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Danza, Pilates e il filo rosso che li unisce

Venerdì, 14 Febbraio 2025 15:42 Scritto da

Akai ito (赤い糸) è il nome della popolare leggenda giapponese “del filo rosso”. Questa leggenda racconta dell’esistenza di un filo rosso invisibile che collega destini indipendentemente dal tempo, dalle circostanze e dalle distanze. Il filo è simbolo di un legame predestinato, di un incontro che deve avvenire e rappresenta il concetto di unione e connessione. La Danza (nata prima) il Pilates (nato poi) sono discipline da sempre unite da un filo rosso. Entrambe sono discipline che necessitano di studio e ripetizione per riuscire a esperirle in maniera consapevole così da trarne il maggior beneficio possibile e la miglior performance individuale. Se dovessimo trovare delle parole descriventi e definenti la danza e il pilates potremo dire che:
✔ la danza è ARMONIA in movimento: l’armonia presuppone equilibrio, flessibilità, stabilità, fluidità, forza e coordinazione.
✔ il Pilates è FLESSIBILITÀ/ADATTABILITÁ psicocorporea: la flessibilità si raggiunge grazie alla sinergia muscolare, postura, economia di movimento, consapevolezza del movimento, percezione del proprio corpo, controllo.

La lettura attenta delle parole chiave, e ciò che sottendono, fa intuire quanto il Pilates possa essere d’ausilio a tutto ciò che riguarda il mondo Danza e quanto la danza possa interfacciarsi bene con il Pilates.
Il metodo Pilates (originariamente chiamato “Contrology”) nasce negli anni ‘20 grazie a Joseph Hubertus Pilates (1883–1967). Joseph Pilates sviluppò il suo sistema di allenamento con l’obiettivo di creare un metodo che unisse corpo e mente per migliorare forza, flessibilità, equilibrio e postura.
Il metodo è basato su una precisa programmazione di esercizi, definiti e codificati, che sviluppano il corpo in modo equilibrato lavorando sui muscoli profondi con una forte attenzione alla respirazione, alla precisione e all’allineamento. Il metodo fonda la sua tecnica su precisi principi (detti tradizionali del metodo): concentrazione, controllo, respirazione, centralizzazione, precisione, fluidità ed isolamento.
Gli schemi motori degli esercizi e i suoi principi rendono il Pilates adatto a tutti e indipendentemente dall’età o dal livello di forma fisica di partenza degli allievi.
Possono essere inoltre elaborati in modo da soddisfare esigenze personali specifiche, adeguando il tipo di difficoltà al livello di preparazione degli allievi (dai principianti ai professionisti) o alle necessità fisiche della persona, con particolare attenzione alla riabilitazione post infortunio.
Già dai suoi esordi il metodo di Joseph Pilates riscosse molti consensi tra ballerini e coreografi in Europa ed ebbe ancora più successo e diffusione nel mondo della danza all’apertura del suo primo studio a New York. Tra i suoi clienti si annoverano ballerini della caratura di Martha Graham, George Balanchine, Jerome Robbins e Alwin Nikolais.
La sua metodologia divenne molto popolare nel mondo della danza in quanto gli esercizi proposti avevano enormi benefici nel miglioramento della forza del core (centro del corpo), della stabilità, della mobilità, della postura (elementi essenziali per la tecnica esecutiva dei ballerini). Inoltre i ballerini che lo praticavano abitualmente notavano un migliore benessere fisico generale, una migliore performance e una riduzione degli infortuni da sovraccarico biomeccanico.
Oggi il Pilates viene inserito come materia integrante nei percorsi professionali e nelle scuole amatoriali proprio perché è riconosciuto come strumento fondamentale per i ballerini di tutti i livelli, non solo per migliorare la tecnica ma anche per prevenirne gli infortuni e coltivare il benessere generale.
Il Pilates rappresenta anche la naturale evoluzione nell’attività motoria di chi ha praticato danza a livello agonistico e non. Dall’osservazione dei partecipanti alle lezioni di pilates (che siano negli studi o nelle palestre) si riscontra un’elevata partecipazione di ex professionisti o appassionati che, una volta smesse le lezioni di danza, passano per “mantenersi” quasi fisiologicamente a praticare Pilates perché è una disciplina ad essa molto affine, soprattutto nelle sensazioni corporee che lascia alla fine della pratica.
Interessante notare come, anche nei percorsi formativi per diventare insegnati di Pilates, ci siano moltissimi insegnanti di danza spinti a essere loro stessi promotori di questo metodo così esaustivo per i loro allievi.
L’insegnante di danza è bene che si avvalga di un bagaglio di conoscenze ampio, che gli permetta di poter scegliere tra vari strumenti di supporto e non si limiti esclusivamente alla pura tecnica dello stile di danza che insegna.
Formarsi rispetto a tecniche posturali, di preparazione muscolare e di diversi tipi di approcci all’allungamento muscolo-fasciale, permette una pianificazione più approfondita del lavoro, un’attenta osservazione delle caratteristiche e peculiarità fisiche di ogni allievo, così da essere un utile mezzo di prevenzione e di massimizzazione del rendimento tecnico/artistico degli allievi.
Il metodo Pilates concepisce l’insieme degli esercizi non come semplice rinforzo o massificazione di un singolo muscolo ma come una sinergia muscolare dove l’attivazione dei muscoli è studiata in modo tale da promuovere l’equilibrio, l’economia e la flessibilità corporea.
Questo è molto utile nell’ambito danza perché spesso i ballerini tendono a sviluppare maggiormente determinati gruppi muscolari utili all’esecuzione di specifici gesti tecnici sottostimando così il vantaggio di avere una muscolatura uniformemente sviluppata e globalmente equilibrata. Tutto ciò si traduce in una muscolatura meno predisposta al sovraccarico e maggiormente incline all’infortunio. La tecnica della danza richiede spesso ampie escursioni articolari che vanno oltre i limiti fisiologici del corpo e ciò può portare a infortuni traumatici o da over-lavoro. Il metodo Pilates si concentra invece sulla flessibilità raggiunta non tramite stretching esasperati e prolungati ma attraverso l’esercizio e l’attivazione, principi in linea con la letteratura scientifica di oggi.

La conoscenza degli esercizi del pilates deve essere vista come la possibilità di avere tra le mani il filo rosso che unisce questi due fantastici mondi che sembrano paralleli. La parola “connessione” deriva dal verbo latino “connectĕre” che significa “legare insieme”… Pilates e Danza sono connessi insieme dal filo rosso della conoscenza.

