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Lutto nel mondo della danza. A 82 anni ci lascia Roberto Fascilla

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Nato a Milano il 27 dicembre 1937, Roberto Fascilla si è spento ieri tra l’affetto dei suoi cari. Una vita dedicata alla danza, un’arte a cui ha dato tanto e dalla quale ha ricevuto tantissimo: diplomato nel 1956 alla Scuola della Scala, dove di fatto inaugurò i corsi maschili nel dopoguerra, nel 1964 diventò Primo Ballerino del Teatro scaligero e 1969 raggiunse l’apice divenendone Primo Ballerino Étoile. Dagli anni Settanta si è dedicato alla carriera di coreografo e Direttore Artistico; è stato Direttore al Teatro Comunale di Bologna dal 1977 al 1979, Direttore all’Arena di Verona dal 1976 al 1982 e Direttore al Teatro San Carlo di Napoli dal 1990 al 1997. Tra le sue partner si annoverano ballerine del calibro di Vera Colombo, Luciana Savignano, Elisabetta Terabust e la prediletta Carla Fracci, con cui strinse un vero e proprio sodalizio danzando in diverse produzioni curate da Beppe Menegatti. Negli ultimi anni è stato Direttore della Scuola di danza Principessa di Milano, dedicandosi con passione alla didattica, mentre dal 2010 era Direttore Artistico del Premio MAB - Maria Antonietta Berlusconi, che ha seguito con entusiasmo fino all’ultimo.

In queste ore il mondo della danza si sta stringendo attorno alla famiglia Fascilla, IDA unendosi al cordoglio vuole ricordare il Maestro con tre sostantivi che era solito utilizzare come sinonimo di danza: “fatica, gioia e disciplina”, perfetta sintesi del suo insegnamento da perpetuare ai posteri.

 

Nell'immagine: Roberto Fascilla. ©Foto di Erio Piccagliani

Polunin, un post omofobo su Instagram gli costa il palcoscenico dell’Opéra di Paris

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Sergei Polunin non sarà più Sigfrido nella rappresentazione del Lago dei Cigni in scena all’Opéra di Parigi dal 16 febbraio al 19 marzo prossimi. A prendere tale decisione è stata la direttrice artistica del balletto dell’Opera in persona, Aurélie Dupont, in una lettera ai danzatori della compagnia, resa nota qualche giorno fa, in cui indica i suoi comportamenti come “incompatibili” con i valori della direzione e con quelli del corpo di ballo di cui è responsabile. Il motivo sarebbe riconducibile ad un post, omofobo e misogino, pubblicato da Polunin su Instagram all’inizio del mese di gennaio, in cui incita i ballerini, e gli uomini in generale, ad essere “lupi, leoni e capofamiglia” che devono occuparsi di tutto “gli uomini dovrebbero essere uomini e le donne essere donne. L’energia del maschio e della femmina creano un equilibrio…” e così dicendo, concludendo poi con la massima “È per questo che avete i testicoli”.

La Dupont scrive che, seppur riconoscendo pienamente il talento di Polunin, le dichiarazioni pubbliche di cui è venuta a conoscenza l’hanno scioccata poiché “Non corrispondono ai suoi valori né a quelli della compagnia che rappresenta”.

Contro le parole del ballerino ucraino nazionalizzato russo (con uno spiccato debole per il presidente Putin tanto che se ne è orgogliosamente tatuato il volto sul petto), si sono schierati anche alcuni professionisti dell’Opéra fra cui Adrian Couvez, che, senza mezzi termini, lo ha definito “imbarazzante”. “La nostra compagnia – ha spiegato Couvez - è portavoce di valori di tolleranza e rispetto, quest’uomo non ha nulla a che vedere con noi”, convenendo con la direttrice nel sostenere che “una persona del genere” non potesse esibirsi a Parigi.

Durissima anche la condanna di Eleonora Abbagnato: “Quando si diventa personaggi pubblici – ha dichiarato in merito l’étoile dell’Opera di Parigi e direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma - bisogna fare attenzione a ciò che si dice o si scrive sui social seguiti da migliaia di fan. Mi auguro che Polunin si ricreda e ritratti la sua dichiarazione. È un ballerino bravissimo, mi sarebbe piaciuto invitarlo anche qui a Roma, ma dopo quello che ha fatto... Una follia anche perché la danza non è più così. E ci danneggia tutti, uomini e donne”.

Quasi incredulo il ballerino russo Vadim Muntagirov, del Royal Ballet di Londra, che ha conosciuto Polunin durante uno spettacolo a Losanna: “È come se avesse due personalità – ha commentato -, sui social diventa irriconoscibile”.

Lapidario, infine, Sir Matthew Bourne, autore del celebre Lago dei Cigni al maschile che chiude l'epica scena dell'iconico Billy Elliot, in un post in cui parla di “carriera finita”.

Polunin purtroppo non è nuovo a questo genere di uscite: provocazioni ed eccessi gli sono valsi il titolo di ‘bad boy della danza’. Questa volta però sembra davvero aver esagerato; la nostra speranza è che ‘il cattivo ragazzo’ lasci al più presto il palcoscenico al ‘genio della danza’ poiché sarebbe davvero un peccato per lui mandare in fumo un’ancora molto promettente carriera e una grave perdita per tutti gli spettatori che non potrebbero più godere del suo incommensurabile talento. Insomma un pesante danno per tutto il mondo della danza.

 

 

 

È fuori pericolo Angela, giovane ballerina italiana coinvolta nell’esplosione di Parigi

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Arrivata a Parigi circa due mesi fa con tanti sogni nella valigia, la 24enne originaria di Trapani Angela Grignano è la giovane ballerina italiana rimasta coinvolta nell’esplosione della panetteria Hubert, al numero 6 di rue de Trévise nel quartiere dell’Opéra, nella mattinata di sabato scorso (nell’incidente sono morte quattro persone: due pompieri, una turista spagnola e una condomina rimasta schiacciata dalle macerie, ndr).

Angela era di turno all'hotel Ibis, dove lavora come cameriera mentre cerca spazi nel mondo dell'arte e dello spettacolo, quando una fuga di gas nel negozio a fianco ha provocato attimi di terrore. Da quell’istante, purtroppo, per lei nulla sarà come prima, poiché rimasta gravemente ferita all’arto inferiore sinistro.

Fortunatamente, scongiurato l’iniziale pericolo di vita, le lunghe operazioni alla gamba sembrano far rientrare anche il rischio di amputazione, come si vociferava nelle prime ore dopo l’accaduto. Il fratello della ragazza, Padre Giuseppe Grignano, parla di un cauto quanto speranzoso ottimismo dei medici.

Non conosciamo personalmente Angela, ma come lei amiamo la danza tanto da averne fatto la nostra professione (noi come giornalisti di settore, lei come ballerina) e sappiamo l’energia che una passione tanto forte è in grado di trasmettere nei momenti difficili. Il destino le ha giocato davvero un brutto scherzo, proprio nel momento in cui stava per spiccare il volo in una città nuova e piena di opportunità; ma sembra averle salvato la gamba… Coraggio Angela, ti siamo vicino!

La sua insegnante, Eleonora Gualano, l'ha definita “una combattente”; la convalescenza non sarà facile ma siamo sicuri che l’amore per la danza e quella stessa determinazione che l’hanno portata nella capitale francese le daranno la forza per reagire. Dalla redazione di Expression i nostri migliori auguri di pronta guarigione.

