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Le percussioni in sala danza

Le percussioni in sala danza

 

L’incontro tra percussioni e danza potrebbe sembrare una novità, al contrario è quanto di più antico ci possa essere. Infatti, nei riti tradizionali il ritmo era una forma di accompagnamento alle preghiere e si è abbinato, sin da subito, al movimento. 

L’abbinamento è arrivato fino ad oggi prevalentemente nella musica etnica. Guardando all’Italia si può vedere come la musica popolare sia impostata sui ritmi di strumenti a percussione (tammorra, tamburello, triccheballacche) su cui si inseriscono i movimenti caratteristici. Tutto questo per capire come l’unione arcaica di percussioni e danza abbia lasciato traccia in ogni luogo e sia presente ancora oggi. 

Se pensiamo che ogni danzatore ha il proprio ritmo cardiaco, che incide sul proprio movimento, capiamo come danza e ritmo siano inevitabilmente collegati in connubio quasi magico.

Ad oggi il rapporto percussioni/danza torna ad esistere nella danza contemporanea; sempre più coreografi, insegnanti, ballerini richiedono la presenza di un percussionista, attraverso cui comprendere meglio l’influenza del ritmo sulla danza, che porta all’amplificazione della forza interpretativa di ogni singolo gesto. 

Percussionista e danzatore sono sullo stesso piano, in un dialogo che mira alla massima espressione di entrambi. In sala il ruolo del percussionista cambia a seconda dei momenti: in fase di creazione di una coreografia il percussionista asseconda le richieste del coreografo permettendo la realizzazione ritmica dell’idea coreografica. In questa fase fa la differenza il rapporto fra coreografo e percussionista. Se l’intesa è forte, sarà molto più facile che la distanza fra piano ideale e reale sia minima. 

Nel momento di improvvisazione, invece, musica e danza, si ascoltano vicendevolmente, dialogano, si fondono. 

Oggi con gli strumenti elettronici, le possibilità di espressione sonora di un percussionista sono cresciute notevolmente; non più solo pelli, metalli, legni, il musicista può scegliere il suo strumento tra una vasta gamma di tamburi elettronici. Questo gli permette di essere più flessibile, rispondendo ad esigenze diverse con equipaggiamenti più leggeri e trasportabili, pur senza rinunciare ai suoni della tradizione. 

Avere un musicista dal vivo in sala è una grande opportunità, permette una crescita musicale del danzatore, che può provare e riprovare la coreografia, adattando meglio il movimento al suono e al ritmo, instaurando così un dialogo con il percussionista.

 

© Expression Dance Magazine - Agosto 2018

Nell'immagine: Lezione di Contact Improvisation di Carla Rizzu accompagnata dal Wavedrum di Marco Mariano. Foto di Valentina Donatini


Note sull'autore

Marco Mariano:  Percussionista professionista specializzato in Wavedrum, studente presso il Conservatorio di Musica “G. Paisiello” di Taranto

 

 

Letto 5015 volte Last modified on Martedì, 04 Settembre 2018 11:04

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