Judith Jamison, un mondo interpretato attraverso la danza

Venerdì, 14 Febbraio 2025 15:36 Scritto da

Judith Jamison è una figura di quelle difficili da dimenticare, artista poliedrica, persona culturalmente stimolante, un’innovatrice nel mondo della danza moderna. Nata il 10 maggio 1943 a Philadelphia, Pennsylvania, Jamison è nota per le sue performance e per il suo lavoro innovativo con l’Alvin Ailey American Dance Theater (AAADT), per il quale è stata direttore artistico per più di vent’anni. Il suo viaggio nel mondo della danza e dell’arte in generale inizia nella sua città natale, grazie ad una famiglia di artisti e grazie alle prime lezioni di danza classica. Prosegue poi a New York City, dove si trasferisce per portare avanti il suo percorso di crescita artistica formandosi in istituzioni come la scuola dell’Alvin Ailey American Dance Theater. Proprio lì Judith trova la sua strada nella danza moderna, guidata e accompagnata proprio da Ailey.
Nel 1965 Judith Jamison si unì all’Alvin Ailey American Dance Theater dove raggiunse rapidamente il successo, grazie alla sua potente presenza scenica e alle sue capacità tecniche. In compagnia Jamison divenne particolarmente famosa per l’interpretazione dell’iconica opera Revelations, uno dei pezzi più famosi del repertorio di Ailey e una delle opere più eseguite nella storia della danza moderna.
Nel 1989, a conclusione di una carriera eccellente da ballerina, Jamison passò al ruolo di direttore artistico dell’Alvin Ailey American Dance Theater e in questa veste contribuì ad ampliare il repertorio della compagnia portando sul palco nuove opere pur seguendo l’eredità di Ailey.
Il lavoro di Jamison come direttore artistico ha garantito alla compagnia una visibilità più ampia a livello internazionale consentendole di raggiungere un pubblico più vasto e coltivando al contempo artisti emergenti. Nella sua arte coreografica ha unito danza moderna e cultura afroamericana.
La carriera e il lavoro di Jamison sono stati strettamente legati alla cultura e alla storia afroamericana. Ha sempre utilizzato la danza come veicolo per esprimere e celebrare l’identità afroamericana, in particolare attraverso il suo lavoro presso l’AAADT, dove ha messo in luce le esperienze, le lotte e le gioie delle comunità afroamericane. Sotto la sua direzione la compagnia, oltre a ottenere riconoscimenti artistici, è diventata anche un’importante istituzione culturale, valorizzando diversità, emancipazione e inclusione.
I contributi di Jamison alla danza moderna sono stati riconosciuti attraverso numerosi premi e riconoscimenti ed è stata celebrata per la sua straordinaria influenza sul mondo della danza. Oltre al suo lavoro con AAADT ha insegnato, coreografato e si è esibita per varie compagnie e festival in tutto il mondo. La sua eredità vive attraverso i ballerini che ha guidato, le opere che ha creato e il suo impatto sul panorama culturale.
Attraverso il suo lavoro Jamison non ha solo ridefinito il ruolo della ballerina, ma ha anche contribuito a una più ampia comprensione di come la danza possa servire sia come espressione artistica che come commento sociale. Jamison ha rappresentato intelligenza e avanguardia nel mondo della danza oltre a rappresentare una continua fonte di ispirazione anche per altri artisti… la sua influenza continuerà senza dubbio a ispirare generazioni di ballerini e coreografi negli anni a venire.

Alimentazione e movimento nei bambini di oggi, un equilibrio da ricercare quotidianamente

Venerdì, 14 Febbraio 2025 15:31 Scritto da

Mentre fino a qualche anno fa, come insegnante e ballerina, avrei affermato che la magrezza fosse l’unico sinonimo di bellezza; oggi, da nutrizionista, posso affermare, con maggiore cognizione di causa, che per essere belli occorre stare in salute, avere un BMI (Body Mass Index) ideale normopeso, uno stile di vita corretto e una alimentazione corretta, varia e bilanciata.
Questa dicotomia investe, purtroppo, ancora problematiche sociali e con dati decisamente allarmanti specie sui bambini: da una parte si riscontra l’aumento dei disturbi alimentari per difetto legati ad un malessere psicofisico di varia natura; dall’altra l’aumento ponderale per l’aumento di sedentarietà e insufficienza di attività motoria. Quest’ultima problematica l’ho proprio riscontrata di persona quando un mese fa sono stata nella scuola di uno dei miei figli per un progetto di promozione al movimento e alla mia domanda “che sport fate?” c’è stato il gelo in aula: solo 4 bambini su 10 svolgono un’attività sportiva costante… davvero un numero esiguo! Inoltre un buon 20% di loro non solo è sovrappeso ma, purtroppo, è obeso.
Nel panorama danza abbiamo affrontato di frequente il tema del sottopeso attraverso problematiche come anoressia e bulimia, ma il vero dramma di oggi, salvo i casi di disturbi alimentari sopra citati, non è la magrezza quanto l’eccesso di peso, deleterio per la salute dei bambini di oggi e gli adulti di domani. Purtroppo i bambini di oggi infatti…

Non si alimentano in modo bilanciato perchè: 
• non sono educati a mangiare in modo corretto a casa: spesso la routine frenetica non permette ai genitori di avere maggior attenzione su cosa dare da mangiare ai propri “cuccioli”;
• la ristorazione scolastica non propone menù accattivanti per i bambini, quindi spesso consumano solo quello che li ingolosisce di più;
• il non alimentarsi in modo bilanciato fa sì che i bambini abbiano appetito in orari di fuori pasto;
• l’alimentazione è spesso uguale, non varia e insufficiente a livello nutrizionale;
• spesso si accontenta la golosità del bambino per evitare i capricci.

Non si muovono e di conseguenza:
• aumenta la sedentarietà e la voglia di impegnarsi in uno sport;
• aumenta la paura che il bambino si ammali nel fare attività fisica e quindi spesso si opta per non far frequentare un’attività sportiva;
• i loro corpi crescono fragili e immunodepressi, pertanto meno sport porta a un rischio più alto di ammalarsi;
• la calcificazione delle ossa è ridotta al minimo, pertanto, soprattutto per le donne, aumenta il rischio di osteoporosi in età adulta;
• aumento ponderale e conseguente aumento dei fattori di rischio per le malattie cardiache e oncologiche.

