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Trasforma le tue braccia in ali

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:55 Scritto da

L'importanza del port de bras tra danza e fitness

Tutti ci siamo incantati almeno una volta nella vita nell’osservare le “braccia cantanti” del Cigno Bianco. Quanta emozione e regalità hanno saputo trasferire le grandi ballerine agli arti superiori fino a renderli simili a delle ali e quanto le braccia, in un balletto, ci sanno comunicare chiari riferimenti sulla provenienza contadina di Giselle o sulla nobiltà di Aurora nella Bella Addormentata. Come nel balletto anche nella vita quotidiana le braccia parlano di noi, di come respiriamo e di quanto ancora ci pensiamo capaci di volare.
Fino a qualche tempo fa ad utilizzare il termine Port De Bras erano più che altro gli addetti ai lavori durante le classi di balletto o i cultori dei dettagli dell’arte tersicorea ma la bellezza, quando è autentica, viene emulata e oggi la volontà di possedere braccia toniche e femminili è un ideale al quale ambisce anche il pubblico del fitness. È sempre più frequente infatti che famosi personal trainer introducano movimenti di port de bras in abbinamento ai riscaldamenti total body mentre, paradossalmente, nelle classi di danza amatoriali si rischia di portare eccessiva attenzione all’ uso dei piedi e al lavoro tecnico degli arti inferiori, trascurando la parte superiore del corpo che risulta spesso goffa e debole. Come si può porre rimedio a questa problematica?
Il port de bras non può funzionare correttamente se non è sostenuto da tronco e dorso solidi e muscolarmente equilibrati. Le braccia dei danzatori possono lavorare con estrema grazia solo se interagiscono con il centro del corpo, conservando così una perfetta coordinazione senza ricorrere ad una eccessiva tensione. I programmi di condizionamento per danzatori dedicano grande spazio ad esercizi volti ad agire sui pettorali, il trapezio, il gran dentato e vari muscoli che circondano e sostengono la scapola. Che sia un ballerino o un amante del fitness, se vuoi braccia armoniose dovrai aver interiorizzato che il movimento delle braccia parte dal centro del corpo e si espande nelle estremità. Non è un caso che molte cattive abitudini come spalle alte, gomiti cadenti e linee che si spezzano all’altezza del polso hanno origine nella mancanza di una connessione muscolare tra le braccia e la schiena. Coltivare il movimento delle proprie braccia aggiunge colore a qualsiasi tipo di allenamento. Sarà per questo che danza e fitness si scambiano così tante informazioni: l’ una possiede il potere evocativo della narrazione, l’altra la specificità dell’allenamento.
Sempre più danzatori sono coscienti di dover aggiungere alla loro routine sequenze specifiche di allenamento e sempre più istruttori di total body costruiscono le loro lezioni con grande attenzione per mantenere uniti forza e fluidità. Da qui l’idea di Ida di proporre il Corso di preparatore atletico per la danza in partenza nel 2024, condotto da Melissa Roda e Viviana Fabozzi, per il quale verranno creati allenamenti specifici per migliorare le capacità atletiche da allenare in ogni forma di danza: agilità e coordinazione, forza generale e specifica, trofismo muscolare generale, resistenza lattacida e rinforzo del piede. Melissa Roda suggerisce di seguito alcune proposte per allenare un port de bras corretto:

Allenamento Resistenza Muscolare (Strategie EMOTM 12 Minuti)

Primo minuto
10 Rep extrarotazioni con banda elastica
esecuzione: gomiti addotti al tronco, braccia flesse a 90 gradi extra ruotato verso l’esterno mantenendo sempre la tensione dell’elastico (utilizzo la contrazione auxotonica)
8 Piegamenti base di appoggio il muro gomiti stretti

Secondo minuto
40 secondi simulo funi con banda elastica
esecuzione: banda elastica posizionata sotto i piedi, mantengo banda elastica con mano chiusa, gomiti addotti movimento piccolo e rapido, continuo a percepire tensione banda elastica.

Terzo minuto
6 Ripetizioni di un gesto tecnico mantenendo il contatto del dorso al muro. Qualità del gesto.
Ripeto fino a raggiungere
i 12 Minuti.

Timing Circuit (40 secondi di lavoro e recupero 30 secondi)

Prima stazione
Spinta al muro mantenendo contrazione iso-metrica, controllo la scapola e la postura (core).

Seconda stazione
Sdraiati in posizione supina banda elastica posizionata sotto le scapole braccia rotonde mantenendo tensione banda elastica, piedi posizionati al muro stacco il coccige dal pavimento senza modificare posizionata braccia.

Terza stazione
Posizione di partenza in ginocchio di fronte al muro mani aperte a contatto con il muro, estendo dita delle mani ruoto palmo delle mani verso l’interno dita restano a contatto forte il nucleo del corpo (core) motore del gesto articolazione della spalla polso e mano da aperte le dita adducono.

Quarto minuto
Posizione eretta, braccia allungate sopra la testa mani a contatto al muro salgo sul metatarso e arrotondo le braccia lasciando mignolo a contatto al muro. Motore del gesto scapole e gomiti.
3/4 Round (Giri completi)

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Pelle sottospra

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:42 Scritto da

L'anatomia esperienziale in movimento come strumento nelle mani dei bambini per comprendere se stessi nel mondo

In un paese vicino al mare, vivono un gruppo di bimbi esploratori provenienti da tutto il mondo.
Una mattina, ancora un po’ addormentati, sfogliano un libro sul corpo umano ed improvvisamente vengono attratti dalla descrizione e dalle immagini che parlano della pelle.
Sebastian inizia a toccare il suo braccio e sente che la pelle è un contenitore e protegge l’interno del corpo e prende informazioni dal mondo esterno.
Noah comincia a toccare le braccia di tutti i compagni e sente che la pelle può essere molto liscia o un po’ rugosa. Nel frattempo, tutti i bambini continuano a sfogliare il libro e a ricercare sul corpo le informazioni.
Improvvisamente dal cielo una nuvola, un po’ birichina e curiosa, lascia cadere, come fosse pioggia, tanti fogli di tutti i colori. Le nuvole amiche, con le guanciotte piene d’aria, soffiano sui i fogli e creano sul pavimento l’immagine di un corpo umano.

Alice incomincia a saltellare, prende in mano i colori e urlando dice: “io vado ad esplorare e a disegnare!”
Tutti i bambini iniziano a riportare sui fogli tante immagini fantastiche. I colori incominciano a danzare da una parte all’altra e i fogli, divertiti, si arricchiscono di tante storie.

