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Nuovi pensieri coreografici sulla scia di Dante

Nuovi pensieri coreografici sulla scia di Dante

Nel 2021 in Italia e in tutto il mondo si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri che è avvenuta a Ravenna, suo luogo d’esilio, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.

La danza ha omaggiato il Sommo Poeta riflettendo a suo modo sulle cantiche più famose della Divina Commedia. Ogni artista ha declinato la poetica dantesca riflettendo e declinando in modo molto diverso la propria opera in danza. 

La Commedia rimane non solo un grande esempio di letteratura e un immane sforzo letterario ma soprattutto una fucina di argomenti e di riflessioni che si rivelano di una sconvolgente attualità e che non possono non ispirare i coreografi del nostro tempo.

A giugno e a settembre il Ravenna Festival ha ospitato Dante Solo Inferno e Dante Metànoia.

Nel primo spettacolo, della Compagnia Artemis Danza, il pubblico viene traghettato alla visione di pulsioni primordiali che, grazie al connubio tra le musiche di Giuseppe Verdi e le parole di Dante Alighieri, si incarnano creando un’opera allegorica dove la danza si articola tra sacro e profano. La coreografa Monica Casadei ha scelto di seguire le anime perse lungo un percorso di peccato, consapevolezza, accettazione, dove il punto di arrivo non è più la punizione ma la forza espressiva dell’Io, nella sua pienezza e verità.

Dante Metànoia è un balletto che è stato commissionato dal Ravenna Festival a Sergei Polunin e che ha debuttato a settembre al Teatro Alighieri di Ravenna.

Lo spettacolo è un affresco visionario: il poeta e l’étoile, ribelli e apolidi in cerca di una casa perduta, entrambi lacerati da crisi personali, si immergono in se stessi alla ricerca di significato e di amore, scoprendo il proprio personale paradiso attraverso l’arte e la creatività. 

Lo spettacolo è un percorso in tre parti composto da Ross Freddie Ray (Inferno), Sergei Polunin (Purgatorio) e da Jiří Bubeníček (Paradiso). 

In scena il protagonista assoluto è Sergei Polunin.

Anche Kaos Balletto di Firenze ha riflettuto su tutte le cantiche producendo La Divina Commedia dove i tre regni dell’oltretomba Inferno, Purgatorio e Paradiso sono stati immaginati grazie a Francesco Mangiapane, Kristian Cellini e Roberto Sartori. I tre coreografi si sono lasciati ispirare sfruttando e ricomponendo le oniriche visioni che Dante regala attraverso la sua immensa opera e chiedendosi: “e se questi tre non luoghi fossero nel tempo e non nello spazio? Se osservando Inferno, Purgatorio e Paradiso pensassimo a passato, presente e futuro?”. 

A settembre ha anche debuttato il Paradiso di Virgilio Sieni per cui il cammino di Dante non è assimilabile a niente ma una pura invenzione di una lingua inappropriabile; un cammino dall’umano al divino, dal tempo all’eterno. Lo spettacolo è la costruzione di un giardino e non riporta la parola della Divina Commedia, non cerca di tradurre il testo in movimento ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere la tenuità del contatto e il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. 

Uscendo dai confini nazionali, ha indagato sulla Commedia ispirandosi in particolare ad una cantica dell’Inferno, il danzatore e coreografo egiziano Mounir Saeed che con il suo What about Dante ha creato un lavoro miscelato con lo spiritualismo del Sufismo creando una melodia tra il movimento e il suono. L’interprete, che rappresenta Dante, canta e la musica è creata dal performer stesso insieme a inni cristiani e canti orientali cercando di creare una fusione tra la spiritualità delle due culture. 