I miei buoni consigli per alimentare i bambini in modo corretto e per uno stile di vita sano? 
1. il pasto principale deve essere completo di carboidrati, proteine e fibre
2. mai saltare il pasto principale 
3. la merenda deve integrare e mai sostituire il pasto principale 
4. bere acqua sempre almeno 1,5L
5. fare attività fisica giornaliera tutti i giorni
6. dormire bene nel proprio letto 9-11 ore 

Nello specifico poi la colazione è il pasto più importante: i pancake ad esempio sono il piatto che i miei bambini preferiscono e anche io perché li prepariamo insieme. Non manca mai sulla nostra tavola una confezione di probiotici, frutta secca e frutta fresca. A pranzo e a cena i bambini amano la pasta o il riso, finiamo con formaggino e insalata oppure carne, preferibilmente bianca, cucinata con diverse modalità, e carote. La frutta in inverno che preferiscono è l’uva! Ma qualsiasi frutta va bene! 
Lo so, avere bambini a cui piace frutta e verdura è un miracolo. Anche i miei figli non consumavano nulla di verde… ma il miglior esempio siamo noi genitori e tutto verrà di conseguenza. Anche come insegnanti di danza il nostro ruolo può essere fondamentale e si può agire in tal senso proponendo, ad esempio, incontri di educazione alimentare condotti da esperti per sensibilizzare genitori e bambini.
Ma attenzione… parliamo sempre con i genitori con estrema delicatezza, perché è molto facile passare dalla coach responsabile alla strega cattiva!!!

Le danze ibride, il mondo da forma all’arte

Venerdì, 14 Febbraio 2025 15:26 Scritto da

La globalizzazione ha avuto un impatto profondo su molteplici aspetti della cultura mondiale e la danza non è esclusa da questo fenomeno. Le danze ibride, che nascono dall’incontro e dalla fusione di tradizioni coreutiche provenienti da diverse culture, sono uno dei principali risultati di questo processo. La globalizzazione, facilitata dai mezzi di comunicazione e dalla mobilità internazionale, ha permesso la mescolanza di stili di danza dando vita a nuove forme artistiche che sfidano le categorie tradizionali e promuovono nuove modalità di espressione corporea.

Le radici del fenomeno sono da ricercarsi nell’incontro di stili tradizionali con influenze moderne o da scambi interculturali che, a volte, riducono i contesti originari delle danze, ma al contempo favoriscono la creazione di nuove forme. Questo fenomeno è il risultato di numerosi fattori legati alla globalizzazione: la migrazione delle persone, l’accesso globale alle informazioni e la crescente mobilità artistica. Il fenomeno delle danze ibride può essere osservato in vari contesti, dalle metropoli cosmopolite alle scene locali di danze contemporanee.

Ad esempio l’hip hop ha radici nella cultura afroamericana di New York ma la sua diffusione in tutto il mondo ha portato alla nascita di molteplici varianti influenzate da tradizioni locali e altre forme di danza creando nuove espressioni a livello mondiale, dall’India alla Francia, passando per il Giappone e l’Africa.

La mescolanza di movimenti provenienti da tradizioni e stili diversi caratterizza sicuramente questo processo umano portando così a includere, in stili codificati a livello internazionale, anche le danze popolari. Questa mescolanza di stili, tecniche, ritmi e linguaggi corporei produce forme uniche che portano la danza a superare le diatribe culturali e le varie convenzioni arrivando a creare stili comprensibili a un livello artistico più ampio e profondo con linguaggi che vanno a integrare stili in apparenza diametralmente opposti ma che, con un’osservazione più attenta, sono sicuramente espressione della stessa anima.

Nonostante ciò, il dibattito internazionale porta alcuni interrogativi nella valutazione culturale di queste danze all’interno delle quali troviamo espressioni identitarie di più culture, dove la somma degli elementi è sicuramente una forma artistica nuova con una sua propria identità. Tutto questo porta ad un arricchimento di più culture ma, come abbiamo imparato in questi ultimi decenni, la globalizzazione ha spesso appiattito le caratteristiche peculiari di alcune tradizioni e culture vedendo sfumare o alleggerire alcune peculiarità identitarie proprie di alcuni stili.

Personalmente sono per cogliere le opportunità che queste unioni e queste mescolanze possono offrire a una società sempre più multiculturale: dialogo e apertura.
Queste sono le parole chiave che è fondamentale evidenziare in questo particolare momento storico dove ci scontriamo quotidianamente con episodi di intolleranza e mancanza di comprensione tra culture. Il dialogo tra forme artistiche provenienti da contesti culturali differenti può aiutare ad abbattere le barriere culturali creando uno spazio comune in cui diverse tradizioni si incontrano e si arricchiscono a vicenda.
La danza può diventare così un mezzo per superare le differenze promuovendo la comprensione reciproca e la cooperazione, come spesso accade nei festival di danza internazionale dove si esibiscono ballerini provenienti da tutto il mondo creando performance collettive che fondono stili e tradizioni diverse.

Questi ultimi decenni sono stati e lo sono ancora oggi decenni di enormi mutamenti storico-sociali dove le parole inclusione e multietnicità hanno acquisito significato e grazie ai quali, pian piano e a piccoli passi, anche le persone stanno acquisendo consapevolezza di un mondo che non c’era e adesso c’è: un mondo di cui la danza ibrida è naturale espressione.

Balletcore, la “moda mania” che porta il balletto nei nostri armadi

Venerdì, 14 Febbraio 2025 15:21 Scritto da

Un trend contemporaneo e in continua ascesa è il balletcore ovvero la tendenza a portare in passerella e nel quotidiano l’abbigliamento tipico della danza classica.

Una tendenza esplosa con la collezione Autunno/Inverno 2022/2023 di Miu Miu quando Miuccia Prada reinterpretò nuovamente le iconiche ballerine con nastri e fibbie presentante nella collezione primavera/estate 2016 ma in nappa e in raso rosa fermate da una fascetta loggata abbinate a calzettoni che richiamavano le classiche forme degli scaldamuscoli, tutto sui toni morbidi e neutri tra il grigio e il rosa aggiungendo però combinazioni non proprio convenzionali: calze a coste spesse, accessori in chiffon, minigonne e bomber di pelle. Ne emerse una nuova versione del balletcore che andava ad aggiungere un twist brioso e frizzante e che andava a “svecchiare” la rigidità stilistica del trend in una veste molto più sensuale richiamando i “favolosi” anni ’80… chi non si ricorda il leggings e il tulle di una allora sconosciuta Madonna?

Nella collezione Haute Couture primavera/estate 2024 di Chanel, Virginie Viard, direttrice creativa della maison, in passerella ha portato gli elementi tipici del balletto cercando “di riunire la potenza e la finezza dei corpi e degli abiti in una collezione molto eterea, composta da tulle, volant, plissettature e pizzi” inserendo nel mondo del balletto e della danza anche tipici inserti della maison come il bottone caratterizzato dalla doppia C, da sempre simbolo di emancipazione degli abiti creati dalla maison. La collezione si declina in gonne corte e dritte trasparenti, abiti lunghi, tute e mantelline impreziosite da ricami che raffigurano drappeggi, fiocchetti, tasche di tulle illusorio, cinture di pizzo, paillettes, trecce e fiorellini regalando una collezione dominata da colori tenui come rosa, bianco, avorio, panna ispirati ai balletti russi. Proprio dai quei Ballets Russes che stregarono Coco Chanel nella visione dello spettacolo Serge of Spring presentato da Serge Diaghilev nei primi decenni del ‘900 che poi la condussero, nel 1924, a firmare gli abiti di Le Train Bleu. Lo spettacolo, che presentava in scena oltre a coreografie di danza classica, acrobazie e protagonisti inusuali per un balletto, come un nuotatore o un tennista, il contributo della stilista fu proprio quello di avere creato costumi comodi come tutine intere in jersey che permisero ai performer di eseguire i movimenti senza difficoltà, regalando agli artisti in scena la medesima libertà che Chanel regalava ad ogni donna con i suoi iconici abiti.