 

Danza con me: Roberto Bolle porta nelle case degli italiani l’arte coreutica. Ed è un successo!

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L’appuntamento con la danza e Roberto Bolle sembra essere diventato una piacevole tradizione degli italiani per il primo giorno dell’anno, grazie allo show evento di Rai Uno ‘Danza con me’. Un’abitudine particolarmente gradita al pubblico televisivo, confermata dai dati auditel da record: oltre 4 milioni e mezzo di spettatori sono rimasti incollati ai propri televisori rapiti dal talento eccezionale di artisti di caratura internazionale che si sono alternati sul palco mixando sapientemente danza, musica e teatro con un ritmo vivace e mai pesante, guidati dal genio unico dell’étoile dei due mondi.

Nel maxi studio di 1.200 metri quadri dell'ex fiera di Milano si sono esibiti tra gli altri una splendida Alessandra Ferri, con cui Bolle ha interpretato un meraviglioso passo a due, oltre a Polina Semionova (Prima Ballerina del Teatro di Berlino e interprete del sensuale Passage), Melissa Hamilton (Prima Solista al Royal Ballet di Londra), Elisa Badenes (Prima Ballerina del Balletto di Stoccarda), Nicoletta Manni e Virna Toppi (Prime Ballerine del Teatro alla Scala di Milano) e Alexander Riabko (Primo Ballerino del Balletto di Amburgo).

Vincitore del premio Rose D’Or come miglior programma d'intrattenimento a livello europeo nel 2018, ‘Vieni con me’ si è dimostrato un autentico “programma di servizio”, capace di portare la nobile arte coreutica ai non addetti ai lavori con un linguaggio pop e accessibile a tutti. Un semplice obiettivo per lo show (sebbene sulla carta non facile da raggiungere) ma una vera missione per Bolle, perseverata fin dagli esordi con innata umiltà, eleganza ed ironia.
Garbo e pacatezza sembrerebbero fuori moda nella TV moderna ma lo share - pari al 21,3% - smentisce decisamente chi vorrebbe on-air solo urla e litigi. Un interesse che coinvolge anche i giovani, più avvezzi all’uso del web, come dimostra la viralità di video e post legati allo ‘Danza con me’: oltre un milione e mezzo le iterazioni sui social del programma e primo posto del trending hashtag and topics Italia.

Per chi se lo fosse perso, è possibile guardare in streaming lo show integrale sul sito raiplay.it.

 

 

 

LE NOVITA’ CONTABILI E FISCALI DEL 2019: FATTURA ELETTRONICA E ESENZIONE DA BOLLO ANCHE PER ASD E SSD

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Dal primo gennaio 2019 è entrata in vigore la fatturazione elettronica per le operazioni tra “privati” (per prestazioni verso la Pubblica Amministrazione tale onere è in essere già dal 2015). Nessun soggetto IVA, salvo coloro che rientrano in regime di vantaggio o forfettario, può esimersi dall’emettere la e-fattura; neppure il mondo dello sport è esente, anzi, al contrario, è interessato da importanti novità relative alle ASD/SSD in 398/91.

L’approvazione definitiva alla Camera della Legge di Bilancio 2019 del decreto fiscale (L.17/12/2018 n.136 pubblicata in G.U. il 18/12/2018) ha introdotto di fatto una distinzione in base a due diverse situazioni: le ASD che nell’esercizio precedente hanno registrato ricavi commerciali inferiori a 65.000 euro e quelle che invece hanno realizzato una cifra superiore alla suddetta soglia.

Per le prime viene dunque disposto l’esonero dall’emissione di fatture elettroniche e la possibilità di registrazione con modalità tradizionale, tranne che per pubblicità e sponsorizzazioni, caso in cui tale onere di emissione è in capo al cliente; per le seconde l’inversione contabile è prevista per tutte le prestazioni.

Per le ASD senza partita Iva il problema della fatturazione attiva non sussiste, poiché non emettono documenti rilevanti ai fini IVA. Tuttavia, per il cosiddetto “ciclo passivo”, ovvero di ricezione di fatture d’acquisto nell’ambito dell’attività istituzionale svolta, continueranno a ricevere dai fornitori la fattura cartacea o in formato pdf allegata ad una semplice e-mail (senza dover obbligatoriamente attivare una PEC), ma il fornitore di beni/servizi dovrà emettere (se obbligato per sua natura fiscale) una fattura elettronica che sarà trasmessa allo Sistema Di Interscambio indicando come codice destinatario 0000000 (ossia sette volte zero).  

Infine, un’ulteriore novità in campo contabile è stata introdotta dalla legge del 30 dicembre 2018, n. 145, al comma 646 che ha modificato l’art. 27 bis della tabella di cui all’allegato B annesso al decreto del Presidente della Repubblica 26/10/1972 n. 642. In concreto si tratta dell’estensione alle ASD senza fini di lucro riconosciute dal Coni dell’esenzione dal pagamento del bollo, fino all’anno scorso applicabile solo alle Federazioni sportive e agli Enti di Promozione Sportiva. Dallo scorso primo gennaio dunque, gli atti, i documenti, le istanze, i contratti (e le copie dichiarate conformi), gli estratti, le certificazioni, le dichiarazioni e le attestazioni poste in essere o richieste dalle suddette Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche sono esenti da bollo.

 

 

 

Quando le punte?

Giovedì, 20 Dicembre 2018 17:00 Scritto da

E' risaputo che sempre più precocemente si inizia la pratica della danza e  spesso ci viene chiesto di rispondere a tre importanti domande sull’uso della scarpa da punta: come mettere un piede giovane in punta? quando? quale scarpetta usare?

Solo conoscendo le tappe dello sviluppo del piede, la sua biomeccanica e la tecnica della danza nell’esecuzione dei fondamentali tecnici, è possibile dare una risposta corretta a queste tre domande. 

Il piede è una struttura anatomo-funzionale molto complessa, essendo costituito da 26 ossa e 29 articolazioni. 

Il piede è capace di assolvere a due importanti funzioni: è organo di senso e di moto, capace cioè di trasferire al terreno la forza espressa dalla contrazione muscolare e di adattarsi perfettamente e istantaneamente alle condizioni di appoggio in cui esso si trova. 

Nella pratica della danza classica, il piede è anche organo adibito all’espressività, alla gestualità; è quindi parte di un gesto esteticamente ricercato e studiato. 

Da un punto di vista funzionale e anatomico, il piede cambia con la crescita, e in questa fase della vita esso è predisposto ad alcune patologie che gli insegnati di danza dovrebbero conoscere. Tra queste, le più frequenti sono a carico del tallone e delle teste dei metatarsali. Vengo chiamati ‘dolori di crescita’ ma sono vere e proprie patologie, denominate osteocondrosi, che in alcuni distretti del piede guariscono senza problemi, in altri invece possono portare a progressiva deformità e dolore cronico, fino a condizionare quindi l’abbandono della danza classica proprio perché risulta difficile lavorare in mezza punta.

Le osteocondrosi più frequenti, nella danza, sono:

- Morbo di Haglund-Sever-Blanke: processo infiammatorio del tallone che colpisce soprattutto i maschi dagli 8 ai 15 anni, per eccessiva trazione del tendine Achilleo, della muscolatura plantare e della spinta accrescitiva del piede. Tipicamente colpisce piedi pronati o piatti, con tendine d’Achille poco distendibile. Guarisce spontaneamente anche se, talora, occorrono molte settimane.