A un certo punto, l’albero maestro, con i suoi rami e con l’aiuto del vento, raccoglie tutti i fogli. Le farfalle mischiano le pagine disegnate e si forma un libro.
Sebastian racconta la storia, l’albero Maestro mischia nuovamente i fogli e Francesco racconta la storia.
Il maestro divide le varie pagine e le regala ai bambini. Alice, felice, pensa “che bello mi porto a casa un po’ di storie dei miei amici…”.
Si sente un canto nell’aria sono un gruppo di nuvole bianchissime e allegre. Si muovono nel cielo al ritmo di un venticello allegro ed effervescente.
Portano con loro una lunga e grande striscia di carta che volteggia nell’aria e crea figure geometriche.
Le nuvole lasciano cadere la striscia lunga e bianca, che si deposita sul pavimento, leggera come una piuma.
Francesco chiama i compagni e urla: “ragazzi correte una lunga nuvola è atterrata nel nostro cortile!”
Michele “come possiamo trasformarla?”
Alessandro urla, correndo, come impazzito: “Creiamo un mondo corporeo….”, suggerisce!
Metà dei bambini si stende sulla nuvola e prendono le forme che desiderano. Gli altri chiedono agli amici merli di donare loro una piuma, con la quale tracciare i confini dei loro corpi dei corpi dei loro amici.

Si vengono a creare delle grandi forme e i bambini le riempiono di disegni.
Quando hanno finito, cominciano a osservare e Thomas dice: “sono tanti pianeti” e racconta quello che vede di ogni pianeta.
Alessandro invece descrive le varie emozioni che legge dentro i corpi. A Sebastian viene un’idea e la dice bisbigliando ai suoi compagni.
I bambini prendono le forbici e ritagliano le forme. È vero! Sono continenti!
E così facendo, dispongono i vari pezzi, creando un mondo corporeo.
Il vento inizia ad agitare le varie forme, che cominciano a volare nell’aria come tanti aquiloni e che, come tanti aquiloni, spariscono nel mare, verso l’orizzonte.
L’acqua del mare si increspa e due grandi cavalli, uno bianco e uno nero, corrono sull’acqua veloci e saltellanti. I due cavalli sono così veloci e leggeri che volano nell’aria e arrivano dai bambini, depositandosi a terra sfiniti come fogli giganti. I bambini increduli e stupiti incominciano a girare attorno e si chiedono cosa possono fare. A Jonathan viene un’idea: prende forbici, colla, fogli colorati, colori e chiama gli amici a raccolta e sottovoce dice qualcosa…
Improvvisamente tutti i bambini cominciano a ritagliare, incollare, disegnare e…

Noah “… il colore nero assorbe i colori!”
Sebastian “… il colore bianco riflette tutti i colori!”
Thomas “… e la pelle assorbe tutte le informazioni dal mondo esterno!”
Francesco “… e la pelle porta fuori le informazioni dall’interno!”
La pelle ha un sotto e un sopra!

Aprire gli occhi al mondo può essere complicato, soprattutto se “l’apertura” non è stata allenata sin dalla giovane età. Partendo dal presupposto che gli occhi dei bambini sono molto più aperti rispetto a quelli dei genitori (e degli adulti in generale) nelle scuole e nei centri ricreativi, nelle palestre e nelle case, le favole, molto spesso, hanno giocato un ruolo fondamentale nella comprensione delle sfumature del mondo. I nostri bambini hanno bisogno di comprensione e di parole ed io, mamma di figli afro-discendenti, ho intercettato qualche tempo fa nelle parole e tra i disegni di mio figlio di 4 anni, un dubbio: “qual è il mio colore? Sono rosa o marrone?” Nel dubbio mi portava a casa autoritratti rosa e marroni, a seconda del giorno o del sentimento di appartenenza provato in quella mattina, senza una guida, ma dovendosi classificare dentro rigidi colori che, siamo sinceri, non rappresentano lui, ma non rappresentano neppure me e nessun’altro ancora.
Oltre al colore, però, la tematica è l’assenza di comprensione da parte delle figure educative, un gap ancora piuttosto accentuato, se ci rendiamo conto che l’Italia, crocevia di culture da sempre, non ha saputo e, ancora oggi, non sa parlare apertamente della ricchezza della diversità negli spazi educativi preposti. Un bambino, si sa, conosce il mondo attraverso il tatto, ama toccare, ama entrare in contatto attraverso la pelle, prima ancora che attraverso le parole. Vede con gli occhi, ma attraverso il contatto, il mondo diventa concreto ed è qui che una guida diventa necessaria, nella comprensione di sé e nella comprensione di sé in rapporto all’altro e al resto del mondo, nella comprensione della diversità. Una diversità che, nel racconto, diventa ricchezza. Noi, gli adulti, abbiamo una grande responsabilità e in questo siamo noi ad accompagnare i nostri “bambini”, le nuove generazioni figlie di questa società, in un percorso di conoscenza di sé e dell’altro; per fare ciò non dobbiamo e non possiamo sottovalutare tutte quelle discipline che richiamano al contatto primordiale con il mondo esterno, discipline come l’Anatomia Esperienziale in Movimento per Bambini, una disciplina caratterizzata da elementi di Yoga, Danza e Ginnastica frutto dell’unione di tali elementi insieme a elementi di arte e anatomia del corpo umano.
Insieme a Rita Valbonesi, creatrice del percorso di Anatomia Esperienziale in Movimento, ci siamo confrontati per poter cercare di capire come applicare l’Anatomia Esperienziale in Movimento per Bambini alla quotidianità di un Centro estivo, dove i bambini, dopo un anno di scuola, cercano di evadere per qualche mese dalla routine, in mesi estivi che, a piccoli passi, conducono a un nuovo anno, a un nuovo inizio, a una crescita mentale e fisica costante. Il progetto di cui parliamo è un nato dall’osservazione del “mondo dei (nostri) piccoli”, ed è nato da un confronto a cuori aperti, in due parole dette a Rita e dal quale tutto è nato. Una favola per bambini che diventa percorso tra mondi, discorso tra “pelli” esploratrici che danzano sotto la pioggia in estate e trasformano ogni stimolo sensoriale in informazione vitale. Rita Valbonesi, profonda conoscitrice di corpi in movimento, è alla continua ricerca di nuovi elementi per comprendere il rapporto tra corpo e stimoli esterni, siano essi frutto della relazione con l’ambiente circostante e della relazione con l’altro. Nel suo progetto di Anatomia Esperienziale in Movimento, ha dato vita a un percorso di lavoro basato su una metafora, su una visione: il corpo è il mondo.
Da questa visione, Rita ha così sviluppato delle attività per bambini, per accompagnarli nella crescita, aiutandoli a conoscere il proprio corpo e il proprio essere, dando spazio alla consapevolezza della propria presenza nel mondo, in un continuo rapporto con l’altro. Conoscere se stessi per relazionarsi col mondo, conoscere se stessi per capire e migliorare il rapporto con l’altro, comprendere l’altro in un rapporto paritario e di crescita continua.


GLI INCONTRI

I INCONTRO
Il corpo dai mille colori
Rivolto a bimbi da 5 ai 10 ann

Sguardo attento a: 
La pelle è di mille colori e ogni pelle
racconta storie fantastiche.
Vivere l’esperienza insieme permette
di creare la propria storia e di ascoltare
quella degli altri.
Alla fine ognuno di noi si porta a casa un “ pezzettino” di pelle di tutti coloro che hanno partecipato all’esperienza.
Sguardo rivolto all’esterno.