Il balletcore non si è fermato neanche nelle collezioni autunno/inverno dove questo trend, tra strade e passerelle, ha riproposto in particolare il tutù in una nuova versione 2024 che vuol far dimenticare le versioni con delicate tinte pastello per far spazio al nero e alla sua connotazione dark con più strati di tulle di Simone Rocha e alle gonne-tutù in pelle semirigide ideate da JW Anderson.
Ma finisce qui? Tutt’altro! Durante la Milano Fashion Week si sono già potute vedere le anticipazioni per la bella stagione e con la collezione primavera/estate 2025 presentata da Ferragamo il direttore creativo della Maison, Maximilian Davis, ha portato in passerella la grazia tipiche delle ballerine in scena dandone un’interpretazione che può però soddisfare la donna contemporanea traslando i codici estetici della danza e facendoli diventare parte di un guardaroba contemporaneo.

Davis ha portato in passerella il tipico abbigliamento da sala danza aggiungendo però un tocco di eleganza con sandali infradito e pumps con il tacco che richiamano esplicitamente le scarpette con il gesso e i lacci di raso con nuances che vanno dal mattone al rosa carne ai marroni neutri per poi passare dal blu elettrico al rosso. Il legame con la danza del “Ciabattino delle stelle”, così venne rinominato Salvatore Ferragamo negli anni ’20 del 900 quando aprì il suo negozio a Hollywood, non è del tutto nuovo. Fu importante il suo rapporto con Rudolf Nureyev e con Katherine Dunham, ballerina, coreografa e antropologa e, si racconta, che Ferragamo lavorasse alla progettazione delle ballerine fin dagli anni Venti studiando l’anatomia del piede per creare forme innovative.

In diversi si sono interrogati sul successo di questo trend. Patricia Mears, curatrice del libro Ballerina: Fashion’s Modern Muse, ha dichiarato che “l’uso dei social media da parte delle compagnie di danza classica e delle loro étoile sta contribuendo a rendere la forma d’arte più accessibile” mentre la giornalista statunitense Dale Arden Chong quando ha dichiarato che questa tendenza abbia “a che fare non solo con la danza ma con il comfort e con tutti quei capi che ci permettono di muoverci liberamente” rendendo fashion i tipici outfit dell’allenamento di un ballerino: scaldamuscoli, cardigan, scarpette, scaldacuore e top a portafoglio. Con la voglia di libertà che i giovani continuano a rivendicare anche attraverso la moda (Coco Chanel insegna) ecco che il balletcore continua a diffondersi in maniera capillare specie nella Generazione Z attraverso i social più seguiti dai giovani.

Credo che sentiremo parlare ancora a lungo di questa “moda mania” che connette il mondo della moda e quello del balletto in maniera esemplare.

GiocoLab, il gioco come strumento per l'insegnamento della danza contemporanea

Venerdì, 14 Febbraio 2025 13:15 Scritto da

 

Introduzione

Da sempre il gioco ha accompagnato l’uomo. Possiamo dire che è antico quanto l’uomo (come hanno datato alcuni archeologi la sua nascita sembra risalire al 9000 a.C)1, lo ha accompagnato nel corso di tutta la storia; quindi, giocare fa parte della natura umana, guida l’uomo ad apprendere, sperimentare, conoscere e conoscersi. Il filosofo Bernard Suits (1925 – 2007) afferma: “Giocare un gioco è il tentativo volontario di superare ostacoli non necessari. I giochi ci mettono alla prova con ostacoli volontari e ci aiutano a mettere meglio a frutto i nostri personali punti di forza.”
L’elemento introdotto da questa definizione è l’interpretazione del gioco come una palestra evolutiva, in quanto offre la possibilità di sperimentazione dei limiti e dei punti di forza di ciascuno, in una prospettiva di costruzione di competenze e abilità.


Importanza del gioco

Il ruolo che il gioco assume nell’apprendimento è fondamentale: aiuta a sviluppare la creatività e la curiosità, permette di migliorare l’integrazione sociale e l’acquisizione di regole, è inoltre un’ottima palestra per abituarsi a far fronte a situazioni imprevedibili sviluppando così la flessibilità del pensiero. È tramite il gioco che possiamo sviluppare la nostra capacità di “pensiero laterale” che ci ha proposto lo psicologo e saggista E. De Bono (1933 – 2021) parlando della creatività; modalità di pensiero che ci aiuta a cercare alternative quando ci si trova di fronte ad un problema che ci sembra irrisolvibile. Dobbiamo ricordare comunque che il gioco non è un fenomeno esclusivo della specie umana. Se teniamo in isolamento totale dei ratti dal momento della nascita fino all’età di 23 giorni (momento in cui i ratti allevati in ambito sociale iniziano a giocare) messi insieme ad un altro ratto, dopo poco iniziano a giocare con entusiasmo. Anche nei primati e negli altri mammiferi l’impulso a trattenersi in giochi in presenza dei conspecifici emerge in modo spontaneo.
Ma cosa è così importante nel gioco tanto da mantenerlo presente nel nostro sistema organizzativo? Sappiamo che l’evoluzione ha premiato con la gratificazione i comportamenti importanti per la sopravvivenza. Qual è dunque la funzione adattiva importante per la sopravvivenza che il gioco svolge?
Le strutture cerebrali del circuito del gioco sono fortemente connesse a quelle del sistema di ricompensa cerebrale ed il gioco provoca sensazioni fortemente gratificanti. Le sostanze chimiche cerebrali secrete durante il gioco che hanno un ruolo più importante nel generare la gratificazione sono: gli oppioidi endogeni; la dopamina (responsabile dell’euforia del gioco); gli endocannabinoidi. Nel 2012 Sam Wang e Sandra Aamodt (neuroscienziati) hanno pubblicato su Pub Med Central2 un articolo dal titolo “Play, Stress, and the Learning Brain” (“Gioco, Stress e cervello che apprende”). In questo studio viene indagato un aspetto particolare del cervello che genera alcuni segnali chimici che codificano una componente chiave del movimento: la ricompensa. Questa qualità viene trasportata nel cervello dalla dopamina, il principale neurotrasmettitore che ha diverse funzioni a seconda di dove e quando viene rilasciato3. Dunque, quando sperimentiamo una ricompensa, come il nutrimento, l’attività motoria o il gioco, il cervello rilascia dopamina. Durante l’atto del gioco e dell’attività fisica, la dopamina viene liberata nelle aree del cervello associate al piacere, all’apprendimento e alla motivazione. Oltre alle attività appena esplicitate, la dopamina svolge anche altre importanti funzioni nel cervello, come il controllo dei movimenti e del livello di attenzione, la regolazione dell’umore e la partecipazione ai processi di apprendimento e di memorizzazione4. Questo articolo può essere utile per comprendere gli effetti della dopamina sul comportamento e sulla motivazione, questo a sua volta può aiutare a promuovere stili di vita attivi e sani, incoraggiando lo svolgimento di giochi e dell’attività motoria.
Sempre dalle neuroscienze è stato dimostrato come il gioco sia importante per lo sviluppo epigenetico e la maturazione della neocorteccia. Lo psicologo e neuroscienziato Jaak Panksepp (1943-2017) ha scoperto che il gioco stimola la produzione di una proteina, nota come fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), nell’amigdala e nella corteccia prefrontale che sono responsabili dell’organizzazione, del monitoraggio e della pianificazione per il futuro”5. Panksepp dimostra così che il gioco stimola la produzione di BDNF, la quale favorisce la crescita neuronale e sostiene che il gioco aiuta a migliorare la plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di cambiare e di adattarsi6.
Si può concludere dicendo che gli studi neuroscientifici hanno evidenziato l’importanza del gioco e i suoi effetti positivi sulla formazione del cervello, sull’apprendimento e sullo sviluppo sociale ed emotivo dei bambini. Le neuroscienze hanno sottolineato anche l’importanza di incoraggiare le attività che prevedono lo svolgimento di giochi per promuovere una crescita sana ed equilibrata.