- Morbo di Kohler II e III: interessa la testa del II e del III metatarsale, di solito in ballerine dagli 11 ai 18 anni. Occorre riconoscere precocemente questa patologia, in cui la testa del metatarsale può andare incontro a progressiva deformità e appiattimento, forma che impedisce il carico e la mezza punta poiché assai dolorosa (Figura 1).

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Tra le patologie legate alla crescita e all’anatomia, ricordiamo le presenza di alcune ossa accessorie a livello della caviglia, la cui presenza potrebbe limitare l’escursione articolare della caviglia. Tra le più famose, l’os trigonum. Questo è un ossicino posizionato posteriormente a livello della caviglia, assai doloroso nel movimento di estensione massima del piede, quindi capace di rendere impossibile la mezza punta e la punta (Figura 2).

Vogliamo inoltre ricordare le patologie da tecnica errata e da overuse/overlavoro. Nel corso di questa rubrica abbiamo più volte sottolineato come gli errori tecnici, chiamati screwing del ginocchio e rolling in e winging della caviglia possano predisporre a molte lesioni anche in ballerini in età di accrescimento: alluce valgo e tendinopatie del tibiale posteriore, flessore dell’alluce e peronei (Figura 3).

Una delle patologie da overuse/overlavoro più frequenti ma la cui insorgenza è spesso subdola è la frattura da stress. Tipicamente i ballerini sviluppano la frattura da stress alla base del secondo metatarsale, già a partire dai 12-13 anni di età. L’origine del dolore è incostante, dorsale, soprattutto dopo la lezione, ma ben presto persiste anche durante le lezioni. Sono colpite soprattutto le ballerine, sia dotate di ‘grande collo piede’ che di ‘scarso collo piede’, cui si associa spesso anche un ginocchio molto recurvato. Il quadro viene completato da errori tecnici (rolling in) e da abitudini alimentari sbagliate e dall’assenza del ciclo mestruale (amenorrea primaria o secondaria).

Dopo questa veloce descrizione delle patologie più frequenti, cercheremo di dare risposta alle 3 domande iniziali.

Quando la punta?

Sicuramente mai prima dei 10 anni di età, poiché il piede è ancora troppo immaturo e i nuclei di accrescimento delle ossa ancora troppo suscettibili a danno. Ci sembra giusto iniziare lo studio della scarpa da punta tra i 10 e i 12, ma devono esistere condizioni importantissime:

1) la ballerina deve infatti possedere un tronco stabile e forte

2) deve sapere controllare e mantenere il corretto aplomb a livello dell’arto inferiore

3) deve saper eseguire correttamente i fondamentali tecnici in mezza punta e possedere un buon en dehors

Come iniziare lo studio delle punte?

Per poter indossare le scarpe da punta occorre preparare progressivamente il piede. Credo sia corretto dire che il piede andrebbe preparato da subito e al più presto. Occorrerebbe infatti iniziare il rinforzo muscolare e la correzione degli errori tecnici già a partire dai 6 anni di età. Un lavoro attivo costante, dove si eseguendo esercizi specifici per la muscolatura del complesso piede/gamba durante la sbarra a terra e si ricerca quindi di stimolare la muscolatura intrinseca del piede (lombricali, interossei) ed estrinseca (muscoli della pianta del piede, muscolo tibiale posteriore, flessore dell’alluce, peronei, surali). In piedi, alla sbarra, si dovrà preparare il piede migliorando, progressivamente negli anni di studio, l’aplomb dell’arto inferiore, la stabilità del piede, correggere l’en dehors e iniziare quindi a lavorare la mezza punta.

In alte parole, il piede dovrà arrivare a 10 anni forte e stabile abbastanza per poter iniziare a indossare la scarpa da punta. Quando i 3 requisiti sopra elencati saranno acquisiti, si potrà pensare di far lavorare con più assiduità le ballerine con la scarpa da punta. Esistono anche esercizi specifici per rinforzare selettivamente i muscoli interessati all’uso della scarpa da punta (Figura 4).

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Quale scarpetta?

 

L’uso della scarpa da punta fu introdotto nel 700, al fine di migliorare l’aspetto estetico delle ballerine. Da allora la scarpa si è molto evoluta, grazie al perfezionamento dei materiali e della tecnica di costruzione. Come noto, le differenze maggiori riguardano la suola, la mascherina, il puntale e la pianta.

In generale potremmo dire che una punta con mascherina alta andrebbe usata nei piedi con dita lunghe e piedi molto dotati, mentre si può ipotizzare di usare punte con mascherine più basse in quei piedi con dita corte o scarso collo piede. Occorrerebbe non modificare la suola, sebbene sia in uso in alcune ballerine professioniste tagliare (talora pericolosamente) la suola in legno o cartone per motivi estetici. Sarebbe invece più opportuno, soprattutto all’inizio, scegliere suole rigide per piedi imperlassi/iperflessibili, e suole più deformabili per piedi più rigidi.

La larghezza del puntale deve essere scelta in relazione alla forma del piede. Piedi con avampiede largo non possono calzare punte con puntale stretto, questo provocherebbe l’affollamento delle dita e comparsa di dolori, crampi, callosità. Come noto, è meglio scegliere puntali taglia M per i piedi più stretti e taglie W per piedi con pianta più larga. 

Focalizziamo inoltre l’attenzione su due altri fattori, quali l’uso degli elastici per aiutare il piede ad essere “contenuto” nella scarpa laddove i soli lacci non bastano, e l’uso dei puntali in silicone o materiali similari.

Il puntale in silicone (sostituito da molte ballerine con altri mezzi quali un fazzoletto, una spugnetta per i piatti, ecc…) è molto importante in quanto riesce a migliorare la congruenza forma e lunghezza delle dita e forma interna del puntale. Impedisce quindi frizione eccessivi e prevenire lesioni cutanee e delle unghie e aumenta la superficie di contatto dita/puntale.

 

In pillole

 

 

1. L’uso della scarpa da punta dovrebbe partire all’età di 10-12 anni

2. La punta dovrebbe essere usata solo quando la tecnica in mezza punta è perfetta e il piede forte e stabile

3. Proteggi i piedi nella scarpetta, usando puntali e cerotti

4. Preparati bene sia da un punto di vista tecnico che muscolare. I piedi hanno molti muscoli, tutti importanti per l’uso della punta

5. Abbi cura dei tuoi piedi e non trascurare mai un corretto lavaggio, la cura delle unghie e delle lesioni da sfregamento

 

 

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2018

 

 

 

 

 

 

L'anatomia esperienziale in movimento si "racconta" al saggio

Giovedì, 20 Dicembre 2018 16:51 Scritto da

Prove generali del saggio. 10 minuti di tempo per la prova spazio e per una prova della coreografia.  Sicuramente è una sensazione che tutti i colleghi che insegnano conoscono: 16 bimbi entrano sul palco per la prima volta, le luci sono basse e non si vedono bene i loro volti ma si sentono nitidamente le voci… "Maestra aiuto! Il palco è in discesa”; i bambini incominciano ad agitarsi e il tempo a disposizione è veramente poco...