 

II INCONTRO
Mondo corporeo
Rivolto a bimbi da 5 ai 10 anni

Sguardo rivolto a:
la pelle è un contenitore e può essere
pensata come un continente.
All’interno ci sono mondi fantastici e magici.Possono essere paragonati a tanti pianeti o comprendere dalla forma e dal contenuto le varie emozioni.
Tutto insieme creiamo un mondo corporeo.Sguardo rivolto all’interno.

III INCONTRO
La pelle sottosopra

Sguardo rivolto a:
il cuore come organo;
il cuore come ritmo, come luogo di espressione di sentimenti ed emozioni;
il cuore pulsante e danzante.
Due colori: bianco e nero.
La ricerca dell’equilibrio e dell’armonia.
La pelle interna e la pelle esterna,
la pelle sotto e la pelle sopra.

Dall’interno mando informazioni verso l’esterno, verso il fuori edall’esterno raccolgo le informazioni e le porto dentro.

I bambini con il loro cuore hanno iniziato dal cuore a “tatuare ” la pelle sotto e sopra.

Proposte pratiche
a) circuito propriocettivo e posturale con stazioni che coinvolgevano proposte sul piede, flessibilità, e destrezza;
b) proposte che stimolano i riflessi per creare giochi che vanno a stimolare il salto;
c) sequenze di movimento per stimolare la coordinazione, la concentrazione e la memoria;
d) sequenze di movimento danzato per educare al ritmo, alla scoperta ed organizzazione dello spazio;
e) proposte a coppie per educare all’ascolto del ritmo, del tempo ecc. di se insieme ad un altro compagno;
f) proposte in gruppo di 4 bimbi che si tengono per mano e si muovono nello spazio; 
g) lezione di yoga - animali- piante- elementi celesti- racconti e fiabe.

Heels Dance, con i tacchi tutto è possibile

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:36 Scritto da

La Heels dance è una danza basata su una tecnica raffinata che prevede pose, veloci cambi di peso, giri, trick, hair whip, spaccate e salti ma anche una danza che grazie all’eleganza, al portamento e alla sensualità aiuta a sentirsi più belli e sicuri di sé: protagonisti assoluti della Heels dance non sono tacchi normali da strada ma vertiginosi tacchi a spillo. Nata dopo gli anni Sessanta, la Heels dance è un tipo di danza che, oltre alla capacità di portare e muoversi sui tacchi, richiede una certa resistenza, controllo ed equilibrio e ha conosciuto un boom planetario nel 2008 quando la cantante Beyoncè si è esibita, accompagnata da due ballerine, in una coreografia ballata esclusivamente sui tacchi nel videoclip del suo famoso singolo Single Ladies. Del 2014 è poi la sua consacrazione a livello globale quando, durante il programma Britain’s got Talent, il giovane parigino Yanis Marshall ballò con la sua crew di soli uomini un pezzo di street jazz sui tacchi.
Per far conoscere meglio questa disciplina ai nostri lettori abbiamo fatto due chiacchiere con Daniela Cipollone, danzatrice dalle diverse esperienze - tour Marco Mengoni, Domenica In, Miss Italia, World of Dance, Espana Got Talent, videoclip musicali e produzioni teatrali - e docente che cura per Ida la Heels Class.
La prima cosa fondamentale da sapere, come ci racconta Daniela, è che la Heels cambia a seconda degli obiettivi con cui una persona frequenta questo tipo di corso: chi lo frequenta per una ragione professionale è importante che abbia basi modern e jazz, una buona padronanza della tecnica della danza oltre ad una buona consapevolezza del proprio corpo; chi lo segue invece per il semplice gusto di farlo può iniziare anche senza aver studiato danza. Le chiedo se sia importante possedere delle basi hip hop per poter frequentare queste classi: “in realtà c’è un pò di confusione. Ad esempio nella prima lezione che feci io (a Los Angeles nel 2007 n.d.r.) c’erano molte influenze hip hop ma poi tutto si è evoluto dipendendo dallo stile che ogni docente aveva deciso di affidare al proprio lato coreografico. Si trovano quindi coreografie che hanno diverse influenze: chi più hip hop, chi più contemporaneo, chi più jazz. Il tutto dipende dal colore e dal carattere che vuoi dare al tuo lato coreografico e questo credo che dia senz’altro un valore aggiunto a quello che proponi”. Poi ci racconta che le diatribe interne relative ai diversi stili del mondo heels secondo lei lasciano il tempo che trovano: “l’importante è partire da quello che ti piace fare, non limitandosi, perchè tutto ci ritorna utile e non dobbiamo perdere il feeling che c’è alla base di questa disciplina”. Come hai fatto nella coreografia che hai presentato a luglio al Galà Ravenna Danza in cui hai proposto l’Heels accompagnato dalla musica classica? “Assolutamenti si. A livello coreografico ognuno colora il suo stile in base al suo background e a me piace andare sempre fuori dagli schemi, cercando qualcosa di differente: per il Galà mi sono ispirata ad esempio alla sacralità del Teatro Alighieri ma in generale, a livello coreografico, la Heels mi fa sentire molto libera e posso variare da Mina a Rihanna. La commistione tra i diversi generi mi fa pensare come il riscaldamento di questa disciplina possa essere particolare e differente da una classe di danza “tradizionale”. Daniela lo conferma: questa è una disciplina così vasta che ha molto da offrire. Il riscaldamento, che è fondamentale come in ogni tipo di danza, deve essere funzionale e ha influenze sia di natura modern, che classica e contemporanea. Yannis Marshall ad esempio ha introdotto la sbarra con i tacchi dove tutto è funzionale al peso che viene calibrato con i tacchi; di norma però il riscaldamento viene svolto senza tacchi per preparare il corpo e si mettono i tacchi successivamente, anche se è possibile che qualche docente inizi subito la lezione camminando con i tacchi.
L’Heels dance si contraddistingue anche perchè è un’arte che permette di esprimere pienamente, serenamente e liberamente quella parte molto sensuale che nella vita di tutti i giorni non ci è permesso quasi mai di mostrare. Daniela ci confermi che questa disciplina non ti fa sentire sotto giudizio?: “Si decisamente. Molti principianti si avvicinano non a caso a questa disciplina perchè è una danza liberatoria e i principianti hanno quella voglia di scoprirsi che viene lasciata da parte dai professionisti che si chiudono spesso in schemi e perdono la natura di quello che fanno. I principianti hanno maggiore libertà: in particolare le donne, mogli, madri questo modo di usare i tacchi lo vivono con intensità, come una riscoperta di sensualità e di nuove emozioni tant’è che nella vita quotidiana hanno delle vere e proprie svolte a livello psicologico. Negli anni ho proprio riscontrato che la Heels le aiuta anche nella vita privata facendole acquisire maggiore sicurezza… d’altra parte a chi non piace stare sui tacchi?”. Mi racconta tuttavia che sebbene siano in molti a frequentare questa disciplina in Italia ci sia ancora del pregiudizio perchè nel nostro Paese pensando ai tacchi ci si ricollega a situazioni più volgari, come fosse un tabù. Poi Daniela ci confessa: “sono di parte lo so, ma vedo soltanto lati positivi e nessun lato negativo… perchè, se frequenti queste classi perchè sei un ballerino, è ormai diventata una necessità dato che sempre di più in ogni settore ti richiedono di ballare con i tacchi e poi a livello professionale credo che oggi più di ieri un ballerino debba cercare di approfondire a 360 gradi la danza per essere pronto ad ogni esigenza scenica; se invece si frequenta per hobby è un buono escamotage alla vita quotidiana e una bella riscoperta interiore… Personalmente per me è un vero piacere per l’anima come ci fosse quell’ alter ego donna… metto i tacchi e vado!” Per chi vuole approfondire questa disciplina Daniela Cipollone consiglia di guardare i lavori di alcuni esponenti della Heels Dance internazionale come Yannis Marshall, Danielle Polanco, Dana Foglia e Malou Linders. Per per impadronirsi degli strumenti tecnici e coreografici della Heels Dance l’appuntamento sarà a Milano il 7/8 ottobre, Heels II Livello a Roma il 28/29 ottobre, a Ravenna il 25/26 novembre e a Bologna il 3/4 febbraio.