Laboratorio GiocoLab

Giochi realizzati per l’apprendimento dei fattori del movimento: Spazio, Tempo, Peso e Flusso.
Crescendo l’uomo perde la capacità e l’abitudine di giocare. Questo può essere attribuito a tanti fattori: responsabilità e impegni, aspettative sociali, stress e fatica, evoluzioni degli interessi ma anche dall’ambiente e dalla cultura. Tutto ciò porta a promuovere l’idea che gli adulti debbano comportarsi in modo serio e responsabile facendoli sentire inibiti all’idea di giocare e quindi giocare viene considerato un comportamento infantile. Obiettivo del laboratorio è stato quello di far assimilare in modo divertente ed efficace gli elementi fondamentali del movimento attraverso una metodologia improntata sul gioco e utilizzando dei materiali per ricreare dei giochi già esistenti.
Il gioco ricopre un ruolo fondamentale per la realizzazione di questo obiettivo che oltre a creare un ambiente favorevole all’apprendimento stimola la creatività e libera la mente dal pensiero razionale agevolando la spontaneità del movimento. Sono stati così realizzati e personalizzati tre giochi: uno sull’esplorazione delle qualità di movimento, uno sull’esplorazione dello spazio personale (Kinesfera) e dello spazio generale e un terzo gioco improntato sui quattro fattori attraverso la personalizzazione del gioco da tavola Twister.

Gioco 1 “Esplorare le qualità del movimento”
Obiettivo del gioco: esplorare tutte le qualità di movimento, stimolare la creatività ed acquisire la capacità di osservare, analizzare e riconoscere i fattori di movimento (spazio, tempo, peso, flusso) nel proprio corpo e nei compagni.
Materiali: Carte realizzate in cartoncino con immagini della natura (fango, lava del vulcano, vapore, vento, nuvole, ruscello ecc…) e carte già esistenti del gioco Dixit®.
Il gioco si svolge estraendo casualmente una carta ogni allievo deve improvvisare e interiorizzare la propria carta, realizzando nel corpo l’immagine (o ciò che essa suscitava) con libertà e creatività rendendola tridimensionale e viva attraverso il movimento.

paesaggi

Carte con immagini della natura


Gioco 2 “Costruire lo spazio”

Obiettivo del gioco: conoscenza dei solidi platonici utilizzati anche da Rudolf Laban nelle sue teorie dello spazio, consapevolezza dello spazio e l’orientamento delle parti del corpo nello spazio durante il movimento.
Materiali: costruzioni magnetiche costituite da sfere di metallo e bastoncini colorati.

solidi

Solidi platonici costruiti con bastoncini e sfere di metallo

Una volta realizzati, osservati e toccati i solidi sono stati disposti nello spazio, per aver sempre presente tale forma in 3D. Il gioco si è svolto con l’idea che l’allievo stesse all’interno di questi solidi e che con le singole parti del corpo disegnava gli spigoli dei solidi (ottaedro=12 spigoli; cubo=12 spigoli; icosaedro=30 spigoli) o raggiungendo i vertici con una o più parti del corpo (ottaedro=6 vertici; cubo=8 vertici; icosaedro=12 vertici). Giocando con i livelli del corpo nello spazio e attraversando lo spazio con traiettorie libere. Inizialmente con movimento libero dopo inserendo lo SPAZIO, il PESO, il TEMPO e il FLUSSO con le loro rispettive polarità:
• SPAZIO: diretto – indiretto
• PESO: leggero –pesante
• TEMPO: sostenuto – improvviso
• FLUSSO: libero – controllato


Gioco 3 “Esplorare i fattori spazio, peso, tempo, flusso”

Obiettivo del gioco: consapevolezza e conoscenza delle parti del corpo, il rapporto con lo spazio (esplorando le traiettorie e i livelli del corpo nello spazio), gestire il flusso di energia attraverso le diverse qualità date dalle densità che esistono in natura e la relazione con gli altri.
Materiali: due orologi realizzati in base agli obiettivi e scopi e marcatori colorati circolari adesivi per pavimento.

marcatori

I marcatori colorati collocati sul pavimento della sala

Per poter estrarre casualmente le possibilità di movimento sono stati realizzati due orologi: uno con le parti del corpo, i livelli spaziali e le qualità di movimento;
Rosso: livello medio; Giallo: livello basso; Azzurro: livello alto; Verde: livello libero.

orologio

Orologio con indicate le parti del corpo

il secondo orologio con il fattore tempo con quattro polarità: lento, veloce, veloce e lento alternati e tempo costante con pause.

orologio bis

Orologio indicante le quattro polarità

Questi sono i giochi che sono stati realizzati per il laboratorio in danza contemporanea, denominato GiocoLab, indirizzato a dei ragazzi di età compresa tra i 19 e i 25 anni.