Prima di proseguire nel racconto, una piccola premessa: i miei bimbi e i miei ragazzi frequentano i corsi di Danzare ConTATTO dove lavorano con l'anatomia esperienziale in movimento ricercando la percezione corporea, la postura in modo dinamico, l'ascolto del corpo nello spazio e del corpo in relazione agli altri. La musica e la danza sono degli strumenti che vengono utilizzati per questa ricerca ma non sono l'obiettivo principale. Il muoversi sul palco per molti di loro è una esperienza unica e nuova.

Ma torniamo al momento della prova spazio. 

Sento che devo trovare una soluzione efficace e immediata che mi permetta di tranquillizzarli e rendere super efficaci questi pochi minuti... Il mio cervello è ancora alla ricerca di una soluzione quando sento la mia voce che con tono calmo e rassicurante dice: “Bambini ricordate il lavoro fatto sullo spazio, quando vi chiedevo di stendervi a terra e di rotolare nella sala per sentire lo spazio con tutto il corpo? Ricordate che c’era un'unica regola? Di prestare attenzione ai compagni!! (Il gruppo è formato da bimbi di diverse età e ci sono bimbi con alcune difficoltà motorie). Subito chiedo loro di stendersi al pavimento di ascoltarlo con la parte del corpo che appoggia e di rotolare piano piano per appoggiare parti diverse del corpo.

Questo movimento, se fatto ad occhi chiusi, crea informazioni al cervello attraverso il contatto della pelle col suolo e all'apparato vestibolare. Tutto ciò andrà ad agire sulla propriocezione, sull'equilibrio e sulla postura.

Questa attività è di grande utilità per tutti ma in particolare per i bimbi che all'interno del gruppo presentano problemi ad alcuni distretti corporei causati da difficoltà incontrate durante il parto.

Magicamente sento i bimbi sorridere e rotolarsi sul pavimento grazie ad un’esperienza che conoscono molto bene e la paura viene sostituita da voci giocose.

Dopo qualche minuto chiedo loro di andare dietro le quinte nelle posizioni di partenza per incominciare a raccontare la fiaba che avevamo creato per lo spettacolo.

La musica parte ed escono dalle quinte con padronanza dello spazio e incominciano a muoversi portando a termine nel loro miglior modo il lavoro che avevamo preparato.

A questo punto ero certa che al momento dello spettacolo vero e proprio avrebbero dato il loro miglior contributo per la riuscita del loro pezzo.

Detto questo mi piacerebbe fare un passo indietro e provare a raccontarvi come ho preparato i due gruppi di Danzare ConTATTO (bimbi e grandi) al saggio finale.

Dovete sapere che il ‘gruppo dei grandi’ è composto da ragazze che fanno danza da anni, ma anche da allieve principianti, mosse dal desiderio di fare esperienza e conoscenza del proprio corpo per superare attacchi di ansia o di panico (queste ragazze integrano il lavoro corporeo con un percorso seguito da una psicologa). Sono quindi gruppi eterogenei dal punto di vista dell'età e dei bisogni ma omogenei per quanto riguarda la ricerca del movimento e del benessere.

Il titolo della FIABA che abbiamo creato è GIOCO CON LO SPAZIO.

"La Terra è stata conquistata da una regina dello spazio e con il suo supercomputer di bordo vuole gestire l'intero Sistema Solare e trasformare gli umani in nano macchine”.

In questo contesto tutto è digitale e la tecnoliquidità rischia di trasformarci in "nanomacchine": i movimenti diventano più automatici e il corpo più rigido con variazioni importanti di postura...

...ma una goccia di acqua inceppa gli ingranaggi e gli umani incominciano a toccarsi.

L'acqua rappresenta la vita, la vitalità, il movimento e il contatto; educa a percepire i propri confini e quelli degli altri (proprio per agire su questi obiettivi sono stati proposti laboratori mirati al contatto a coppie e ‘rotolamenti’ tra di loro).

Quando la regina si accorge della trasformazione ordina ai suoi robot di gettare una rete e bloccarli. I bambini trovano un varco nella rete e giocando provano a riconquistare la Terra.

Si tratta di una metafora importante in quanto in questo modo li si vuole educare a cercare sempre una soluzione e, giocando, a trovare e ricercare nuovi e propri spazi.

La regina fa un incantesimo e li porta in un luogo segreto. I bambini si bloccano sul palco creando una forma rigida e i robot li portano via.

La folletta dei boschi con il suono del suo  violino richiama tutte le donne della Terra perché sciolgano dall'incantesimo i bambini affinché rappresentino il futuro.

Sul palco quindi entrano le ragazze grandi.

L'albero sul tappeto volante indica la prima prova che consiste nel superare le proprie OMBRE.

Marianna suggerisce come connettersi per superare la seconda prova. Le stelle indicano come creare una nuova rete e il millepiedi mostra l'ultima prova.

La regina dello spazio, dunque, guidata dal Grande Cuore decide di non volere conquistare la Terra ma di volerla conoscere.

 

La fiaba racchiude e rappresenta tutto il lavoro svolto durante l'anno attraverso laboratori di anatomia esperienziale in movimento alla ricerca di sensazioni nella dimensione fantastica e alla ricerca di nuove comunicazioni verbali e corporee con gli allievi.

La fiaba ci aiuta con la sua struttura ad individuare le difficoltà e ci indica anche come poterle superare. In questa ricerca ed elaborazione abbiamo stimolato il benessere psico-fisco di grandi e bambini.

"Le fiabe sono l'espressione più pura e semplice dei processi psichici dell'inconscio collettivo. Per l'indagine scientifica dell'inconscio esse sono di grande valore e rappresentano gli Archetipi nella forma più semplice. Le fiabe ci offrono i migliori indizi per comprendere i processi che si svolgono nella psiche collettiva". (cit. Le fiabe interpretate di Marie Louise vin Franz).

“Superare le proprie ombre aiuta a superare l’ansia e la paura. I laboratori proposti hanno creato una connessione interna con il proprio corpo ed esterna con i compagni per dare il via ad una nuova rete. Tutto deve passare attraverso il cuore e il desiderio di conoscere”.

Questi laboratori sono rivolti a chi studia danza perché aiutano a sostenere e migliorare la tecnica, in quanto i ragazzi hanno maggiori informazioni a livello propriocettivo e migliorano le informazioni corporee. Ma, in verità , sono indicati anche ai bimbi o adulti che si apprestano a fare qualsiasi attività fisica perché aumentano la conoscenza del proprio corpo e la percezione di sé nello spazio, migliorando anche la relazione con gli altri poiché attivano e sostengono una adeguata postura.

Finale della fiaba

Le ragazze si fermano in una posizione in ginocchio, i bimbi entrano e si fermano ciascuno davanti ad una di loro: si guardano dritti negli occhi. Piano piano le coppie che si sono formate escono. Rimangono in scena un bimbo ed una bimba che si guardano negli occhi.

Guardarsi negli occhi educa ad una attenzione profonda di sé e dell'altro.

 

 

Note sull'autrice:

Rita Valbonesi Osteopata, fisioterapista, insegnante di danza, insegnante di yoga, yoga educational e yoga wellness, collabora da anni con l’IDA come docente. Ha frequentato seminari di anatomia esperianziale con Jader Tolja e sta studiando Body-Mind Centering.