Il Sistema Mnemonico del danzatore

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:30 Scritto da

La ricerca proposta in questo articolo ha come obiettivo l’analisi e l’individuazione dei processi di apprendimento e ritenzione di un’abilità motoria da parte di danzatori e insegnanti di danza professionisti, categorie molto abili nel memorizzare sequenze lunghe anche diversi minuti, si è cercato di comprendere il meccanismo per cui questo avviene e dimostrarlo. Come mai un danzatore ha una capacità così elevata di memorizzare una sequenza di movimento in tempi molto brevi, e ripeterla immediatamente.
Anche l’osservazione effettuata su ragazzi perfino di giovanissima età che evidenziava la loro velocità nell’acquisire le legazioni che venivano proposte durante le lezioni di danza, ci ha portati a domandarci: perché ragazzi che studiano fin da piccoli ad un livello professionale risultano così abili nella memorizzazione mentre i loro coetanei mostrano una difficoltà rilevante posti davanti a sequenze anche semplificate?
La ricerca svolta si pone l’obiettivo di trovare delle risposte proprio a questa domanda. Per eseguire un’indagine sui sistemi mnemonici dei danzatori e cercare delle risposte ai quesiti posti, è stato necessario risalire al precursore della memoria stessa: la memoria, in effetti, non è altro che il risultato dell’apprendimento, dovuto all’allenamento e all’esperienza.
Per farlo è stato innanzitutto affrontato il processo di apprendimento di un’abilità motoria, con i relativi stadi e modalità; in seguito, sono stati analizzati i processi di ritenzione con le relative teorie, insieme ai processi attentivi e motivazionali che risultano essere di supporto all’apprendimento ed alla successiva ritenzione di una sequenza motoria. In un’ultima analisi, è stata presa in considerazione la concezione più moderna di intelligenza, affrontando in particolare la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner.
Questo percorso teorico è stato necessario per dare supporto ai risultati ottenuti dalla somministrazione di sequenze motorie ad un campione di trenta soggetti suddivisi in tre gruppi seguite dalla somministrazione di un test di memoria di cifre.
Come detto il campione esaminato è composto da trenta soggetti di età compresa tra i venti e i venticinque anni (x : 22,93; s: 1,6), suddivisi in tre gruppi di dieci persone ognuno; un gruppo composto da danzatori e insegnanti di danza professionisti (A), uno da danzatori amatoriali (B) e un terzo da non danzatori (C).
Non si evidenzia una differenza significativa tra le età dei tre gruppi, dato molto importante per escludere differenze di comportamento dovute propriamente a questa.
Ad ogni gruppo sono state mostrate due sequenze di movimento che prevedevano l’esecuzione di movimenti fisiologici di base, accessibili anche a chi non ha mai acquisito delle abilità tecniche di alcun livello, senza l’utilizzo di brani musicali ma scandite soltanto numericamente.
Le prove hanno seguito criteri specifici di somministrazione: è stato cronometrato il tempo dall’inizio della fase di apprendimento della sequenza fino alla fine dell’esecuzione; è stata presa nota del numero di tentativi e di errori effettuati dai soggetti durante l’esecuzione. Oltre alla memoria implicita, è stata messa alla prova la memoria esplicita dei partecipanti adottando il sub-test “memoria di cifre” del test WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale); si è quindi richiesto ai partecipanti di ripetere l’elenco di cifre che veniva presentato verbalmente, prima in forma diretta e successivamente inversa, così da avere una panoramica di entrambe le forme di memoria, sia implicita che esplicita, nei tre gruppi.
I risultati ottenuti sono stati analizzati secondo due direzioni: la prima analisi è stata una verifica visiva dei grafici ottenuti, che ha permesso di evidenziare immediatamente le differenze o le somiglianze dei risultati. Successivamente, si è proceduto al calcolo della t di Student per verificare la significatività della differenza delle medie ottenute nelle diverse prove nei tre gruppi. Il test della t di Student è stato effettuato sia per campioni indipendenti (confronto tra i tre gruppi osservati), che per campioni dipendenti (confronto dei risultati ottenuti negli stessi gruppi nelle due prove).
I valori ottenuti evidenziano delle decise differenze tra i gruppi:
dopo la verifica relativa all’età (che come detto è servita per eliminare differenze dovute a periodi diversi di vita) si è passati ad analizzare i risultati ottenuti nel “tempo di apprendimento”. Nelle due prove appare evidente come il gruppo dei danzatori professionisti (A) impieghi decisamente meno tempo rispetto agli altri due anche se la differenza statisticamente significativa si rileva solo nel confronto con il gruppo dei non danzatori (C). Il fatto che non si rilevi differenza tra i danzatori professionisti e quelli amatoriali ci fa pensare che già nel danzatore amatoriale sia presente una capacità mnemonica cinestesica che tende a svilupparsi pur non risultando ancora così elevata per poter ottenere una differenza col gruppo dei non danzatori. Per quanto riguarda gli errori si evidenzia anche come il gruppo dei danzatori professionisti (A) compia un numero minore di errori nell’esecuzione delle prove proposte, rispetto ai gruppi B e C, pur avendo svolto il medesimo numero di tentativi. Dai risultati della prova della memoria di cifre non è stata rilevata una particolare differenza tra i gruppi, dimostrando che le capacità cognitive di partenza erano le medesime.
Possiamo dire che il tipo di allenamento previsto da una classe di danza richiama l’attenzione costante dell’esecutore, permettendo così di migliorare l’attenzione divisa nella quale viene chiesto di porre il controllo su due o più informazioni simultaneamente. Possedere un ampio patrimonio motorio facilita anche questo compito poiché la creazione di automatismi richiede minore impiego di risorse cognitive e il richiamo degli stessi non richiede un’attività cosciente.

