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Il Sistema Mnemonico del danzatore

Il Sistema Mnemonico del danzatore

La ricerca proposta in questo articolo ha come obiettivo l’analisi e l’individuazione dei processi di apprendimento e ritenzione di un’abilità motoria da parte di danzatori e insegnanti di danza professionisti, categorie molto abili nel memorizzare sequenze lunghe anche diversi minuti, si è cercato di comprendere il meccanismo per cui questo avviene e dimostrarlo. Come mai un danzatore ha una capacità così elevata di memorizzare una sequenza di movimento in tempi molto brevi, e ripeterla immediatamente.
Anche l’osservazione effettuata su ragazzi perfino di giovanissima età che evidenziava la loro velocità nell’acquisire le legazioni che venivano proposte durante le lezioni di danza, ci ha portati a domandarci: perché ragazzi che studiano fin da piccoli ad un livello professionale risultano così abili nella memorizzazione mentre i loro coetanei mostrano una difficoltà rilevante posti davanti a sequenze anche semplificate?
La ricerca svolta si pone l’obiettivo di trovare delle risposte proprio a questa domanda. Per eseguire un’indagine sui sistemi mnemonici dei danzatori e cercare delle risposte ai quesiti posti, è stato necessario risalire al precursore della memoria stessa: la memoria, in effetti, non è altro che il risultato dell’apprendimento, dovuto all’allenamento e all’esperienza.
Per farlo è stato innanzitutto affrontato il processo di apprendimento di un’abilità motoria, con i relativi stadi e modalità; in seguito, sono stati analizzati i processi di ritenzione con le relative teorie, insieme ai processi attentivi e motivazionali che risultano essere di supporto all’apprendimento ed alla successiva ritenzione di una sequenza motoria. In un’ultima analisi, è stata presa in considerazione la concezione più moderna di intelligenza, affrontando in particolare la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner.
Questo percorso teorico è stato necessario per dare supporto ai risultati ottenuti dalla somministrazione di sequenze motorie ad un campione di trenta soggetti suddivisi in tre gruppi seguite dalla somministrazione di un test di memoria di cifre.
Come detto il campione esaminato è composto da trenta soggetti di età compresa tra i venti e i venticinque anni (x : 22,93; s: 1,6), suddivisi in tre gruppi di dieci persone ognuno; un gruppo composto da danzatori e insegnanti di danza professionisti (A), uno da danzatori amatoriali (B) e un terzo da non danzatori (C).
Non si evidenzia una differenza significativa tra le età dei tre gruppi, dato molto importante per escludere differenze di comportamento dovute propriamente a questa.
Ad ogni gruppo sono state mostrate due sequenze di movimento che prevedevano l’esecuzione di movimenti fisiologici di base, accessibili anche a chi non ha mai acquisito delle abilità tecniche di alcun livello, senza l’utilizzo di brani musicali ma scandite soltanto numericamente.
Le prove hanno seguito criteri specifici di somministrazione: è stato cronometrato il tempo dall’inizio della fase di apprendimento della sequenza fino alla fine dell’esecuzione; è stata presa nota del numero di tentativi e di errori effettuati dai soggetti durante l’esecuzione. Oltre alla memoria implicita, è stata messa alla prova la memoria esplicita dei partecipanti adottando il sub-test “memoria di cifre” del test WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale); si è quindi richiesto ai partecipanti di ripetere l’elenco di cifre che veniva presentato verbalmente, prima in forma diretta e successivamente inversa, così da avere una panoramica di entrambe le forme di memoria, sia implicita che esplicita, nei tre gruppi.
I risultati ottenuti sono stati analizzati secondo due direzioni: la prima analisi è stata una verifica visiva dei grafici ottenuti, che ha permesso di evidenziare immediatamente le differenze o le somiglianze dei risultati. Successivamente, si è proceduto al calcolo della t di Student per verificare la significatività della differenza delle medie ottenute nelle diverse prove nei tre gruppi. Il test della t di Student è stato effettuato sia per campioni indipendenti (confronto tra i tre gruppi osservati), che per campioni dipendenti (confronto dei risultati ottenuti negli stessi gruppi nelle due prove).
I valori ottenuti evidenziano delle decise differenze tra i gruppi:
dopo la verifica relativa all’età (che come detto è servita per eliminare differenze dovute a periodi diversi di vita) si è passati ad analizzare i risultati ottenuti nel “tempo di apprendimento”. Nelle due prove appare evidente come il gruppo dei danzatori professionisti (A) impieghi decisamente meno tempo rispetto agli altri due anche se la differenza statisticamente significativa si rileva solo nel confronto con il gruppo dei non danzatori (C). Il fatto che non si rilevi differenza tra i danzatori professionisti e quelli amatoriali ci fa pensare che già nel danzatore amatoriale sia presente una capacità mnemonica cinestesica che tende a svilupparsi pur non risultando ancora così elevata per poter ottenere una differenza col gruppo dei non danzatori. Per quanto riguarda gli errori si evidenzia anche come il gruppo dei danzatori professionisti (A) compia un numero minore di errori nell’esecuzione delle prove proposte, rispetto ai gruppi B e C, pur avendo svolto il medesimo numero di tentativi. Dai risultati della prova della memoria di cifre non è stata rilevata una particolare differenza tra i gruppi, dimostrando che le capacità cognitive di partenza erano le medesime.
Possiamo dire che il tipo di allenamento previsto da una classe di danza richiama l’attenzione costante dell’esecutore, permettendo così di migliorare l’attenzione divisa nella quale viene chiesto di porre il controllo su due o più informazioni simultaneamente. Possedere un ampio patrimonio motorio facilita anche questo compito poiché la creazione di automatismi richiede minore impiego di risorse cognitive e il richiamo degli stessi non richiede un’attività cosciente.

LINK ALL'ARTICOLO COMPLETO >>>

*Giuseppina Franzese - Danzatrice diplomata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, docente di Tecnica della danza classica presso Licei coreutici. L'articolo è un estratto dalla  sua testi di laurea, coordinata da Carlo del Proposto, psicologo, psicoterapeuta e docente di Psicologia presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma.

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