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E se la danza rivivesse attraverso nuovi mondi immersivi?

E se la danza rivivesse attraverso nuovi mondi immersivi?

Nell’estate che molti vedono come la prima vera estate dopo due anni di chiusure e restrizioni, la voglia di viaggiare è stata grande, così come quella di esplorare nuovi orizzonti anche in mondi paralleli… si “viaggia” in un museo, in una sala di una biblioteca storica o in una piazza che durante l’estate può diventare meta per tutti e lo spettacolo è diventato uno dei tanti modi per perdersi in nuovi mondi. Se da una parte si assiste alla tendenza di isolare completamente l’evento spettacolare in realtà virtuale; dall’altra si assiste alla duplice possibilità di spettacolo dal vivo integrato alla realtà aumentata e in altre occasioni a “esperimenti collettivi” che, grazie alle tecnologie multimediali, fanno nascere palcoscenici che non esistono. 

Se da un lato alcuni registi hanno accolto una nuova sfida che sconfina con il virtuale e che va in una direzione “altra” rispetto allo spettacolo di danza classicamente inteso; dall’altro lo spettatore non è più solo un osservatore, come lo è di consueto, ma diventa parte integrante della storia e, talvolta, un personaggio che interagisce insieme ai danzatori.

Questa estate anche i festival di spettacolo più conosciuti in Italia hanno colto quella che sta diventando una vera tendenza e hanno invitato a nuovi stimoli un pubblico che si è rivelato molto incuriosito nel provare queste nuove emozioni.

Tra gli eventi di spicco impossibile non segnalare Bal de Paris che ha debuttato a giugno al Festival di Spoleto ed è stato poi riproposto a luglio alla Biennale Danza. 

Bal de Paris è uno show in realtà aumentata che, incrociando danza, teatro, cinema in una dimensione virtuale, ha creato “un risultato immersivo unico, originale e divertente… da provare assolutamente… un’esperienza unica perché divertente, stravagante ma inesistente.” (Anna Bandettini). Gli spettatori sono invitati a partecipare ad un ballo creato digitalmente e l’esperienza virtuale trasporta il pubblico nel vortice di una grande storia d’amore coinvolgendolo in uno spettacolo decisamente innovativo e pensato per essere vissuto con una totale consapevolezza del corpo. Grazie all’uso di visori ottici e di sensori di movimento al pubblico non solo è stato possibile assistere all’azione scenica, ma esserne protagonisti ballando e interagendo con i danzatori che ballavano dal vivo. 

L’artefice di questo show è Blanca Li, coreografa spagnola, direttrice del Teatro Canal di Madrid, collaboratrice di stilisti, registi di cinema e musicisti e con un debole per la tecnologia che ha raccontato: “avevo voglia di creare uno spettacolo che non esistesse ancora e che non avrei potuto immaginare vent’anni fa: è questo che mi entusiasma”. 

Anche la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto ha creato qualcosa di veramente particolare cominciando a porsi alcune domande nei mesi segnati dalla chiusura dei teatri e dall’impossibilità di costruire prospettive: può l’emozione dello spettacolo esistere senza lo spettacolo? È possibile per una performance di danza coinvolgere lo spettatore mentre il ballerino non è fisicamente presente? Il progetto Virtual Dance for Real People nasce come una provocazione rivolgendo una sfida progettuale al video e alle tecnologie con il proposito di cercare con il loro ausilio nuove strade. 

Il coreografo Fernando Melo, che è alla continua ricerca di nuovi modi per comunicare un’idea al pubblico, ha spiegato: “in questo caso dovevo creare un’esperienza teatrale unica sia in live che in virtual reality, così ho sviluppato ed esplorato un nuovo vocabolario di movimento. La coreografia si è sviluppata a partire dallo spazio: la storia, l’aspetto, la sensazione e l’atmosfera generata dall’ambiente che sono diventati ingredienti chiave del lavoro. La scelta stessa della colonna sonora di questo scenario onirico è il risultato di un periodo di sperimentazione, indagine e prova”.

Lo spettacolo, che aveva già debuttato a Reggio Emilia, nell’estate è stato di nuovo riproposto con grande seguito nell’ambito del Ravenna Festival nella Sala del Mosaico della Biblioteca Classense di Ravenna.

Meno presente l’interazione con il pubblico ma ugualmente interessante il tentativo di accogliere lo spettatore a 360 gradi rendendo “viva” la rinnovata Piazza Malatesta di Rimini con Peter Pan nei giardini di Kensington. 

Lo spettacolo è un racconto per immagini, diretto da Monica Maimone per Studio Festi con le video scenografie di Matthias Schnabell e di Edoardo Maimone, che è stato costruito utilizzando come scena tutta la piazza proiettando video (attraverso la tecnica della mappatura) sulle pareti esterne del Teatro Galli, del Museo Fellini, del Castello di Sigismondo Malatesta e su un pallone areostatico. Tra fine luglio e ferragosto la piazza si è così trasformata in una piazza dei sogni che, come nei giardini di Kensington, è diventata un paese delle fate, un luogo magico e sovrannaturale dove tutto poteva succedere e tutti potevano sognare un eterno presente come nell’Isola che non c’è.

Un importante lavoro per rendere sempre più familiare e quotidiana la digitalizzazione della danza lo sta poi svolgendo il festival ZED/Festival Internazionale Videodanza che, infatti, è cresciuto in maniera esponenziale in questi quattro anni. Per raccontarlo con le parole del direttore artistico e coreografo Mario Coccetti, il festival è stato tra i primi in Italia ad aprire “le porte a una programmazione organica di tecnologie di realtà mista: esperienze XR, che combinano contenuti di danza con VR/AR/XR, in un’offerta unica che riunisce grandi artisti che lavorano in collaborazione con istituzioni tecnologiche all’avanguardia; showcase di film VR a 360°…. 

Particolare rilievo nell’edizione del 2022 (n.d.r. che si è svolta a fine agosto e avrà una seconda tappa a novembre) è stato dato ai meccanismi esplorativi della danza in realtà aumentata, opere capaci di far interagire danzatori virtuali con luoghi reali”. 

L’intento del Festival è portare, grazie alle proposte in programma, “il palcoscenico” in prossimità dello spettatore favorendo una fruizione sempre più semplice, empatica e innovativa.

Credo che, con la caduta della quinta parete, queste proposte di danza che raccontano nuovi mondi grazie alla tecnologia abbiamo soprattutto il merito di avvicinare nuovi spettatori che, potendo entrare direttamente nello spazio scenico, si sentono liberati da ogni “tabù” di partecipazione e di accesso al teatro spesso inteso come un luogo poco accessibile.

 

 

© Expression Dance Magazine - Settembre 2022

 

 

 

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