LINK ALL'ARTICOLO COMPLETO >>>

*Giuseppina Franzese - Danzatrice diplomata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, docente di Tecnica della danza classica presso Licei coreutici. L'articolo è un estratto dalla  sua testi di laurea, coordinata da Carlo del Proposto, psicologo, psicoterapeuta e docente di Psicologia presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma.

Oltreconfine

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:27 Scritto da

La migrazione dei talenti italiani verso la danza come professione.

Quando si stanno per raggiungere i primi 40 anni, si cominciano a fare i primi bilanci: lavoro, famiglia, esperienze di vita, obiettivi raggiunti, obiettivi non raggiunti. E se fino a non molto tempo prima si guardava al futuro con occhi sognanti, da un giorno all’altro ci si sveglia pensando: “sono più i rimorsi o i rimpianti?!”.
Tutte queste sembrano frasi fatte ce ne rendiamo conto tutti, però, allo stesso tempo, a un certo punto della vita cominciamo davvero a fare i conti con le esperienze fatte e quelle non fatte, con gli obiettivi raggiunti e con quelli, aimè, non raggiunti. Il fatto che di questi tempi, l’aver trascorso periodi di vita all’estero stia diventando l’ago della bilancia di questi bilanci di vita, ha visto, negli ultimi decenni, una vera e propria ondata di giovani partire verso mete attraenti, sia dal punto di vista geografico che dal punto di vista economico e, sicuramente, questa migrazione, ha coinvolto anche moltissimi talenti del mondo della danza.I motivi che spingono a lasciare il nostro Paese sono diversi: il primo è sempre quello di fare esperienze utili e rendere il proprio bagaglio sempre più appetibile dal punto di vista professionale e, se parliamo di danza, in questo periodo storico, l’estero sembra l’unica possibilità per diventare professionisti.
Parlare di estero è un concetto un po’ aleatorio, indefinito, ma i Paesi che oggi hanno Compagnie di alto livello sono davvero numerosi, per cui le possibilità sono evidenti, ma no, tra questi Paesi, purtroppo non possiamo menzionare l’Italia. Una volta compresa la strada da percorrere, bisogna però riuscire ad aprire la porta d’accesso verso questi Paesi e soprattutto verso queste Compagnie. Le Compagnie internazionali organizzano audizioni costanti, in diversi angoli di mondo e spesso anche in Italia e, vi dirò di più, le compagnie spesso si “nutrono” di danzatori italiani, del loro spirito, della loro vena artistica, per questo le audizioni trovano spesso spazio in Italia. Uno dei Paesi più concreti da questo punto di vista è l’Olanda. Nei Paesi Bassi, troviamo Compagnie (tantissime quelle di danza contemporanea), teatri all’avanguardia, opportunità di crescita e di vita, insieme a una essenziale libertà di espressione davvero non paragonabile all’esperienza italiana.
Ci siamo confrontati con diversi danzatori che al momento stanno vivendo in Olanda quello che è il loro “sogno di danza” e ci siamo resi subito conto del velo di amarezza con il quale raccontano la necessità di lasciare l’Italia per riuscire a vivere dignitosamente di danza, anche se cogliamo da subito l’entusiasmo di cui si nutrono ogni giorno e che comunicano senza alcuna esitazione. Perché l’Olanda per loro è stata davvero quella porta verso la dignità artistica di cui può e deve vivere un danzatore.
Abbiamo parlato con Mandela Giudice, Rebecca Speroni e Delia Albertini, tre giovani italiani, laureati al Codarts, Università di arti performative con sede a Rotterdam, dove i talenti possono davvero trasformare la propria passione in professione, il trait-d‘-union tra lo studio e l’applicazione della propria arte all’interno di progetti e performances.
I tre danzatori vivono in Olanda da più di quattro anni, sono poco più che ventenni, ma i danzatori sono così, hanno una consapevolezza insita nei loro comportamenti, che rende semplice comprendere quanto siano pronti a diventare professionisti già in giovane età. Spesso però sono i genitori che, leggendo tra le righe, capiscono di dover agire prima del tempo per supportare i giovani figli e così a 13 anni Mandela prende parte a uno stage internazionale a Cannes, presso il Pôle National Supérieur de Danse Rosella Hightower, rendendosi così conto di voler diventare ballerino, vivere di danza dignitosamente. Entra in contatto con il Codarts ancora prima del raggiungimento del diploma, frequentando il corso DIP Dance Intensive Programme, corso di studi pre-universitario promosso dal Codarts di Rotterdam, ZHdK BA Contemporary Dance di Zurigo e A.E.D. Al conseguimento del diploma, il corso apre le porte di queste prestigiose realtà, dando modo ai giovani danzatori di perseguire i propri obiettivi professionali.
Parliamo un po’ con Mandela, forte di esperienze in diversi ambiti e contesti, ci parla con trasparenza e cognizione di ciò che significa studiare danza in Italia e in Olanda: due Paesi europei, ma estremamente diversi dal punto di vista culturale, aprono le porte verso due modi di vivere la danza estremamente diversi. L’Italia, con la sua storia, si trova ancora molto legata al mondo accademico, ad un approccio impostato e poco incline all’individualità e alla sua valorizzazione. Al contrario l’Olanda favorisce proprio lo sviluppo e l’espressione della propria individualità artistica, senza appiattire, ma dando spazio all’essere prima ancora che alla tecnica. Inoltre gli insegnamenti in ambito universitario puntano alla trasformazione dello studente in ballerino dando la possibilità di esibirsi già durante il percorso scolastico. Il confronto con la realtà italiana è sconfortante anche dal punto di vista della valorizzazione di quest’arte: il governo olandese ogni anno riserva fondi ai giovani artisti, siano essi danzatori, ma anche pittori e musicisti per la realizzazione dei loro progetti. Le strutture e i teatri sono spesso all’avanguardia e sono presenti centri culturali di primordine che facilitano anche l’ingresso delle giovani compagnie nel mondo di teatri e festival.
Rebecca però ci tiene a ricordare come le compagnie straniere siano comunque piene di danzatori italiani di grandissimo talento. Ci rende partecipi di questa “migrazione” sottolineando come in Codarts, quasi ogni anno, la metà degli studenti siano italiani: “ormai questa non è più una sorpresa” ci dice “gli insegnanti di danza contemporanea, compresa la mia, ci hanno detto chiaramente che i ballerini italiani hanno una passione speciale, qualcosa che nasce dentro e che non si trova in altri ballerini”. Questo è solo una delle tante conferme del grande lavoro della scuola di danza italiana, una scuola che, sin dalle classi di propedeutica, forma una classe di professionisti unici, professionisti che purtroppo non possono vivere di questo lavoro in Italia perché qui manca il supporto. Rebecca e Mandela condividono quest’idea, sostengono la mancanza totale di investimenti nei confronti dell’arte, con teatri semideserti che sono lo specchio di un’Italia ancora assente nei luoghi di cultura, ma spesso presente negli stadi. Non c’è equilibrio nella ripartizione degli investimenti tra arte e sport, non c’è equilibrio nella valorizzazione delle attività per ragazzi, non c’è equilibrio nell’offerta di opportunità professionalizzanti. Per questo, chi può, comincia con le audizioni ancora prima di diplomarsi. Anche Delia Albertini ha trovato la sua strada in Olanda, partendo proprio dalla Codarts. Come ci spiega, questa università, inesistente in Italia, dà la possibilità di ampliare le conoscenze tecniche e fisiche, senza dimenticare materie teoriche, come alimentazione, psicologia e anatomia, storia della musica e storia della danza, dando così gli strumenti per comprendere la danza a 360° acquisendo allo stesso tempo consapevolezza costante sul proprio corpo e, grazie alle grandi opportunità formative, il ballerino sviluppa sin dal primo anno una forte conoscenza di sé, che lo guida fino a plasmare la propria soggettività artistica. Una consapevolezza approfondita del proprio essere in quanto danzatore che permette, una volta concluso il percorso accademico, di plasmare la propria figura professionale in modo concreto.
La differenza sostanziale con l’Italia è la possibilità di confrontarsi con altre culture e altre prospettive sulla danza: in Codarts, infatti, gli studenti e i docenti arrivano davvero da tutto il mondo e il confronto è aperto e costante, apportando ricchezza culturale, ma anche artistica e tecnica.
L’esperienza è totalizzante e gli aspetti positivi sono numerosi: il cambiamento principale è legato alla mentalità. In Italia l’approccio è molto più fisico, schematico e oggettivo, legato alla coreografia in sé e all’esecuzione del movimento; mentre in Olanda, in questo caso, alla Codarts, c’è uno stimolo costante verso lo sviluppo di una propria identità di movimento, una propria identità artistica e questo aiuta molto la crescita artistica. Parlando con questi giovani talenti, una cosa risalta: frequentare un percorso accademico di questo tipo fa comprendere l’importanza del lavoro di squadra, l’importanza del confronto aperto per il raggiungimento di un obiettivo formativo comune, che li conduce da subito a lavorare in Compagnia o da freelancer grazie anche ai contatti sviluppati negli anni con coreografi e direttori artistici provenienti dalle più svariate compagnie in Olanda, Europa e nel resto del mondo.
Parlando con Mandela, Rebecca e Delia, ci rendiamo conto che l’Italia resta il Paese del cuore, il Paese dove l’arte ha trovato la sua massima espressione nella sua storia, ma che era e resta ancora troppo ancorato alla valorizzazione di questa storia passata dimenticando purtroppo il presente con l’assenza di investimenti verso l’arte; mentre all’estero, nel frattempo, i nostri giovani continuano a portare la passione italiana in compagnie e progetti di danza oltreconfine.

