamente al proprio io autorale. Per spronare a creare nuovi linguaggi coreografici come danzAutore da Ida, Cantieri Danza, Iscom Emilia Romagna e Centro studi La Torre è stato ideato e organizzato il percorso di alta formazione DanzAutore Contemporaneo, che si è concluso a gennaio dopo un anno di lavoro.

Durante il percorso formativo è stato proposto un lavoro a tutto tondo sull’esperienza coreografica che ha compreso non solo il lavoro sul movimento ma anche sulle luci, le scene, le musiche e l’organizzazione teatrale per stimolare i partecipanti a costruire e sviluppare il proprio processo creativo in un’ottica di scambio e condivisione di saperi, nozioni ed esperienze. In questo senso fondamentale è stato l’apporto dei coreografi docenti che, grazie alla loro singolare cifra stilistica e autorale, hanno aiutato e stimolato gli allievi nella creazione di una propria e originale visione.

Nicola Galli crede “che la condivisione delle esperienze possa favorire la messa a fuoco del proprio percorso e armare i partecipanti di strumenti” e ci racconta: “ho condiviso con gli aspiranti coreografi una serie di pratiche fisiche, strumenti e metodologie che utilizzo personalmente durante le fasi di studio e di creazione. Mi sono concentrato sul processo creativo dei miei spettacoli, analizzando la costruzione coreografica, gli aspetti illumino-tecnici, sartoriali e organizzativi, al fine di offrire alcune delle possibili modalità di lavoro”.

“La mia esperienza di coreografo mi ha portato a far lavorare gli allievi sulla “chiarezza”, sull’esporre e creare dei semplici sistemi coreografici, piccoli esperimenti generati durante il percorso. Quando parlo di “chiarezza” faccio riferimento al cielo stellato che, comunemente, è inteso come meraviglia e perfezione non necessariamente decifrabile (a meno che non si sia astrofisici). Per me è importantissimo che la danza contemporanea oggi si sveli nella sua chiarezza, perché quella chiarezza può portare a creare e determinare il proprio linguaggio personale, a scartare i “fantasmi” di ciò che già conosciamo e di ciò che semplicemente ci piace. Se il risultato coreografico si intorbidisce, dobbiamo necessariamente scartare i materiali che confondono la scena e cominciare a tracciare una necessità che rispetti il meccanismo che ognuno si propone di indagare: questo è stato il processo proposto perché ognuno si interrogasse sulle proprie tensioni autoriali” ci spiega Marco Valerio Amico/Gruppo Nanou 

Paola Ponti della Compagnia Iris: “Con i ragazzi ho affrontato una fetta molto specifica della danza, ovvero le creazioni che nascono da e per spazi non convenzionali. Quindi non per lo spazio scenico tradizionale (il teatro o comunque uno spazio “preparato” per adattarsi al lavoro coreografico) ma al contrario la possibilità di far nascere la propria danza a partire da uno spazio diverso, specifico, come può essere una strada, una piazza, uno scorcio, una stanza. Ho utilizzato esperienze di percezione e lavoro somatico a sostegno dell’esplorazione del movimento e della danza che può nascere dalla relazione tra il proprio corpo e uno spazio specifico. Ho invitato i ragazzi a porre al proprio corpo e a se stessi domande, non per trovare una risposta ma piuttosto per aprire una indagine (in movimento, fatica, prospettica) sulla relazione tra se stessi e quello spazio specifico”.

Per Francesca Pennini di CollettivO CineticO è “importante stimolare strumenti critici e di osservazione prima ancora di trasmettere codici e sistemi di valori. I principi fondamentali sono la consapevolezza, il coraggio di sostenere una scelta personale (sia per un’idea coreografica generale che per l’esecuzione di un singolo movimento, per l’invenzione di una postura), il rigore nel poter stare dentro o rompere con volontà un sistema di regole, la capacità di ascolto della propria visione, gusto, esigenza. Credo sia importante fornire strumenti che funzionano come dispositivi, ovvero creano un terreno di sperimentazione ma non ne plasmano il risultato e credo sia fondamentale saper dare dei feedback non giudicanti, ma acuti e responsabili sia sugli aspetti creativi che su quelli tecnici e valorizzare la diversità senza transigere su scorciatoie semplici. Data l’eterogeneità del gruppo ho fornito uno sguardo trasversale in cui le singole voci non dovevano approssimarsi ad un modello (estetico/poetico/tecnico/interpretativo) ma avere la forza e la lucidità di dichiararsi. Per CollettivO CineticO l’uso di dispositivi di creazione (esempio: il gioco da tavolo cinetico 4.4) è una delle pratiche costanti per cui abbiamo condiviso con il gruppo proprio questi strumenti combinando la pratica fisica a quella creativa (essere autori), performativa (con spettatori a testimoniare la presenza reale) a quella osservativa (essere spettatori e discutere la propria visione)”.

“Per me coreografia è cercare di far comprendere la compresenza dei tanti elementi che si possono vedere al proprio interno, è un processo che inizia dove finisce il perimetro del corpo e deve essere aperta a diverse possibilità di cui ha bisogno il corpo. Credo sia necessaria la percezione del movimento, che il corpo ne sia un suo medium e che il movimento sia una scrittura di immagini che il corpo elabora nello spazio. è importante organizzare il movimento in connessione con il luogo in cui prende forma, con gli altri corpi, il clima, la luce e temperatura, così la coreografia risente di altro, attraversa altro e in ogni rappresentazione si riapre nella ripetizione e si riaprono le coordinate. 

I ragazzi, seguendo un mio training con diverse tecniche, si sono dati molto e hanno trovato le loro soluzioni e declinazioni nella vastità del movimento pur nella eterogeneità del gruppo” ci racconta Simona Bertozzi direttrice artistica di Nexus.

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Giugno 2020

Letto 1633 volte Last modified on Martedì, 30 Giugno 2020 13:19

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