Conclusioni

Proporre un laboratorio sul gioco, in ambito coreutico di danza contemporanea, a dei ragazzi adulti ha dato dei risultati positivi e ha contribuito significativamente al loro apprendimento in modo inconsapevole, profondo ed efficace. Questo approccio ha dato i suoi frutti migliorando la capacità creatività degli allievi, aumentando la loro motivazione durante le attività, riducendo lo stress, la fatica e rafforzando le relazioni sociali.
Il gioco crea un’atmosfera che permette di porsi in uno stato di accoglienza generale nei confronti di tutto quello che può accadere e così predispone in maniera spontanea ad uno stato di ricerca. I concetti proposti sotto forma di gioco con l’utilizzo di immagini, oggetti e materiali costruiti secondo gli obiettivi da raggiungere hanno stimolato maggiormente gli allievi poiché hanno facilitato l’incorporazione di principi anche complessi.
Possiamo dire che anche il compito dell’insegnante, cioè riuscire a creare un ambiente sereno, piacevole e stimolante, viene sicuramente facilitato dall’utilizzo del gioco aiutandolo a sviluppare questa atmosfera che sicuramente permette una acquisizione molto più rapida di tutti quegli elementi che possono concorrere a sviluppare delle migliori capacità artistiche e ad avere una maggiore conoscenza teorica degli elementi di base.


1. SCIARRA E. “L’arte del gioco”, Ugo Mursia Editore, Milano, 2010
2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/. PubMed è una banca dati biomedica accessibile gratuitamente online, sviluppata dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la NationalLibrary of Medicine (NLM).
3. Cfr. Articolo “Play, Stress, and the Learning Brain” di Wang S. e Aamodt S.
4. Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Dopamina.
5. Cfr. OLIVIERI, D., Mente-corpo, cervello, educazione: L’educazione fisica nell’ottica delle neuroscienze, in “Formazione & Insegnamento”, XIV (1), 2016, p. 94
6. Ivi, pp. 94-95.

 

34ª Conferenza Annuale IADMS

Venerdì, 14 Febbraio 2025 13:12 Scritto da

 

Promuovere la Medicina e la Scienza della Danza a Rimini, in collaborazione con I.D.A.

L’International Association for Dance Medicine & Science (IADMS) ha svolto la sua 34ª Conferenza Annuale dal 17 al 20 ottobre 2024 nella pittoresca città costiera di Rimini. L’evento ha riunito una rete globale di professionisti medici, educatori, danzatori e ricercatori dedicati a promuovere il campo della medicina e della scienza della danza.
Ospitata presso il moderno Palacongressi di Rimini, la conferenza ha offerto un programma diversificato che ha incluso conferenze, sessioni interattive e workshop. I partecipanti si sono confrontati con ricerche innovative e migliori pratiche volte a migliorare la salute dei danzatori, prevenire gli infortuni e ottimizzare le performance. La conferenza ha favorito un ambiente collaborativo consentendo ai professionisti di varie discipline di condividere conoscenze ed esperienze. Come ha osservato un partecipante, è stato “un gioioso evento di 5 giorni con le migliori persone”, ricco di presentazioni stimolanti e workshop coinvolgenti.

Un ruolo cruciale nell’organizzazione e nel successo della conferenza è stato svolto dall’International Dance Association (IDA) che ha collaborato strettamente con IADMS per garantire una pianificazione e una gestione impeccabili dell’evento. La partnership con IDA ha sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale per promuovere la medicina e la scienza della danza.
Un contributo significativo alla conferenza è stato dato anche dalla Dr.ssa Manuela Angioi, membro del Consiglio di Amministrazione di IADMS e figura di spicco nel campo della medicina e scienza della danza.


Panoramica del Programma

La 34ª Conferenza Annuale di IADMS ha presentato un programma ricco e diversificato, pensato per soddisfare le esigenze di ricercatori, educatori, clinici e danzatori. Le sessioni erano progettate per favorire la collaborazione interdisciplinare e fornire approfondimenti pratici nel campo della medicina e della scienza della danza. Di seguito i punti salienti:

Presentazioni di Ricerca
✱ Sono stati presentati studi all’avanguardia sulla medicina e sulla scienza della danza, trattando temi come la prevenzione degli infortuni, la biomeccanica, la riabilitazione e la salute mentale dei danzatori.
✱ Studi epidemiologici focalizzati su sport estetici e arti performative hanno offerto nuove prospettive sulla salute dei danzatori e sulla sostenibilità delle performance.

Workshop
✱ Le sessioni pratiche hanno permesso ai partecipanti di esplorare tecniche utili per migliorare il condizionamento, la mobilità e la gestione degli infortuni nei danzatori.
✱ Workshop specializzati hanno trattato la pedagogia della danza, l’analisi del movimento e le applicazioni delle pratiche somatiche nell’allenamento dei danzatori.

Sessioni Plenarie
✱ Relatori illustri, tra cui leader nel campo della scienza della danza e rappresentanti di istituzioni di danza internazionali, hanno tenuto lezioni magistrali. I temi trattati includevano approcci innovativi alla salute dei danzatori e l’integrazione di nuove tecnologie nelle performance e nell’allenamento.

Discussioni Interattive
✱ I panel hanno riunito esperti per discutere temi contemporanei come la diversità, l’equità e l’inclusione nella medicina della danza e il ruolo delle pratiche culturali nella terapia del movimento.
✱ Un panel degno di nota ha esplorato strategie per la salute mentale dei danzatori, concentrandosi su resilienza e meccanismi di adattamento in ambienti ad alta pressione.

Poster e Eventi di Networking
✱ I partecipanti hanno avuto l’opportunità di visionare una vasta gamma di poster scientifici, confrontandosi direttamente con i ricercatori per discutere risultati e metodologie.
✱ Sessioni di networking e incontri serali hanno offerto occasioni per collaborazioni informali e scambio di idee.


Conclusione

Il programma della conferenza ha bilanciato rigore accademico e applicazione pratica garantendo che i partecipanti tornassero a casa arricchiti con approfondimenti utili per promuovere la salute, il benessere e le performance dei danzatori nei rispettivi campi. Guardando al futuro, IADMS ha annunciato che la sua 35ª Conferenza Annuale si terrà a Las Vegas, Nevada, continuando il suo impegno nel promuovere l’eccellenza nella medicina e nella scienza della danza a livello globale.

 

Max Richter, compositore di paesaggi emotivi tra danza e narrazione

Venerdì, 14 Febbraio 2025 13:07 Scritto da

 

Max Richter è un compositore il cui lavoro spesso trascende i confini tradizionali intrecciando elementi classici e contemporanei con lo scopo di offrire alle diverse forme artistiche, tra cui la danza, nuove letture e nuove interpretazioni anche di musiche classiche di successo. Nel suo lavoro Ricther non esula dal rapporto con la danza, bensì continua a esplorarne le espressioni, approfondendo quello che è a tutti gli effetti un rapporto quasi simbiotico tra due espressioni artistiche che difficilmente prescindono l’una dall’altra.
Questa visione interdisciplinare raggiunge la sua massima espressione nei progetti con coreografi e registi, dando voce, attraverso la sua musica, ad una esplorazione della danza e della narrativa, componendo musiche perfette per la danza e per lavori cinematografici, dove la musica è parte integrante della storia anche a livello emotivo.