L'accompagnamento di IDA verso al Riforma dello Sport

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:10 Scritto da

Il 26 luglio il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per lo Sport e i Giovani e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che ha introdotto disposizioni integrative e correttive dei decreti attuativi della Riforma dello sport, già in vigore dal 1° luglio 2023. Il 5 settembre è stato approvato, con l’uscita nella Gazzetta ufficiale, anche il Correttivo Bis.

A partire da questa data viene sancito in modo definitivo un nuovo modus operandi per il mondo sportivo italiano. La Riforma con i relativi correttivi prevede infatti nuove tutele per i lavoratori; maggiore trasparenza e semplificazione per venire incontro alle specificità del comparto; nuova gestione dei rapporti di lavoro nel settore; l’elenco di figure che pertengono al mondo sportivo; le modalità di rapporto del lavoratore sportivo che è già occupato anche nella pubblica amministrazione; il rapporto tra volontari e l’attività gratuita dei dirigenti sportivi; la necessità di adeguare gli Statuti alle nuove norme entro il 31/12/2023; la possibilità dell’acquisizione della personalità giuridica con un patrimonio minimo; l’abolizione del modello Eas; la possibilità di usufruire di locali in cui si svolgono le attività sportive compatibili con tutte le destinazioni d’uso, nuove modalità per l’acquisizione della personalità giuridica, la costituzione di un Osservatorio che avrà il compito di monitorare gli impatti della riforma e di proporre eventuali ulteriori modifiche che ne migliorino l'efficacia e la sostenibilità.
Nel dettaglio il nuovo correttivo prevede inoltre che: per tutti gli adempimenti inerenti alle co.co.co sportive dilettantistiche, nonché per i conseguenti versamenti, riferiti al periodo luglio 2023/settembre 2023 viene confermato una sorta di periodo di tolleranza fino al 31 ottobre; i compensi co.co.co. erogati dalle asd/ssd, fino alla soglia stabilita di € 85.000,00, restano al di fuori dalla determinazione della base imponibile Irap; i co.co.co. sportivi sono esenti da obblighi Inail, in quanto già coperti dalla tutela dell’obbligo assicurativo art. 51 legge 289 2002; Asd e Ssd possano utilizzare anche le prestazioni occasionali.

IDA come sempre in aiuto alle associazioni e alle società sportive, per rispondere ad ogni dubbio metterà a disposizione una consulenza gratuita con un esperto del settore che fornirà tutti gli aggiornamenti necessari oltre ad aggiornare costantemente con i propri social anche attraverso dirette. Ida fornirà anche consulenza agli insegnanti in caso di dubbi su diplomi e tesserini tecnici in possesso valutando gratuitamente i titoli di qualifica.

Per maggiori informazioni si può contattare il numero 0544/34124 o scrivere una e-mail a danza@idadance.com

