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Lo sviluppo della didattica a distanza: nella danza una palestra per pensare

Lo sviluppo della didattica a distanza: nella danza una palestra per pensare

L’eccezionale situazione che stanno vivendo tutte le scuole di danza italiane (e non solo) ha messo in evidenza un nuovo modo di fare didattica, in una nuova prospettiva.

Innanzitutto la scuola che usufruisce di una didattica a distanza deve tenere sempre in considerazione che essa non può sostituirsi a una didattica frontale: una didattica fatta di relazioni educative, in un ambiente di apprendimento che è l’aula, in cui studenti e docenti comunicano non solo con le parole, ma con i gesti (linguaggio non verbale) e soprattutto con la fisicità degli sguardi, con l’incontro del docente e apprendente e con tutti gli elementi della prossemica.

Il Covid-19 ha procurato la chiusura forzata delle attività e questo ha interrotto bruscamente questa rete relazionale che quotidianamente noi tutti intessevamo di rapporti in presenza. 

Questa emergenza ha innescato l’urgenza di attivare un “surrogato relazionale” che aiutasse la scuola a non trasformarsi da luogo di inclusione sociale a luogo di abbandono ed isolamento. 

In questa nuova esperienza della didattica “on line” ho riscontrato numerosi aspetti positivi, anche se in molti hanno criticato questo genere di soluzione emergenziale. I docenti, ad esempio, hanno avuto il piacere di salutare i propri colleghi; lo stesso dicasi per le “lezioni” online con i propri studenti, da un inizio un po’ confuso, di disorientamento, al piacere di ritrovarsi in una comunità educativa; da una relazione virtuale che inizialmente poteva apparire superficiale, ad una relazione più profonda: la scuola, il docente, il discente e la famiglia si sono trovati uniti nel creare un ambiente di apprendimento significativo.

Per la danza, l’esperienza della didattica a distanza ha i suoi risvolti positivi e negativi per ovvie ragioni. La danza ha una necessità: la presenza dell’insegnante, un insegnante corpo, come sostiene Chiara Andrà in un suo articolo pubblicato sulla rivista “L’insegnamento della matematica e delle scienze integrate”: l’insegnante corpo è colui che usa la comunicazione verbale e non, caratterizzata da un uso intensivo dei gesti iconici e metaforici, ossia gesti che hanno principalmente una componente immaginativa e figurata.

Per la danza, questa tipologia di didattica, ha permesso di creare reti e ha dato l’opportunità di non troncare di netto il rapporto didattico con i nostri allievi, rimanendo in contatto con loro, anche se a distanza. Questa modalità atipica di relazione però non la possiamo considerare come una relazione formativa fisica in classe, dove le correzioni del gesto, dei movimenti e dell’espressività emozionale vengono assorbiti; l’emergenza ha dato la possibilità ai docenti di orientarsi su nuove modalità di apprendimento, su nuove strategie utilizzando la propria creatività, innescando nell’allievo un nuovo interesse, una nuova curiosità e una nuova motivazione.

Infatti, le strategie utilizzate sono state molteplici anche se ne riporto due esempi: 

1. laboratori coreografici: esperienze di creatività dentro luoghi diversi (le proprie case), con stili di vita diversi, sono diventati il centro della narrazione del vissuto quotidiano, ma anche il punto di partenza della conoscenza;

2. la didattica della complessità, la pluridisciplinarietà: non trasferire contenuti, chiedere nozioni o conoscenze imparate a memoria, ma chiedere un ragionamento attraverso temi molto complessi e articolati. Sono temi che non si possono risolvere copiando da un libro oppure da internet, ma richiedono pensiero ed elaborazione personale per fare emergere le competenze reali. 

In conclusione una didattica a distanza per la danza non deve mimare falsamente una situazione in presenza, ma può essere concepita come una “palestra per pensare” perché la danza non va solo eseguita, è un’arte, è immersa in diverse dimensioni culturali e l’allievo deve acquisire la consapevolezza che danzare significa avere una testa pensante. 

 

 

© Expression Dance Magazine - Ottobre 2020

 

 

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