Il 9 e il 10 febbraio 2019 e il 9 e il 10 marzo 2019 sono in programma due laboratori di Anatomia Esperienziale in Movimento; il primo weekend è dedicato ai bimbi ed è intitolato “La scatola dei colori che danzano”, mentre il secondo è rivolto agli adulti, "Allineamento dinamico e movimento fluido: i tre pesi del corpo e i fluidi". Maggiori info a questo link >

 

Fotografia di Daniele Casadio

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2018

Ritmo della danza e metrica musicale

Giovedì, 20 Dicembre 2018 16:47 Scritto da

Uno degli aspetti più rilevanti nell’insegnamento della tecnica della danza classica (e non solo) è quello di utilizzare il conteggio musicale in maniera corretta durante la lezione. Il danzatore e la danza sono uniti alla musica; il “come” si usa la musica è di estrema importanza per creare una simbiotica relazione che definisca la dinamica, la qualità del movimento e l’estetica della danza. Il danzatore attraverso la musica interiorizza tecnicamente e cinesteticamente e traduce attraverso il movimento questa stretta relazione.

La scelta musicale dei brani per gli esercizi è molto importante: essi devono essere funzionali alle intenzioni metodologiche del docente di danza.

Tutti i movimenti o i passi della danza classica hanno naturalmente un ritmo proprio e si costruiscono attraverso l’analisi della ritmica e della metrica musicale. Per questo motivo è necessario approfondire alcuni aspetti essenziali della misurazione del movimento nella lezione di danza. Lo facciamo di seguito.

La musica, spiega Mario Fulgoni, porta «dentro di sé un cuore che pulsa regolarmente e più o meno velocemente a seconda degli stati d’animo o dell’impegno muscolare».

«La musica», prosegue Fulgoni, «è accompagnata da pulsazioni regolari, non percepibili all’orecchio (come quelle del cuore), ma molto chiare e continue».

Nel lessico musicale l’alternarsi di contrazione e distensione, di tensione e riposo, viene solitamente definito come succedersi di levare e battere.

Su questo succedersi di levare e battere si sofferma anche Antonio Sorgi, che scrive: «musicalmente parlando, il battere e il levare sono due termini che convivono, poiché non si può eseguire un corretto battere (tempo forte), se questo non è preceduto da un levare (tempo debole), altrettanto efficace».

I due termini (battere e levare), che hanno un significato intuitivo, traggono origine dal movimento della mano che nella musica mensurale è sempre stato utilizzato per misurare il ritmo: «la mano si “leva” in su nell’arsi (elevazione – tensione) e si “batte” in giù nella tesi (deposizione – riposo)».

Tutti i movimenti verticali dall’alto in basso – spiega Luigi Rossi – si definiscono movimenti in battere; tutti gli altri, laterali o dal basso in alto, si definiscono movimenti in levare.

«Per facilitare la lettura ritmica ogni brano musicale viene diviso in tante parti di eguale durata chiamate Misure o Battute». Esse sono «lo spazio esistente fra due Stanghette verticali attraversanti il pentagramma» e delimitano «gruppi regolari per numero di pulsazioni». Queste ultime vengono chiamate anche movimenti perché ognuna di esse corrisponde ad un movimento della mano destra in battere o in levare.

Ogni singola misura contiene un determinato numero di pulsazioni indicato da un numero frazionario posto all’inizio del brano, subito dopo la chiave. Tale numero frazionario indica il tempo musicale del brano e determina anche «quanto ci si ferma in ogni misura, cioè quale è la loro durata».

Ogni pulsazione è divisibile in parti più piccole chiamate suddivisioni.

I tempi musicali si distinguono:

• in base al numero delle pulsazioni

• in base al numero di parti in cui è divisibile la pulsazione

In base al numero delle pulsazioni i tempi possono essere:

• a misura binaria (due pulsazioni)

• a misura ternaria (tre pulsazioni)

• a misura quaternaria (quattro pulsazioni)

In base al numero di parti in cui è divisibile la pulsazione i tempi possono essere:

• semplici (in cui ogni pulsazione è divisibile in due parti)

• composti (in cui ogni pulsazione è divisibile in tre parti)

Il numeratore e il denominatore della frazione indicano cose diverse a seconda se il tempo sia semplice o composto:

• numero di pulsazioni contenute in ogni misura, il denominatore indica il valore di ogni singola pulsazione

• se il tempo è composto, il numeratore indica il numero di suddivisioni contenute in ogni misura, il denominatore indica il valore di ognuna di tali suddivisioni

 

 

Il tempo semplice e il relativo composto si assomigliano – sintetizza Rossi – poiché entrambi hanno lo stesso numero di pulsazioni (es.: 2/4 e 6/8 hanno due pulsazioni, 3/4 e 9/8 ne hanno tre). Si differenziano per la suddivisione ritmica, in quanto il tempo semplice ha la suddivisione binaria, il tempo composto ha la suddivisione ternaria.

Argomento importante per gli insegnanti di danza è quello del conteggio dei vari tempi musicali: su questo si veda quanto scrivono Antonio Sorgi e Harriet Cavalli.

Nota: A. Sorgi "Musica e danza. Nuova edizione" pp. 99-106; H. Cavalli "Dance and Music" pp. 15-43 Tutti i riferimenti in Bibliografia in fondo all'articolo

 

 

Veniamo ora alla metodologia della danza classica.

Il tempo, nell’analisi ritmica dei movimenti di base della tecnica della danza classica, è l’unità di misura del movimento stesso e nel fraseggio questo si indica con il seguente valore: un tempo = 1/4.

Tutte le fasi dei movimenti si contano da 1 a 8; quando si dovrà frazionare il tempo in ottavi, si suddivideranno le parole relative ai numeri (uno-due-ecc.) nelle due sillabe che le compongono (es. battement fondu eseguito in 2 tempi [uno-due] = u-no/du-e).

Se volessimo suddividere i due ottavi di un tempo in sedicesimi (“u-no”), si potrebbero raddoppiare le vocali delle due sillabe.

Un altro elemento importante nella fase del conteggio musicale è che, per far capire il ritmo, la dinamica e la qualità del movimento, non è sufficiente scandire le fasi solo con la sua suddivisione, ma è necessario abbinare al movimento una giusta intonazione e modulazione della voce che dia risalto alla corretta dinamica e qualità del movimento.

Nel conteggio musicale si dovrà distinguere, con la modulazione della voce, la dinamica del movimento, lo staccato o il legato:

• per lo staccato si dovrà contare in modo netto, marcando i passaggi dei movimenti

• per il legato si dovranno emettere suoni che inducano l’alunno a legare il movimento

Torniamo alla teoria musicale. In base al battere e al levare, l’inizio e la fine di una frase musicale si possono classificare in più modi (Fulgoni).

In relazione all’attacco ritmico iniziale di una frase musicale si distinguono tre modi:

• ritmo tetico: la frase inizia in battere o sulla pulsazione forte (tempo forte)

• ritmo anacrusico: la frase inizia in levare o sulla pulsazione debole (tempo debole)

• ritmo acefalo: la frase inizia con la pausa in battere o sul tempo forte

In relazione al ritmo finale di una frase musicale si distinguono due modi:

• ritmo tronco (maschile): l’ultima nota cade sul tempo forte

• ritmo piano (femminile): l’ultima nota cade sul tempo debole

Chiudiamo con una tabella esemplificativa per l’analisi musicale dei movimenti di base alla sbarra della tecnica della danza classica con tempi semplici (pulsazione a suddivisione binaria): 2/4; 4/4.