Educhiamo i nostri allievi a nutrirsi bene

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:06 Scritto da

Avevo 14 anni quando ho iniziato a lavorare come ballerina. Lavoravo come ballerina di Ensemble per una compagnia internazionale e, come ogni giovane ballerina alla prima esperienza internazionale, mi sentivo grata, felice, ma anche molto spaventata. Come ogni adolescente, il rapporto con il mio corpo era un rapporto profondo, ma anche piuttosto complesso: mi guardavo attorno e nel confronto con le colleghe nascevano moltissimi dubbi e altrettanti complessi: alcune belle e armoniose, tecnicamente inappuntabili e banalmente, in questo confronto, le vedevo sempre e puntualmente più magre, benchè io avessi un indice BMI perfetto, ma non per quel determinato lavoro, non per i miei datori di lavoro. In quegli anni le battute legate all'aspetto fisico erano all'ordine del giorno. Ogni giorno l'ansia da bilancia era viva e per questo motivo cercavo di tenerla sotto controllo attraverso diete e regimi alimentari improvvisati: dieta del minestrone, dieta ipocalorica, dieta detossificante, una dopo l'altra, senza sosta e senza alcun risultato, se non quello contrario. Avevo fame, tanta fame! Ad un certo punto della mia vita ho però dovuto scegliere me stessa, la mia salute fisica e mentale, cominciando a nutrirmi in modo adeguato. A quel punto, anche se il confronto con le colleghe continuava, cominciavo a vedere me stessa sotto una luce diversa, vedevo come, grazie ai giusti nutrimenti, riuscivo ad affrontare allenamenti quotidiani, stanca, ma in forza, a differenza di colleghe che, purtroppo, nonostante il valore tecnico dei loro gesti, concludevano gli allenamenti sempre al limite delle loro forze. A 17 anni gli allenamenti erano tanti, intere giornate anche nei mesi più caldi e, senza cibo, gli svenimenti e gli episodi di disidratazione, gli infortuni, spesso legati anche a dimagrimenti non sani, erano all'ordine del giorno. Da quel momento ho capito che avrei perseguito la strada della corretta alimentazione nella danza, come nella vita. Per rendere al meglio, il nutrimento è alla base di una quotidianità sana e per un ballerino, saper mangiare equivale ad allenare in maniera eccelsa la tecnica. Predico questa lezione da sempre, da quando ho cominciato ad insegnare, soprattutto quando noto che il rendimento delle mie allieve a lezione non è ottimale: sono stanche, accusano crampi alle gambe o ai piedi, non sono concentrate, hanno cali di pressione, dimagriscono in modo veloce, accusano giramenti di testa e impallidiscono, non bevono durante la lezione finendo per isolarsi. Un bravo maestro deve afferrare certi indicatori di malessere e agire come o meglio di un genitore. Il maestro deve creare atleti in salute e benessere, non macchine da guerra. Nello scorso articolo ho parlato di come ci si alimenta prima di una performance, di qualsiasi natura (spettacolo o gara), ma a casa cosa consumano i nostri allievi? Come possiamo aiutarli a capire quanto sia importante alimentarsi nel modo corretto? Ci sono alcuni “trucchetti” che possiamo fare con i nostri allievi per creare dei veri momenti di educazione alimentare che, allo stesso tempo, si trasformano in momenti divertenti, di aggregazione, perché il cibo è la nostra benzina e mangiare deve essere un momento di estrema serenità e convivialita’.Ecco alcuni suggerimenti:

  1. creare situazioni di incontro con allievi e genitori insieme, proponendo delle vere e proprie lezioni interattive in cui, con l’aiuto di un professionista, si spiega la nutrizione di base e la sua importanza;
  2. creare delle tematiche ad ogni incontro, dando sempre nuovi spunti, come ad esempio "cosa mangiare a colazione";
  3. creare situazioni di gioco all’interno della classe usando gli strumenti che si trovano all’interno della sala, come ad esempio: creare ballando la Piramide alimentare con oggetti (step, cerchi, cubi, tappeti, fitball ecc) oppure usando il proprio corpo, creando delle vere e proprie coreografie;
  4. interpretare il cibo: soprattutto per i più piccoli si può chiedere loro di “trasformarsi” in tutti i tipi di frutta, creare degli stati d’animo davanti allo specchio (es. l’albicocca è un frutto che ride sempre, l’anguria è un frutto che riposa al sole e suona la chitarra ecc…);
  5. fare la spesa con i propri allievi comprando sia cibi protettivi (fondamentali per il nostro organismo) che cibi “spazzatura” per poi tornare in sala e discutere insieme sul valore nutrizionale di ognuno;
  6. con l’aiuto delle famiglie, cucinare con loro i piatti preferiti;
  7. creare con loro in sala il gioco del semaforo: disegnare un semaforo su una lavagna e incollare le immagini (magari disegnate da loro, e qui utilizzare anche l’aspetto ludico pittorico) dei cibi “buoni” vicino alla luce verde, dei cibi “cattivi” vicino alla luce rossa, dei cibi da
  8. consumare sempre ma con le giuste porzioni vicino alla luce gialla;
  9. andare fuori a cena con gli allievi, magari cercando dei ristoranti diversi ogni volta o particolari, come ad esempio una pizzeria con proposte alternative di farine e impasti o altro.

Parlare di cibo con gli allievi dà sempre tanta soddisfazione, perchè si caricano di energia positiva! Per cui Maestri e Maestre, non sottovalutate l’aspetto nutrizionale, investite il vostro tempo e quello dei vostri allievi anche in discorsi legati all'educazione alimentare, perchè si tratta di vita e per questo è importante andare al di là dei soli saggi e concorsi. Buon appetito!

Biennale Danza 2024

Giovedì, 21 Settembre 2023 16:01 Scritto da

On line un bando per il sostegno di due nuove creazioni coreografiche under 35

Appena calato il sipario sull’edizione 2023 la Biennale Danza prosegue il programma pluriennale che destina risorse alla creazione coreografica delle nuove generazioni e dopo Diego Tortelli, Luna Cenere, Andrea Peña, vincitori dei precedenti bandi, rinnova l’invito ad artisti e compagnie di danza italiane e internazionali di età inferiore ai 35 anni a proporre progetti coreografici originali e inediti (che non abbiano mai debuttato né in forma di studio né in forma completa).
Nella più ampia libertà di proposta (dall’assolo alla composizione d’ensemble) i progetti che, rispondendo alle richieste dei bandi, perverranno entro il 12 settembre verranno selezionati da Wayne McGregor, coreografo e direttore artistico del Settore Danza della Biennale di Venezia. I due progetti selezionati debutteranno al 18° Festival Internazionale di Danza Contemporanea e saranno sostenuti dalla Biennale di Venezia con un premio di produzione che potrà arrivare fino a un massimo di 30.000 euro; contributo che potrà autonomamente, o insieme ad altri partner produttori, concorrere alla realizzazione del progetto coreografico. Oltre al premio di produzione la Biennale di Venezia coprirà le spese di allestimento necessarie per il debutto a Venezia: dai cachet artistici a viaggio e alloggio e alla scheda tecnica.
Wayne McGregor effettuerà la selezione a suo insindacabile giudizio, sulla base dei materiali inviati e l’esito della selezione verrà comunicato il 10 ottobre 2023.

