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Corpi in movimento voci inascoltate: verso una danza più inclusiva

Corpi in movimento voci inascoltate: verso una danza più inclusiva

In un mondo artistico dove il corpo diventa strumento espressivo e la scena uno spazio di libertà sorprende scoprire quanto la danza sia ancora oggi attraversata da disuguaglianze strutturali legate al colore della pelle, al genere, alla disabilità e all’accesso economico.
Tra le realtà che si stanno opponendo a questa situazione e con la quale ci siamo confrontati per la stesura di questo articolo, spicca il TIRED Movement, un movimento nato nel Regno Unito come risposta collettiva e potente alla mancanza di rappresentanza etnica nel settore coreutico.
Nato nel 2020 con lo slogan “The more voices we hear, the louder we become”, il TIRED Movement si presenta come un’iniziativa sociale e artistica che combatte l’ingiustizia sistemica e il razzismo nel mondo della danza. Creato da danzatori e insegnanti neri e di altro background culturale, il movimento ha l’obiettivo di garantire uguaglianza reale nelle scuole, nei programmi, nei casting e nella formazione.
Il movimento nasce con l’idea di dare voce a chi non viene ascoltato e indica la strada della sua missione attraverso alcune promesse, come migliorare l’accesso e l’inclusione nel mondo della formazione legata alla danza, di permettere a danzatori di tutti i brackground etnici di essere pienamente rappresentati, di promuovere l’inclusione in tutti i risultatati perseguiti, valorizzando le voci che rimangono troppo spesso inascoltate. Il TIRED Movement porta avanti ricerche e progetti offrendo linee guida a scuole e accademie per rendere l’insegnamento più equo.
In uno dei diversi progetti di ricerca, il Red Research Project ha inoltre mostrato la quasi totale assenza di persone nere tra esaminatori, direttori e board di enti accademici come RAD e IDTA.
Scardinare l’inclusione fittizia alla quale siamo abituati, rendere il sistema meno neutrale di fronte a questa imparzialità, offrire strumenti in maniera più equa alle nuove generazioni, ampliando così anche la rappresentanza delle diverse etnie a livelli autorevoli, deve essere l’obiettivo di ogni movimento artistico e di ogni istituzione. Il terreno è fertile e in tutta Europa i movimenti con questa mission sono diversi. Il TIRED Movement infatti non è solo. Accanto ad esso nel Regno Unito e nel mondo agiscono altri enti e associazioni che promuovono inclusività nella danza offrendo comunque diversi punti di vista e diversi raggi d’azione:

One Dance UK, ente nazionale per la danza si fa voce e costruisce percorsi per rendere il settore della danza più forte, vibrante e focalizzato sull’inclusività a tuttotondo. L’obiettivo è offrire le stesse possibilità a tutti i livelli, equità anche nella crescita e nell’accesso ai percorsi d’eccellenza in ogni settore della danza: dal mondo dell’educazione a quello scientifico, dal benessere del danzatore alla performance, dalla parte produttiva alla gestione manageriale dei progetti artistici.
Anche One Dance UK offre percorsi e programmi formativi vari, tra cui mentorship e consulenze specifiche.

Equality Dance e il UK Equality Dance Council promuovono un approccio innovativo alla danza da sala, eliminando i ruoli di genere imposti (leader/follower).

People Dancing, rete nazionale per la danza comunitaria, lavora da anni sull’accesso alla danza in contesti fragili. Da più di 30 anni quest’associazione lavora per dare a tutti l’opportunità di godersi la danza, portando l’eccellenza della danza anche nella danza di comunità.

European Equality Dance Association (EEDA) Un’associazione europea nata per promuovere la cosiddetta “Equality Dancing”: ballo di coppia libero nella scelta del ruolo (leader/follower), a prescindere da genere, orientamento o background. Incorporando una piattaforma inclusiva e partecipativa, EEDA lavora per creare competizioni sicure e rispettose dell’identità individuale.

DanceAbility International, rete globale (con forte presenza europea) che promuove la danza inclusiva con artisti con e senza disabilità integrati nella stessa performance. Offre formazione a insegnanti, workshop e spettacoli in diverse città europee.

Deutscher Verband für Equality Tanzsport (DVET) è una federazione tedesca che organizza gare aperte a coppie dello stesso sesso e promuove ruoli aperti nel ballo competitivo. Opera a livello nazionale ma partecipa attivamente a EuroGames e campionati europei.

European Dance Development Network (EDN)**: è una piattaforma che, insieme a istituzioni come Dansens Hus di Stoccolma organizza atelier, conferenze e performance inclusive, progettate per ripensare le norme del corpo nella danza contemporanea.

I movimenti nati nei vari Paesi, con l’obiettivo di rivendicare diritti e uguaglianza nel mondo dell’arte e in particolare della danza, sono la diretta conseguenza di un settore ancora molto elitario: la necessità oggi è quella di mostrare che la danza è di tutti e per tutti. Una forma d’arte antica, che da sempre fa parte dell’espressione culturale di gruppi sociali ed etnie in ogni angolo di mondo e che solo negli ultimi secoli è stata elevata a disciplina di un’élite privilegiata.
Ma cosa accade in Italia? E quali sono oggi le sfide più urgenti per costruire una danza davvero accessibile e rappresentativa? L’inclusione c’è ma senza rete.
In Italia si registrano segnali incoraggianti, anche se frammentati e poco sistemici. La danza inclusiva trova spazio soprattutto in progetti locali o iniziative artistiche indipendenti. Tra le realtà più significative:

Diversamente in Danza, associazione e compagnia con sede a Mantova, forma danzatori con disabilità fisiche e cognitive, con un’estetica fondata sull’inclusione e non sulla perfezione tecnica.

Ballo anch’io (Torino) è pioniera della danza in carrozzina, promuovendo corsi e spettacoli integrati.

Movimento Danza (Napoli), precursore dei centri di danza di comunità, nasce con l’intento e la mission di offrire uno spazio aperto, senza giudizio, per creare dialogo e inclusione in un’area di Napoli densamente popolata. Il centro, nato nel 1979, è accreditato dal Ministero della Cultura, promuove una visione multiculturale della danza e sviluppa sempre nuovi progetti.

L’iniziativa nazionale Agorà – Danza Insieme, sostenuta AssoDanza Italia, ha portato a eventi interamente accessibili a Roma e Bologna con progetti come HUG Platform.

La danza, come ogni arte, è un riflesso della società e può anche essere un potente strumento di trasformazione sociale. Tuttavia stereotipi estetici, barriere economiche, pregiudizi di genere e razziali continuano a influenzare pesantemente il settore. Iniziative come il TIRED Movement nel Regno Unito o Diversamente in Danza in Italia dimostrano che un’altra danza è possibile: più accessibile, più varia, più umana. La danza non è solo tecnica, ma anche cultura, identità, visione del mondo. Ogni corpo che danza racconta un’origine, una storia, un modo di abitare il presente.
Costruire un futuro più equo nella danza non significa rinunciare all’eccellenza, ma ridefinirla. Significa riconoscere che il talento non ha colore, genere, né abilità prestabilite. Significa lasciare che ogni corpo danzante - nero, bianco, disabile, queer, giovane o anziano - possa sentirsi al centro della scena. Per comprendere al meglio il movimento chiudiamo citando il team del Tired Movement: “Non ci dovrebbe essere confusione nel promuovere e sostenere ogni tipo di inclusione, perché più voci ascoltiamo e più forti diventiamo!”. ⬢

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