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Simone Corso, vibrazioni magiche

Simone Corso, vibrazioni magiche

Cosa significa danzare, sentendo la musica col cuore

 

Simone, raccontaci un po’ chi sei

Ho 26 anni e vivo a Quartucciu, in provincia di Cagliari. Sono un ballerino di danze Urbane, faccio teatro danza e sono un inguaribile sognatore!

Mi piace vivere e scoprire la magia della vita, amo i momenti di solitudine, ma al tempo stesso amo stare fra sognatori come me, condividendo e sperimentando nella danza e nell’arte.

Fin dalla nascita mi sono sempre sentito in un’altra dimensione. Nascendo sordo, ho sempre dovuto adattare tutto a una realtà scomoda per me: dalla socializzazione con gli altri bambini, al bullismo subito in adolescenza, all’emarginazione nel mondo del lavoro. Ci sono stati momenti difficili, ma non mi sono lasciato abbattere, perché proprio da queste esperienze sono partito per trovare la mia forza, per capire che i modi per interagire con il mondo esterno possono essere tanti, dobbiamo solo trovare quello che si adatta meglio a noi e al nostro essere. Per me tutto questo ha un nome: DANZA.

Cosa (o chi) ti ha portato alla danza e, dopo averla conosciuta, perchè l’hai scelta come “compagna” di vita?

La mia famiglia è da sempre parte integrante del mio percorso, presente in ogni passo. Se oggi danzo è proprio grazie a mia madre! Grazie a lei mi sono innamorato della danza: con mia madre ho visto un film sulla danza di strada ed è scattata la scintilla.

Attraverso la danza posso esprimere la mia voglia di libertà assoluta, posso esprimere la necessità del mio corpo di sentirsi cullato, un po’ come le barche, di cui sono appassionato grazie a mio padre.

Oltre alla famiglia però devo assolutamente parlare dei miei compagni, perché se oggi sono qui è anche grazie a loro. Essenziali.

Ti abbiamo scoperto a Italian’s Got Talent, non sarò la prima a dirti che ci hai davvero sorpresi. Ma dopo lo stupore iniziale, la tua partecipazione ha sicuramente aperto a una riflessione: spesso (per non dire sempre) leghiamo certe situazioni e condizioni a realtà impossibili. Definiamo il mondo a priori, ma come ci insegni tu, “tentar non nuoce” quasi mai. Come possiamo trasferire il tuo esempio nel nostro modo di vivere la realtà? 

La Danza è la mia forma di espressione, di sentire e di connettermi con le persone, è la mia anima, il mio vero io, che ho scoperto quando mi sono lasciato trasportare dal cuore.

Vorrei arrivare, attraverso l’arte e la danza, a chi ha bisogno di coraggio, a chi crede nell’impossibile, a chi si sente fuori posto, a chi cerca il suo posto nel mondo. Vorrei lasciare un messaggio ed essere un piccolo esempio, uno fra infiniti, per credere in se stessi, riuscendo così ad andare oltre gli ostacoli della vita.

La Musica è il mio rifugio, un piccolo, ma immenso universo, arriva dritta alla mia anima senza passare dalle orecchie, ed è grazie alle vibrazioni che accade la magia.

Molto spesso il contesto fa la differenza: in che modo la famiglia o la scuola possono offrire gli strumenti giusti per superare gli ostacoli?

L’arte è un mezzo di comunicazione potentissimo e importantissimo. Io sono oralista, ovvero parlo la lingua dei segni italiana, LIS, verbalmente, attraverso la lettura del labiale, ma la mia principale comunicazione avviene con la danza. Quando ballo, non solo posso essere me stesso, ma posso anche arrivare alle persone attraverso un linguaggio universale: quello delle emozioni.

Credo in un mondo inclusivo, di vera inclusione, poiché troppo spesso se ne parla, ma ancor più raramente si applica. Manca proprio un’educazione “all’inclusione”, ormai fondamentale per rendere questo mondo inclusivo, da ogni punto di vista. 

Purtroppo siamo ancora piuttosto indietro in questo processo, poiché mancano proprio gli esempi di inclusione in ogni campo: in famiglia, a scuola, a lavoro, nelle passioni, nella società.

Siamo in un periodo storico complesso e ovviamente tale complessità si riflette sulla società, creando situazioni più o meno complesse: anche le scuole di danza stanno confermando ciò. Partendo dalla tua esperienza, la danza come può essere trasformata in terapia per l’anima? Potrebbe essere la chiave per riprendersi dalla crisi post pandemica?

Siamo una società basata su etichette, che troppo spesso non sono reali. Ad esempio, nella danza si parla sempre di corpi danzanti, di canoni fisici da rispettare, dei limiti entro i quali si ha la possibilità di essere accettati. 

La vita mi ha insegnato ad abbattere queste barriere, a non vedere ciò che manca, ma a trasformare e far brillare le nostre qualità giorno dopo giorno. Non dovrebbero esistere limiti di alcun genere, anzi non devono esistere.

La danza è per chi sa amarla, la danza è per chi crede nella sua magia, al di là di un mancato udito o di un corpo diverso.

Ci insegnano che siamo tutti diversi e unici, però ci vogliono tutti uguali e monocolori.

La verità è che siamo sfumature di colori sempre diverse e, grazie alla danza, tutto questo è percettibile. Viviamo in un periodo storico difficilissimo e delicatissimo sotto ogni punto di vista, per questo invito a cogliere la potenza dell’arte, poiché è sempre una chiave per cogliere e vivere la vera bellezza della vita.

I tuoi prossimi progetti?

Il mio progetto futuro è quello di aprire un centro culturale e di spettacolo, una sorta di galleria dove i dipinti sono corpi che danzano, dal contemporaneo all’urbano, dalla classica al freestyle, senza nessun limite! Un centro di vera inclusione per tutti, senza limiti di nessun genere, dove chiunque può aver accesso e dove chiunque potrà esprimere se stesso attraverso l’amore per la danza.

Grazie Simone, grazie perché ci hai ricordato una volta di più che “The sky is the limit”.

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Giugno 2022

 

 

 

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