Per informazioni dettagliate sui bandi si può consultare il sito della Biennale di Venezia www.labiennale.org o scrivere a bando-danza@labiennale.org

Campus IDA 2023: un'edizione da ricordare

Giovedì, 21 Settembre 2023 15:53 Scritto da

Campus 2023 si è fatto attendere come si attendono tutte le occasioni speciali: l’edizione di questa estate è stata un ritorno; un ritorno all’atmosfera Pre Covid. Un Campus che ha visto la partecipazione di tanti ragazzi entusiasti, pronti a cogliere le occasioni e pronti a godere di quattro giorni di danza e della competenza dei diversi docenti ospiti.
Per la prima volta a Campus il Maestro Alen Bottaini, fondatore e direttore della Bavaria Ballet Academy, ha portato a lezione la sua competenza e i suoi consigli per i giovani danzatori, emozionati e con una grande carica di energia. I ragazzi hanno riempito le aule del Maestro e hanno anche partecipato all’audizione per poter entrare nella sua Accademia con sede a Monaco: per tre ragazzi, grazie all’occasione creata a Campus, si sono aperte le porte della Bavaria Ballet Academy e di un contesto preprofessionale che gli regalerà nuovi ed essenziali stimoli per il loro futuro.
Come sempre, grazie alle diverse lezioni, categorie e discipline Campus ha dato la possibilità di provare a mettersi in gioco nella categoria kids e ai più grandi di mettersi alla prova con lezioni di livello intermedio e avanzato con lezioni di modern, contemporaneo, classico, hip hop e, tra le novità 2023, di heels e musical.
Quest’anno poi Ravenna Danza, il tradizionale galà conclusivo del Campus, è stato ospitato sul prestigioso palco del Teatro Alighieri di Ravenna e dedicato alla memoria di Loreta Alexandrescu Stein: ballerina e insegnante di danza classico-accademica, danza storica e danza di carattere all’Accademia Teatro alla Scala formando generazioni di ballerini come - solo per citarne alcuni - Roberto Bolle, Massimo Murru, Nicoletta Manni e Rebecca Bianchi è stata amica e stimata ospite di tante edizioni della scuola estiva di Ida. La serata ha ospitato diversi momenti toccanti, a partire dall’esibizione degli ex allievi della Maestra, Giulia Fanti e Alessandro Francesconi che, con grande commozione, hanno danzato nel ricordo di Loreta portando in scena variazioni classiche da repertorio e una coreografia creata per l’occasione da Emanuela Tagliavia. Ospiti della serata anche i giovani ballerini della trasmissione televisiva Il Cantante Mascherato coreografati da Matteo Addino e la compagnia Beyond, vincitrice di svariate edizioni del contest World of Dance, diretta da Daniela Cipollone oltre ai numerosi partecipanti allo stage Campus che hanno presentato le coreografie preparate durante le lezioni condotte da Jacopo Pelliccia, Matteo Addino, Roberta Broglia, Michael D’Adamio e Daniela Cipollone. La serata si è conclusa con la consegna da parte di Emanuela Tagliavia ed Elisa Scala, colleghe ed amiche della Sig.ra Alexandrescu, del Premio speciale Città di Ravenna dedicato al miglior talento emerso dalle selezioni del concorso Ravenna danza. Grande partecipazione, grande attenzione e tanta voglia di fare hanno contraddistinto questa edizione 2023, un’edizione che per noi di Ida è stata un po’ anche l’edizione della rinascita.

Sulla strada verso Expression

Scritto da

 

Giuria, palco, premi, borse di studio, allestimenti, musiche. Tutto è pronto.
Arrivano pian piano, sono loro, li riconosci già sul treno, sono i veri protagonisti, i danzatori. I primi ad arrivare, accompagnati da maestri e genitori sono i piccolini, pronti per quel palco che sembra essere così grande per loro. Sulla strada verso Expression li riconosci, sono composti, ma emanano energia, camminano con passo veloce, tradiscono l’emozione che l’attesa di quel palco regala. Sulla strada verso Expression ci pensano gli accompagnatori a rassicurarli, ma loro, che abbiano gli chignon in ordine o il borsone col nome della scuola di danza, non ci pensano neppure un minuto a rallentare, sanno che a pochi minuti si paleserà davanti agli occhi quella Fortezza che ancora una volta aprirà le porte e darà spazio ai sogni.
La Fortezza è così, se non l’hai vista, né vissuta, è un po’ difficile da raccontare perché le sue mura imponenti rendono la strada verso Expression ancora più solenne. Si entra, ordine e passi di danza, perché ogni tanto li vedi, te ne accorgi, aspettano pazienti e in punta di piedi o abbozzano un en-dehor, giusto per ammazzare l’attesa e quell’ansia che genera l’attesa.
“Padiglione Nazioni ragazzi, di qua, sono sicuro”, sono chiacchiere e parole, ma tutte parlano di Expression: per questa nuova edizione il backstage cerca di stare al passo e vuole essere parte integrante dello show, un backstage che vive di emozioni e di tensioni, di amicizie e di risate. Quest’anno il backstage è ancora più vivo grazie alla postazione social, dove ci rendiamo conto che a volte non bastano i 3 minuti di palco per vivere un sogno e allora via con le condivisioni di immagini e video carichi di adrenalina.
Nei 3 giorni di Concorso si sono alternati sul palco più di 1500 danzatori provenienti da Italia, Spagna, Francia, Emirati Arabi Uniti, Svizzera e Russia. Hanno regalato più di 500 coreografie che hanno dimostrato una volta in più il grande talento dei partecipanti a Expression. Come ben si sa, questo concorso, molto spesso è il primo banco di prova per un ballerino, davanti a un pubblico internazionale e soprattutto davanti a giurati provenienti da realtà prestigiose, pronti a scoprire talenti e a offrire opportunità.

Nell’enorme lavoro di preparazione a questo concorso, non solo vengono messe in mostra qualità tecniche degne di nota, ma molti danzatori, in particolare coloro che cominciano a pensare al proprio futuro, si pongono davanti a questa sfida come se fosse un elemento chiave per comprendere lo step successivo della propria carriera: c’è chi vorrebbe affacciarsi al professionismo, chi vorrebbe confrontarsi con realtà diverse, sia dal punto di vista artistico che culturale e chi vorrebbe mettersi alla prova per capire se quella strada verso Expression, può trasformarsi nella strada verso nuove opportunità. Partecipare a un concorso internazionale significa davvero molto per molti, ma siamo i primi a dire che questo palco deve prima di tutto essere un luogo di passione e amore, dove il confronto spontaneo che nasce tra i partecipanti, può e deve essere terreno fertile per riflessioni e, soprattutto, un luogo dove esprimere se stessi.
E allora prendiamo alla lettera le aspirazioni e i desideri di questi danzatori e cerchiamo di aprire la porta alle opportunità: così grazie alle proficue collaborazioni con Accademie e Compagnie, 83 danzatori voleranno in UK, Irlanda, Israele, Stati Uniti, Portogallo, Germania, Austria, Spagna, Repubblica Ceca e Italia per esperienze uniche e senza dubbio indimenticabili.
La strada per la carriera di ballerino professionista, in Italia, è abbastanza tortuosa, nasconde insidie e, purtroppo, è ancora una strada destinata a pochi, nelle poche realtà del nostro Paese, ma di certo, sulla strada per Expression, i giovani danzatori troveranno ancora elementi per alimentare quel sogno.

 

© Expression Dance Magazine - Aprile 2023

 

 

 

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