Nella visione di Ricther musica e danza sono due mondi profondamente legati e interconnessi e proprio grazie a questa sua visione e comprensione di come musica e movimento si influenzano a vicenda, riesce a comporre musiche che si muovono sapientemente all’interno della componimento coreografico al quale sono legate. In questo percorso, non possiamo non citare la collaborazione con il coreografo Wayne McGregor, dove la composizione di Richter si integra alla coreografia dinamica e nitida di McGregor, consentendo alla fisicità dei ballerini di narrare una storia che è profondamente legata alla musica. La musica di Richter non è solo un accompagnamento ma un partecipante attivo nella narrazione che stabilisce il tono del movimento e il linguaggio visivo della danza.
In tal senso, forte è il legame della musica di Ricther con la narrativa, che da spazio alla fusione di elementi coerentemente intrecciati che spesso trovano espressione nella composizione di colonne sonore.

La capacità di Richter di lavorare all’interno della struttura della danza parla anche del suo rispetto, della sua comprensione del ritmo e dello spazio in funzione del movimento dei danzatori e, questa collaborazione unica, mostra come la danza possa diventare un’estensione della musica. L’approccio consapevole di Ricther dimostra come la sua musica possa migliorare l’espressione coreografica, aggiungendo profondità emotiva. In queste opere, Richter usa il suono non solo per sottolineare l’azione ma anche per ampliare, attraverso la musica, l’espressione emotiva dei ballerini.
Che si tratti di un film, di un romanzo o di una coreografia le composizioni di Richter creano un ambiente in cui l’ascoltatore (o lo spettatore) possa immergersi completamente nella storia che viene raccontata.
In molti dei suoi progetti infatti la musica di Richter crea un ponte tra i movimenti fisici dei ballerini e la parte emotiva dello spettacolo o della narrazione. Musica, danza e narrazione comunicano un sentimento o raccontano momenti ben precisi legati a un evento. Ricther, attraverso la sua musica, vuole dare voce alla parte emotiva del gesto tecnico del danzatore ed evocare, attraverso le sue note, sensazioni e sentimenti forti.

Il lavoro di Max Richter esemplifica come danza e narrativa non siano mondi separati, ma interconnessi. Le sue composizioni offrono uno spazio in cui musica, movimento e narrazione possono coesistere e amplificarsi a vicenda, conducendo il pubblico in una profonda esplorazione di paesaggi emotivi e intellettuali.

Come compositore, Richter non si limita a comporre musica per la danza o il cinema ma crea espressioni e mondi in cui danza, narrativa e musica vengono vissuti simultaneamente rendendo ogni pezzo un’esplorazione complessa e multisensoriale dell’esperienza umana.


INFO
Max Richter è un compositore e musicista britannico di origini tedesche che ha conquistato il mondo grazie alla fusione di tecnica classica e musica elettronica espressa nei suoi album da solista, nelle colonne sonore di film, di musiche per la danza, l’arte e la moda. Tra le sue opere più famose la colonna sonora della serie L’amica geniale e la ricomposizione, in chiave postminimalista, dei concerti per violino, archi e basso continuo de Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi.

 

Daniil Simkin, un sottile equilibrio tra corpo e mente

Martedì, 17 Settembre 2024 10:41 Scritto da

Proverbiali i suoi salti e le sue pirouettes rapidissime, Daniil Simkin oggi è uno degli artisti più ricercati al mondo e senza dubbio uno dei più interessanti talenti maschili emersi nel mondo del balletto negli ultimi anni.
Nonostante la sua proverbiale bravura, in Daniil Simkin vedo oggi un innovatore e nei suoi prodotti artistici una grande genialità che, credo, lo porteranno a far parlare di lui non solo come ballerino ma anche come produttore. Comunicatore nato riesce ad esprimersi in maniera altrettanto efficace con il corpo, la voce e la tecnologia mettendosi al servizio di tutti ma soprattutto di quel pubblico potenziale che non è mai entrato in un teatro e che può fruire della sua arte anche solo on line.


La tua vita, racconti, è stato un bilanciamento continuo tra l’educazione scolastica e la danza e che i tuoi genitori grazie alla scelta di non frequentare un’accademia ti hanno permesso di avere una visione più aperta del mondo… Credi sia ancora vero?

Si lo credo veramente. Sono convinto che avere interessi diversi crei una certa profondità, forgi il carattere e le potenzialità di un artista. Credo sia necessario per un artista possedere un ampio ventaglio di esperienze di vita e infatti credo che l’educazione e l’istruzione accademica siano necessarie in ugual misura. È fondamentale la curiosità intellettuale e ogni altro impulso dal resto del mondo e dalle altre arti, condurre una vita fuori dal teatro e dalla scuola accademica per realizzarti come artista. La danza ha bisogno di molta energia, di un grande livello di concentrazione e, al tempo stesso, di rilassamento.

A più riprese hai dichiarato che hai deciso di diventare ballerino perché adoravi il palcoscenico. In quale momento preciso della tua vita hai capito che la danza sarebbe diventato il tuo lavoro?
Ho deciso quando avevo 16 anni… fino ad allora per me la questione era aperta! Sono stato fortunato perché i miei genitori mi hanno lasciato libero di decidere in un secondo momento e mi hanno continuato ad allenare ugualmente. Quando avevo dieci anni mi chiesero cosa avrei voluto fare ma lì non avevo ancora la risposta in tasca. Poi ho capito che il palcoscenico e la danza erano il mio modo per esprimermi e il mio modo di dare agli altri. Penso di essere stato davvero fortunato a vivere la vita che sto vivendo perché la danza mi ha dato la possibilità di realizzarmi come persona e mi da gioia. Ma, contemporaneamente, so anche che la danza è solo una parte della mia vita.

Non tutti hanno la fortuna di vivere del lavoro che gli piace, vero?
Assolutamente… Anche se sento il bisogno di cercare ogni giorno il mio equilibrio per vivere al meglio e mantenere una giusta combinazione tra prestazioni fisiche e psicologiche.

