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Danzare conTatto: l'esperienza in aula

Danzare conTatto: l'esperienza in aula

Il modo migliore di mettere a frutto i propri studi è rendersi conto di quanto siano importanti nella propria esperienza lavorativa, come se fossero appunto un valore aggiunto per portare avanti progetti e obiettivi. Questo è capitato alle giovani insegnanti di danza Nives Bosca (34 anni, Torino) ed Elena Bertuccioli (21 anni, Follonica - Grosseto), che hanno seguito con grande interesse e curiosità il corso IDA di "Danzare Contatto", tenuto dalla docente Rita Valbonesi, osteopata, fisioterapista e insegnante di danza.

Dopo essersi diplomata insegnante di modern con l'IDA nel 2015, Nives Bosca ha deciso di seguire il percorso di danzare contatto per bambini e adulti. «Rita era una mia docente al corso di modern - racconta Nives -, e mi ha subito colpito per il suo metodo che definisce di 'osteopatia in movimento'. Ci ha fatto lavorare soprattutto sull'esperienza per farci sentire come il corpo reagisce nell'immediato, facendoci arrivare gradualmente alla danza. Abbiamo scoperto il contatto con noi stessi, con il suolo, ma anche l'importanza del garbo nelle relazioni con gli altri, l'utilizzo della voce. Tutti concetti in cui mi sono 'ritrovata' e che ho subito interiorizzato, mettendoli in pratica nei corsi all'Accademia dello Spettacolo di Torino che mi ha dato carta bianca per la didattica in sala». Nives ha condotto due corsi con massimo quindici allievi, il primo con ragazzini di 10 e 11 anni e il secondo con ragazzini di 12, per favorire il migliore percorso di crescita. «Il percorso è durato da ottobre a marzo - aggiunge Nives -, con una frequenza di due volte a settimana. Abbiamo lavorato su esperienza e propriocezione, percezione del peso del corpo, dell'equilibrio e del disequilibrio, sulle catene profonde, sull'allineamento e allungamento. Le attività si sono svolte in coppia e in piccoli gruppi per favorire l'osservazione, l'aiuto e la specializzazione. Diversi gli strumenti utilizzati: palline di spugna, fitball, pavimento ad hoc con ammortizzante adeguato a questo tipo di lavoro». A livello di esperienza di anatomia, è stato svolto un lavoro con le scapole e i loro movimenti, arrivando poi a una sequenza di port de bras che richiama la tecnica della danza. Poi è stato eseguito un lavoro a coppie, per la fluidità del movimento e il contatto con garbo. L'esperienza di anatomia sul tessuto connettivo, si è svolta con il gioco del labirinto e con la sperimentazione di come un oggetto/corpo si muova in una globalità di altri micromovimenti. Nives Bosca, insieme all'assistente-tirocinante Elena Fiorio Plà, ha poi guidato gli allievi nella ricerca espressiva attraverso segni e disegni, nel floorwork con immagini che richiamano i mandala, in attività sulle catene, le spirali, equilibri e disequilibri, spazi. Al termine del percorso, gli allievi hanno portato in scena un musical, grazie anche alla loro preparazione nel canto e nella recitazione. «Danzare contatto ha illuminato la mia passione - conclude Nives che ha iniziato la sua formazione al Jazz Ballet di Torino-. Mi ha dato un bagaglio conoscitivo molto utile a livello professionale, un tipo di preparazione che dà qualcosa in più alla danza. Dopo aver fatto prima esperienza come artista, nel mio futuro vedo l'insegnamento e la formazione permanente».

Anche la giovanissima Elena Bertuccioli ha incontrato per la prima volta Rita Valbonesi al corso di formazione in Modern. «In quel contesto - racconta -, doveva darci solo alcune nozioni di anatomia. Invece, ci ha proposto anche alcune tematiche che spesso si ripropongono anche nella più banale lezione di ginnastica e non solo nella danza. Il suo approccio mi ha molto colpito e da quel momento è diventata un prezioso punto di riferimento, perché ha cambiato il mio modo di vedere la vita e la danza». Elena che fino ad allora si divideva fra la danza e gli studi di Giurisprudenza, ha deciso di orientarsi verso i Servizi sociali per portare i suoi insegnamenti all'interno di un percorso di aiuto. Il primo passo è stato quello di proporre il progetto didattico "Prendi un'emozione" ai bambini della prima elementare della Scuola primaria "Domenico Cimarosa" dell'Istituto comprensivo I di Follonica. Così ha avuto l'opportunità di lavorare con 21 bambini di sei anni (di cui uno autistico e con ritardo dell'apprendimento), utilizzando approcci di natura diversa (corporeo, creativo, grafico, linguistico, musicale e relazionale), per arrivare alla conoscenza, all'esperienza, alla convivenza, alla gestione e all'espressione delle emozioni. «Le attività didattiche - spiega - sono partite dai bisogni emozionali dei bambini, dalle loro caratteristiche personali, dalla loro storia, con l'obiettivo di far scoprire autonomamente le sfaccettature meno evidenti della loro identità. Il percorso è servito per stimolare i bambini alla conoscenza di sé e delle proprie emozioni, a favorire l'ascolto e l'autocontrollo e il rispetto delle regole, ad ampliare il patrimonio lessicale, a prendere parola negli scambi comunicativi rispettando i turni e la parola, a prevenire il disagio scolastico, a promuovere la creatività e la cooperazione, a costruire nella classe un clima relazionale di fondo orientato verso l'ascolto e la valorizzazione di ognuno all'interno del gruppo». Le attività si sono svolte da marzo a maggio, per un totale di circa dieci incontri di un'ora ciascuno. Al termine, si è tenuta la recita conclusiva realizzata sulla base dei contenuti emersi durante le lezioni. «I bambini - conclude Elena - hanno cambiato atteggiamento, capendo come stare in gruppo, riuscendo a rispettare gli altri e l'ordine e imparando a gestire le emozioni. Il metodo di Rita Valbonesi e i suoi esercizi hanno così dato risultati eccezionali anche con piccoli allievi che non l'hanno conosciuta direttamente. Molti bimbi, per esempio, mi hanno chiesto di ripetere alcuni esercizi di danzare contatto, non semplici, ma che li aiutavano a stare bene. Perché il benessere quando si trova, come dice Rita, non si abbandona più. Per questo, nel prossimo futuro vorrei proseguire in questa direzione, cercando anche di ampliare questa possibile terapia riabilitativa, a livello psicologico».

 

A partire dall'anno accademico 2017/18, l'IDA propone un nuovo percorso formativo di "Anatomia esperienziale del movimento" che ingloba, al suo interno, molti dei concetti e degli insegnamenti proposti in Danzare Contatto.

 

 

© Expression Dance Magazine - Agosto 2017

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