 

Bibliografia:

 

H. Cavalli, Dance and Music. A Guide to Dance Accompaniment for Musicians and Dance Teachers, University Press of Florida, Gainesville 2001

M. Fulgoni, Manuale di musica. Nuovo metodo pratico per la conoscenza della semiologia musicale, volume primo, Edizioni Musicali LA NOTA, Santa Vittoria (RE) 1989

G. Kassing – D. M. Jay, Teaching Beginning Ballet Technique, Human Kinetics, Champaign, IL (United States of America) 1998

F. Pappacena, Tecnica della danza classica. Il ritmo. Introduzione e annotazioni ritmico-musicali di Stefano Liberati, Gremese Editore, Roma 1988

L. Rossi, Teoria musicale. Ad uso dei Conservatori e Istituti musicali, Casa Musicale Edizioni Carrara, Bergamo 1977

A. Sorgi, Musica e danza. Nuova edizione, NeP edizioni, Roma 2017

 

 

Note sugli autori:

 

Francesco Ragni Laureato in Maestro Collaboratore per la Danza presso il Conservatorio di musica "A. Casella" dell'Aquila e l'Accademia Nazionale di Danza di Roma. Docente di Tecniche di accompagnamento alla danza e teoria e pratica musicale per la danza presso il Liceo Coreutico "Piero della Francesca" di Arezzo.

Massimiliano Scardacchi Insegnante diplomato all’Accademia Nazionale di Danza di Roma e alla Scuola del Teatro alla Scala di Milano

 

 

 

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Anna Albertarelli dalla danza inclusiva alla disciplina filosofica del corpo poetico®

Giovedì, 20 Dicembre 2018 16:33 Scritto da

Regista, coreografa, insegnante di danza contemporanea, contact improvisation, teatro fisico e Pilates presso centri di formazione internazionali per danzatori, ma anche personal trainer olistico, ideatrice del metodo di integrazione e mediazione corporea per portatori di handicap Corpo Poetico®, nonché fondatrice nel 2000 della compagnia di danza inclusiva Vi-kap: il mondo di Anna Albertarelli, milanese di origine e bolognese di adozione, è ampio e variegato ma trova nell’arte perfomativa a carattere sociale declinata in più forme il suo comun denominatore.

Un principio condiviso anche dalla disciplina del Dance Ability, ovvero lo studio d’improvvisazione del movimento nato verso la fine degli anni ottanta in America dal lavoro del coreografo Alito Alessi, che si fonda sull’idea di danzare insieme in un’ottica di integrazione sociale dei cosiddetti ‘divesi’, spesso emarginati a causa delle loro difficoltà psichiche e motorie. 

È proprio in seguito alla partecipazione ad un corso di Dance Ability a Prato, nell’ormai lontano 1996, che Albertarelli  ha intrapreso un percorso ventennale di scoperta nel mondo delle disabilità e, dunque, nella danza inclusiva. 

“Quando partecipai al corso – racconta Anna Albertarelli – ero già insegnante di contact improvvisation e pertanto non del tutto nuova a certe situazioni ed emozioni. Ricordo che rimasi estremamente affascinata dalla ricerca del movimento proposto dalla disciplina e una volta tornata a Bologna decisi di ricreare una  situazione con la stessa atmosfera respirata”. E così per circa due anni Albertarelli, insieme all’amico psicologo e psicomotricista Roberto Penzo, si trovò al centro di un piccolo melting pot dove gravitavano tante persone con problemi differenti e storie da raccontare. 

“Decidemmo di istituire un luogo di incontro e ricerca sulla danza e il teatro dove la parola inclusione per noi era già scontata; aprimmo le porte a danzatori ed attori diversamente abili, a studenti universitari provenienti da diversi corsi di studi (dal DAMS, alle Scienze Motorie, fino alle Facoltà Socio Educative) e a chiunque volesse partecipare ad un’esperienza collettiva”.

Un contenitore di ricerca innovativo e all’avanguardia che, supportato dal CUSB di Bologna, si è via via sviluppato dando vita alla compagnia professionale Vi-Kap, costituita da attori e danzatori diversamente abili, eventi performativi, conferenze, video arte/danza.

“Nell’ambito delle azioni artistiche – sottolinea Anna - sono sempre stati banditi atteggiamenti pietistici, commiserevoli ed  accomodanti: le nostre scelte e le azioni dei protagonisti sulla scena sono condivise da tutto il gruppo in un’ottica paritetica e di confronto. Il percorso intrapreso fino ad oggi non si basa sul virtuosismo, bensì sulla poetica, o meglio su una ‘riflessione poetica’, che si propone di constatare come corpi diversi possano interagire tra loro, studiarsi e conoscersi attraverso l’improvvisazione e il teatro fisico”. 

Un approccio nuovo che ha permesso ad Anna Albertarelli di trovare e scoprire le mille sfaccettature delle persone, danzatori abili e non: “L’esperienza mi ha insegnato ad ascoltare questi incontri per trasformarli in poesia e quindi in atto creativo – confida -. Per noi di Vi-Kap, il palcoscenico o l’ambito della ricerca artistica è un ‘tappeto fatto di materia’ dove avvengono incontri-scontri fisici, il denudamento attraverso l’ineleganza compositiva e l’idea della danza come fluire di emozioni, il gesto come pura contrazione muscolare o fisica. In tutte le fasi del lavoro è indispensabile creare un clima collettivo di fiducia e rispetto così da far nascere anche una buona dose di coraggio. Il collettivo VI-KAP, come ora ci definiscono, ha acquistato una coscienza profonda dell’essere attori-danzatori. Il nostro è un percorso di ricerca artistica e pedagogica, per questo riteniamo debba essere svolto con rigore e coerenza”.

Si tratta di un vero e proprio “Pensiero di vita”, che ha dato forma ad una nuova disciplina chiamata Corpo Poetico®, ovvero un protocollo pedagogico che mette in primo piano “l’aspetto umanista dell’essere”, la sua corporeità, la sua consapevolezza, la sua energia e la sua presenza adattabile a diverse situazioni e contesti. È, più semplicemente, la ricerca costante di una serie di caratteristiche riproposte  trasversalmente all'interno di diversi corsi professionali per danzatori/attori rivolti a insegnanti di danza, educatori e assistenti sociali o operatori del settore educativo, o di stage esperienziali  aperti a tutti. Non solo, l’insegnamento di Corpo Poetico® può essere divulgato anche sotto forma di laboratorio all’interno di associazioni o cooperative sociali: il metodo, infatti, assume modalità di approfondimento diverse pur rimanendo fedele al suo principio di base, che vede “Il corpo nelle sue innumerevoli sfaccettature come materia di indagine e di crescita personale rivolto ad un unico atto finale poetico artistico”, come riassunto dalla sua ideatrice Anna Albertarelli. “Gli strumenti – conclude Anna - sono dunque le dinamiche di gruppo, il movimento, la danza contact improvisation, l’Anatomia Sensoriale®, il teatro fisico e tutte le loro possibili diramazioni”.