Anche la Royal Opera House di Londra, in coproduzione con il Paris Opera Ballet e il LA Philarmonic, ha presentato ad ottobre in anteprima mondiale il balletto The Dante Project progetto del coreografo Wayne Mc Gregor che per l’occasione ha riunito un team di talenti internazionali con le musiche di Thomas Adès, i set e i costumi dell’artista visiva Tacita Dean, il design delle luci di Lucy Carter e Simon Bennison e la drammaturgia di Uzma Hameed.

Seguendo Adès, Mc Gregor ha avuto “una serie acustica di immagini” a cui reagire: per l’Inferno la musica è giocosa, melodica e divertente e nella coreografia sono stati coinvolti quaranta danzatori; per il Purgatorio sono stati resi in musica e in movimento i concetti di silenzio e di aria per rendere l’atmosfera di un luogo di pace e serenità; per il terzo e ultimo atto, la partitura “attinge alla musica del Rinascimento e del primo Barocco e al suono degli insetti”, combinandosi per creare quello che McGregor descrive come “un incredibile universo materico, planetario, cosmico“.

Per celebrare Dante è stato riproposto anche lo spettacolo Divina Commedia della No Gravity Dance Company che dopo 13 anni dalla sua prima edizione è ritornato in scena con una nuova produzione: Inferno 2021.

Nello spettacolo i coreografi Emiliano Pellisari e Mariana/P hanno scatenato l’immaginazione sul corpo umano che è violentato dalla forza cinetica, fasciato da tessuti bagnati, bendato da corde e stracci, schiacciato a terra e contemporaneamente appeso in aria. Danzatori, atleti e acrobati sfidano la gravità ed immagini straordinarie appaiono dal buio. 

Di qualche giorno fa il debutto al Romaeuropa Festival del particolarissimo Inferno di Roberto Castello che, come racconta il coreografo in diverse interviste, ha ideato un lavoro su questa cantica del tutto indipendentemente dalle ricorrenze dantesche. 

L’inferno nella cultura occidentale è il luogo dell’espiazione delle colpe morali e materiali ma oggi sarebbe poco credibile una rappresentazione del male come regno di un diavolo sulfureo munito di coda, corna e forcone. L’Inferno, almeno nell’aspetto, qui assomiglia molto al Paradiso: è ciò che spinge a fare ogni sforzo per apparire ogni momento più bravi, più giusti, più belli, più forti, più attraenti, più responsabili, più umili, più intelligenti, che spinge a competere per ottenere gratificazioni morali, sociali, economiche, affettive.

Di qui l’idea di Inferno, una tragedia in forma di ‘commedia ballata’ seducente, piacevole, coinvolgente, brillante sull’invadenza dell’ego.

Per gli appassionati di danza e di letteratura, per chi non conoscesse i canti di Dante o anche solo per chi volesse approfondire, le celebrazioni dantesche sono sicuramente diventate un’importante occasione per conoscere meglio nuove modalità coreografiche ispirate al padre della lingua italiana.

 

 


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A settembre anche IDA ha dato il suo personale contributo alle celebrazioni dantesche, nell’ambito delle iniziative promosse da Viva Dante organizzate dal Comune di Ravenna, ospitando un laboratorio coreografico, rivolto a danzatori, performer e insegnanti, condotto danzatrice e coreografa, docente di danza contemporanea presso la Scuola di Ballo dell’Accademia delle Arti e Mestieri del Teatro alla Scala, Emanuela Tagliavia. Il laboratorio ha tratto ispirazione dalla lettura di alcuni versi dei Canti del Purgatorio costruendo cellule corografiche a partire da strutture drammaturgiche. Il Purgatorio è luogo in cui si consuma la transizione, la riflessione, nell’attesa del passaggio; una dimensione sospesa in cui buio e luce confluiscono; un luogo generoso di suggestioni e carico di memorie e un limbo non solo di penitenza ed espiazione, ma anche di speranza. 

L’esito del laboratorio coreografico è stato ospitato dal Palazzo Galletti Abbiosi in un evento aperto alla cittadinanza.

 

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2021

 

 

Credit Photo Polunin © Silvia Lelli

 

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