“L'incontro e la sensibilità rispetto a queste problematiche – spiega ad Expression Dance Magazine il psicoterapeuta Roberto Penzo, co-ideatore di Corpo Poetico® - si sviluppa dopo una lunga collaborazione. Nel corso degli anni, la scelta di operare in questi territori è stata mirata all'integrazione intesa come ricerca di nuove conoscenze attraverso il linguaggio espressivo corporeo e della danza, esasperato in ultimo nella decisione di ampliare tale sperimentazione al campo educativo e formativo, fino a costituire una metodologia di lavoro vera e propria”. 

Tutt’oggi la professionalità di Penzo è legata alla condivisione di un metodo mirato allo sviluppo delle potenzialità di persone, siano esse disabili o no, in una dinamica di gruppo in continua evoluzione. “Il percorso – aggiunge lo psicoterapeuta - procede per tappe successive e ha come prerogativa strutturare nel gruppo una buona immagine di sé attraverso una serie di relazioni in grado di mobilitare il corpo degli affetti e delle emozioni. In altri termini, lo scopo finale è essere in grado di fare accrescere istanze di autonomia e di partecipazione, dando voce alle differenze e le esigenze dei singoli”.

Si tratta di una metodologia in continuo evolvere che, grazie all’esperienza di due professionisti come Anna Albertarelli e Roberto Penzo, si propone di accrescere l’autostima e la fiducia nel prossimo, generando nel tempo consapevolezza del proprio corpo e dello spazio. Coinvolgendo la componente emozionale/relazionale del gruppo rispettandone le dinamiche, il Corpo Poetico® diventa, infine,  parte integrante del processo recettivo e reattivo del percorso di crescita.

 

 

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Concorso Expression: i vincitori delle borse e le novità 2019

Giovedì, 20 Dicembre 2018 16:27 Scritto da

In foto: Benedetta Pisapia alla Dance Area; Yeison Giannino sul palco di Expression; Linda Moretti al BDC con Korie Genius (insegnante di Dancehall) e Gabriele Pieragalli al BDC di New York.

Allenamento, studio, sudore, fatica, e ancora allenamento, e poi adrenalina, tensione, agitazione… Sono tanti i fattori determinanti e le emozioni che accompagnano i giovani partecipanti al Concorso Expression; unico obiettivo: dare il massimo per realizzare il sogno di studiare in una delle Scuole di danza più prestigiose al mondo.

Una volta raggiunto tale risultato, le speranze e le aspettative salgono alle stelle… E l’esperienza vissuta diventa indimenticabile!

Abbiamo contattato alcuni vincitori delle Borse di studio assegnate al Concorso dello scorso anno; euforici, i ballerini ci hanno raccontato le loro storie.

Iniziamo dalla più piccina: Benedetta Pisapia, assegnataria di una Borsa al Summer Intensive Workshop della Scuola Dance Area di Ginevra, dal 13 al 17 agosto 2018. “Partecipare al Concorso – ci racconta Benedetta - è stata un’emozione fortissima; non mi sarei mai aspettata di vincere perché la notte prima non ero stata bene e avevo dormito pochissimo... La Dance Area di Marie Christine Maigret è un sogno, grandissima ed organizzatissima. Mi sono sentita subito a mio agio. Durante il periodo di stage, ogni giorno andavamo con mamma alla fermata dell’autobus e passeggiavamo in un viale pieno di alberi con un grande prato. Il tram ci portava direttamente alla scuola e lì potevo finalmente ballare. La mattina avevo lezione di Classico con Madame Karine Rossmann, un’insegnante perfetta, dolce e brava: mi ha dato davvero tanti buoni consigli. La prima ora c’era lezione con le punte; purtroppo io non le avevo ancora messe e facevo la sbarra in mezza punta. Dopo il pranzo iniziava la lezione di Contemporaneo con il maestro Francesco Curci e poi con la maestra Anastasia Piguet, che ci faceva provare delle coreografie di Modern Jazz che mi sono piaciute tantissimo perché mettevano allegria e potevamo scatenarci. Alla sera con la mia famiglia visitavamo Ginevra, una città splendida. Con il mio fratellino giocavamo ogni giorno in un parco nuovo. La settimana purtroppo è volata. Mi sono trovata davvero bene, sono tornata a casa con meno paura e più amore per la danza… Ho imparato tante cose e sono riuscita a fare amicizia con tutte le bambine: con le mie nuove amiche abbiamo perfino realizzato un ‘video ricordo’. Ciò che mi preoccupava di più era la lingua, ma per fortuna gli insegnanti sono stati bravissimi e mi aiutavano a non essere timida. In generale, la soddisfazione più grande è essere riuscita a salire sul palco dell’Expression e ballare la coreografia, poi vincere è stato incredibile. Partecipare allo stage di Ginevra è stato un premio stupendo, più bello di una  coppa. Ancora mi sembra un sogno! Prima di partire ero in ansia: avevo paura di sentirmi sola, di provare nostalgia delle mie cose e di non riuscire a seguire le lezioni. È stato tutto il contrario! Questa esperienza mi ha fatto crescere molto – concludeBenedetta - e mi ha cambiata anche come ballerina. Ho capito che le cose non capitano per caso, che dagli errori si devono trarre insegnamenti utili e, soprattutto, che non bisogna scoraggiarsi mai, perché solo cadendo si può imparare a volare. Grazie di cuore!”

Yeison Giannino, ballerino di Hip Hop, ha vinto la Borsa di studio "Retro Kings & Queens Summer Intensive" alla District Funk di Dublino assegnata dal coreografo di fama internazionale Jay Asolo: “Questa esperienza – dichiara il ragazzo - rimarrà sempre nel mio cuore; Mr Asolo è stato molto disponibile e cortese con me facendomi sentire come a casa: mi ha presentato la sua crew rendendomi parte della sua squadra. La scuola è molto professionale e gli insegnanti sono molto bravi; non ho incontrato particolari difficoltà anche perché sono stato accolto con tanto entusiasmo. Grazie a Mr Asolo ho conosciuto il Krump, uno stile esplosivo, faticoso e con una cultura alle spalle tutta da scoprire. La soddisfazione più grande è aver preso parte ad un videoclip che ha già raggiunto e superato le 30.000 visualizzazioni su YouTube. È stato un regalo inaspettato, mai avrei immaginato di studiare e ballare con altri ballerini all'estero. Tutto questo lo devo all'organizzazione IDA  e a coloro che mi hanno permesso di vincere; un grazie particolare al mio coreografo Daniele Ingrassia, che ha sempre creduto in me. L’esperienza mi ha incentivato a far meglio e voler studiare ancora di più, non mollando anche quando le difficoltà cercano di buttarmi giù. Grazie mille di tutto!” 

La Grande Mela è stata indimenticabile teatro delle esperienze di Linda Moretti e Gabriele Pieragalli.

“Sono stata a New York City per 10 giorni – ci spiega Linda -, partita grazie ad una Borsa di studio per il Broadway Dance Center (BDC) assegnatami da Naike Negretti al Concorso Expression 2018 a Firenze. Mi ha accompagnata la mia insegnante Federica Eusebi, che ne ha approfittato per studiare e visitare la città (e far sì che io non mi perdessi!), e che ringrazio per aver condiviso con me questa bellissima esperienza. New York mi ha travolto: è un posto che accoglie chiunque a braccia aperte e dove la gente fa quello che vuole in qualsiasi orario, senza passare per ‘strana’. Venendo dall’Hip Hop, al BDC mi sono concentrata sulle discipline Urban: ho studiato Hip Hop con Luam, Dancehall con Genius, Vogueing con Omari Mizrahi e Waacking Technique con Princess Lockeroo. La cosa più bella di queste lezioni è che tra allievi ci si osserva, ci si incita e ci si incoraggia, sempre con grande rispetto per gli insegnanti. Molti di loro alla fine della lezione ringraziano per aver scelto il proprio corso, aver dedicato loro del tempo e la voglia di imparare. Tra una lezione e l’altra non potevano mancare i tour da turista, quindi abbiamo cercato di conciliare danza e visite ai quartieri di Manhattan, tra cui Harlem, Brooklyn (il mio preferito) e il Bronx. Un viaggio del genere ti cambia per sempre! Torno con una valigia piena di riflessioni, positività, leggerezza e un insegnamento importante, ovvero che bisogna cercare di dare alle cose il giusto peso ignorando le negatività. Ho lasciato un pezzo di cuore a New York City; spero di tornare a riprendermelo presto...”

“A 22 anni certe occasioni difficilmente si ripetono, dunque ho deciso di investire in questa meravigliosa esperienza a New York per un mese intero: dal 1 al 30 Settembre”, ci spiega Gabriele Pieragalli, anche lui vincitore del premio messo in palio da Naike Negretti al Broadway Dance Center. “La scuola è stupenda – continua -, una struttura a tre piani a pochi passi da Times Square, con shop, spogliatoi e tante sale, dove ogni giorno, e ad ogni ora, si alternano lezioni di qualsiasi disciplina. Avendo deciso di investire un mese intero ho acquistato altre lezioni oltre le 10 della Borsa di studio, di conseguenza facevo 1 o 2 workshop al giorno. Ho scelto di studiare variando più insegnanti possibile piuttosto che focalizzarmi solo su quelli che potevano essere stilisticamente affini alla mia "comfort zone". In totale ho preso parte a lezioni tenute da 22 grandissimi professionisti di altissimo livello, tra cui mi sento di citare: Keenan Cooks (ballerino di Beyonce, Cardi B, Jennifer Lopez...), Derell Bullock (Janet Jackson, Madonna, Britney Spears..), Carlos Neto (Broadway, Nintendo, Sony), Bo Park, Kenichi Kasamatsu e tanti altri... Non ho problemi con l'inglese, per cui non ho trovato difficoltà, avvantaggiato anche da un ambiente molto aperto e cordiale. Nel tempo libero ho visitato la meravigliosa New York, camminando anche 20 chilometri al giorno, osservando ed arricchendomi come persona e come artista. Le criticità maggiori sono all'inizio: la città è immensa e ha un'energia che ti investe... I primi giorni servono per ambientarsi ma una volta inquadrato il luogo diventi uno di loro! Al BDC, come nella città in generale, si respira un'aria di competitività positiva: ognuno vive per un obiettivo e dedica anima e corpo per raggiungerlo. Se si trova una ballerino più preparato si cerca di conoscerlo, osservarlo e incitarlo. Di conseguenza, si cresce e si impara tantissimo, provando non solo a raggiungere il suo livello ma anche di superarlo. Ecco perché sono tutti fortissimi e pieni di voglia di fare... All'inizio si fatica, poi si comprende e infine si cresce mentalmente, tecnicamente e artisticamente. Vivere un'esperienza del genere è una gratificazione sensazionale, pensare di averla ottenuta esclusivamente grazie a me, vincendo l'Expression solisti ed esibendomi con una mia coreografia, è già una soddisfazione meravigliosa! Partecipare al Concorso Expression è stata una bella emozione, ho avuto modo di confrontarmi con una giuria internazionale in grado di assegnare borse di studio per vivere esperienze sensazionali. Auguro di fare la stessa esperienza a chiunque abbia nel cuore una grande passione per la Danza! Al BDC è stato fantastico sentirsi fare i complimenti da Carlos Neto davanti alla classe oppure essere selezionato da vari insegnanti per alcuni video. Solo al pensiero di aver studiato a Broadway mi viene la pelle d'oca: confrontarmi con ballerini bravissimi, studiare con veri professionisti in una delle scuole più importanti del mondo è stato un sogno ad occhi aperti. Sono partito con il bisogno di nuovi stimoli, sono tornato arricchito da ogni punto di vista, con emozioni che non dimenticherò mai! Grazie”.

Non serve aggiungere altro a quanto detto da questi ragazzi. Per chi volesse provare le stesse emozioni ed esperienze, la 15esima edizione di Expression International Dance Competition vi aspetta a Firenze dal 22 al 24 febbraio 2019 con tante novità! 

 


 

Le novità della prossima edizione

  

A quindici anni dalla sua prima edizione il Concorso Expression, tra i più autorevoli nel panorama europeo, si mostra più che mai dinamico e attuale con tante ed interessanti proposte innovative.

Tra le novità 2019:

Premio Speciale della Critica assegnato alla miglior composizione coreografica da Sara Zuccari, giornalista, critica, storica, docente e direttrice del Giornale della Danza (testata online di informazione dedicata al mondo della danza).

Nelle esibizioni soliste o di coppie – spiega la critica a Expression Dance Magazine – l’aspetto che principalmente viene osservato e giudicato è quello relativo alle capacità tecniche dei ballerini. La mia intenzione, invece, è premiare l’insieme del gruppo, o meglio il messaggio che danzatori e coreografo vogliono trasmettere attraverso la performance, valutando in primis l’aspetto critico-teatrale della coreografia”.

L’idea dunque è adottare una chiave di lettura alternativa a quella tipica dei giudici del Concorso, che si propone di “Esaminare il linguaggio della composizione e valutarne anche il percorso fatto per arrivare al risultato finale; giudicando, dunque, il lavoro del coreografo”, come precisa Zuccari.

La composizione coreografica che verrà ritenuta migliore rispetto alle altre da Sara Zuccari avrà l’onore e il prestigio di essere recensita dalla stessa giornalista sul giornale da lei diretto, oltre a ricevere una targa speciale.

• Altro Premio Speciale sarà lo shooting fotografico assegnato dal fotografo Domenico Scordia, che valuterà l’espressività, l’intensità dei movimenti e la capacità del ballerino di trasmettere emozioni. Il premio sarà assegnato nella categoria solisti classico e consiste nella realizzazione di uno speciale progetto fotografico con scatti che immortalano il danzatore, inserendolo in diversi scenari, dal contesto urbano al paesaggio naturalistico, in  un modo nuovo e pienamente integrato in esso. 

• Infine, la Categoria ‘Danza inclusiva (Diversamente abili)’ dedicata al mondo della danza inclusiva. Nel pomeriggio di sabato 23 febbraio, danzatori con disabilità fisiche o psichiche si esibiranno (nei diversi stili) in coppia o in gruppo con altri ballerini cosiddetti ‘normodotati’ sul palco del Padiglione Basilica, allestito ad hoc e senza alcuna barriera architettonica. 

Un progetto al quale l’organizzazione IDA tiene moltissimo in quanto ritenuto un modo per divulgare il grande messaggio della Danza come possibilità di esprimere se stessi e il proprio io interiore, ma anche come occasione di crescita nei rapporti interpersonali ed autentica terapia per disagi fisici e psicologici. 

 


 

Quali saranno le novità della prosima edizione di Expression International Dance Competition?

Per scoprirlo vai al sito del concorso >

 


 

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