Credi ancora che il web e i social abbiano una grande importanza per superare l’elitarismo che contraddistingue la danza?
I social oggi hanno un grande ruolo e si evolvono continuamente anche come strumenti, li utilizzo perché credo siano un ottimo modo di documentare la mia arte ma non devono demistificare. Li uso essenzialmente per far conoscere ogni aspetto della mia professionalità perché credo sia fondamentale far conoscere la mia arte per dare una maggiore opportunità a tutti: tutte le persone devono avere la possibilità conoscere più da vicino il mio mondo anche se non sono mai state in un teatro. Le prove le documentano in molti ma io cerco ogni giorno di trovare un mio modo per far conoscere la mia danza.
Chiaramente i social li uso per motivi professionali anche se le persone vogliono conoscere qualcosa in più in merito alla mia vita privata, ma io ho difficoltà ad esprimermi riguardo la mia vita personale. Vorrei connettermi di più ma allo stesso tempo ho difficoltà a rivelare aspetti della mia vita personale. Voglio dare valore a questo mondo ma devo sempre tener presente un bilanciamento tra quello che voglio io e quello che vogliono le persone. Voglio mostrare il mio mondo senza per questo mostrare la mia vita personale. La vera essenza della danza credo che sia arrivare ad un buon livello di conoscenza cercando di combinare insieme più elementi anche se non è facile.

Quando hai pubblicato dieci anni fa i video di te che balli nelle strade di New York e poi ancora durante la quarantena quindi erano solo divertissement?
Si è stato decisamente un divertissement, lo credevo e lo credo tuttora che pubblicare video sia uno strumento importante per rendere maggiormente democratica la danza, oggi però mi piace di più mostrare le prove e i miei balletti per dare la possibilità a più persone possibili di vederla, soprattutto a chi di solito non fruisce della danza. Quando pubblico qualcosa cerco di differenziarmi pubblicando anche solo un elemento invece dell’intera variazione per creare un interesse diverso. Secondo me bastano due minuti per un elemento invece che pubblicare la variazione completa, perché la variazione può raggiungere certamente più persone ma nello stesso tempo credo che così si perda l’essenza della danza.

Nel 2021 sei stato ingaggiato come primo insegnante della piattaforma online “Dance-Masterclass”, ti piace insegnare? In cosa credi che la tua esperienza possa apportare un arricchimento a chi ti segue?
Per me insegnare nelle masterclass è un’opportunità di dare quello che ho imparato: quando insegno voglio far ricercare qualcosa di diverso dal proprio percorso usuale. Penso di essere stato molto privilegiato perché mia madre mi ha insegnato quello che sapeva e possedeva molte e differenti esperienze. Mia madre proviene originariamente dalla scuola russa ma si è potuta confrontare con molti ballerini dalle grandi qualità nei giri, dai quali ha cercato di comprendere e assimilare i principi per poi insegnarli. La mia capacità di girare è proprio il risultato della raccolta e del confronto dei diversi modi di insegnare che mi ha trasmesso mia madre. Sono davvero interessato a lavorare per scomporre la tecnica ed insegnarla. Ormai i passi che facciamo noi ballerini vengono eseguiti in maniera automatica e scomporre la mia tecnica è il modo di restituire qualcosa di nuovo agli allievi e, si spera, di aiutarli come loro aiutano me.

Mi sembra di capire che la comunicazione sia una tua skill, lo confermi?
Si… lo so! (n.d.r. ride) sono davvero fortunato a sapere parlare con le persone e sono molto fiero di questo mio modo di restituire anche comunicando al meglio il mondo della danza che spesso è invisibile e anche perché di solito un danzatore comunica solamente con il linguaggio del corpo.

Quando hai sentito l’urgenza di produrre i tuoi progetti inediti?
La mia vita intellettuale e accademica, il mio approccio fisico e psicologico nella mia vita di ballerino sono entrambe necessarie per il mio bisogno di esprimermi. Ho iniziato a produrre i miei progetti dal 2015 e ho prodotto una serata al Joyce Theatre di New York con cui poi abbiamo girato in tournée nazionali e internazionali; in seguito ho continuato a produrre anche altri progetti con il sostegno dello stesso teatro. In questo progetto ho utilizzato la tecnologia che mi appassiona sin da quando ero piccolo e che ha sempre fatto parte del mio quotidiano. Attualmente credo davvero che la danza, attraverso la tecnologia, abbia la possibilità di evolversi in un’esperienza ancora più significativa. Da un lato quello che si conosce è una sorta di “vecchio mondo” come il balletto di danza classica che è basato su passi sofisticati e decisamente codificati, ma da un’altra parte c’è l’essenza primordiale della danza, la sua vera essenza che è la comunicazione che avviene tra un danzatore e il pubblico. Vorrei invitare a danzare con l’aiuto della tecnologia ma credo che questo rapporto debba diventare più immersivo; poi, certo, non si può dimenticare il passato e il procedimento che mette in scena in un palcoscenico “normale” come lo conosciamo tutti.
Ci credo molto in questo perché attualmente competiamo con diversi linguaggi bi-dimensionali come i giochi dei computer e gli show televisivi e credo fermamente che la danza in combinazione con le più nuove possibilità della tecnologia, così come ad esempio il tridimensionale, abbia diverse potenzialità di crescita e possa diventare più significativa per l’uomo contemporaneo.

Anche tuo padre ti supporta nell’utilizzo della tecnologia nei tuoi spettacoli?
Si. Quando mio padre ha smesso di ballare si è appassionato alla tecnologia e al design ed è un’autodidatta scenografo. Abbiamo realizzato un progetto insieme con proiezioni video al Guggenheim di New York nel 2017 (n.d.r. progetto dove i movimenti dei performer erano catturati in tempo reale da sensori di movimento per generare mappe visive in 3D proiettate a terra e sull’intero volume delle pareti). È stato bellissimo rispondere insieme alla richiesta fatta e anche adesso mi ha aiutato con il mio progetto ma ora continuerò da solo.

Hai un nuovo progetto in creazione attualmente?
A fine giugno è uscito One un film con un mio assolo di sei minuti coreografato da David Dawson e prodotto da Studio Simkin. Il film è stato diffuso esclusivamente in diretta solo su YouTube e Vimeo e descrive il viaggio di un artista che, di fronte alle avversità, trascende la sua realtà per arrivare a un livello più elevato di coscienza e ad una comprensione più profonda della sua arte.

Ho visto dal vivo a Bologna il tuo progetto creato con la Martha Graham Dance Company, Cave, che avete definito: “un’esplorazione pionieristica della danza performativa combinata con un evento di vita notturna: il trascendente con il comune”. Come è nata questa idea?
Dopo la pausa forzata dovuta al Covid, avevo in testa un’esperienza di danza coinvolgente, ovvero un DJ set continuo in cui la musica venisse riprodotta ininterrottamente e dove la danza arrivasse a momenti, mentre il pubblico continuava a ballare e a muoversi. Non è come uno spettacolo dove stai seduto a guardare i ballerini, ma la mia speranza è che la danza ispiri il pubblico e che, di conseguenza, lo stesso pubblico ballerà con loro.
Lo spettacolo che hai visto tu è il primo step di un’idea la cui seconda tappa la immagino in un luogo fuori da un teatro, magari in una “scatola nera” come ad esempio uno spazio come un magazzino o in un edificio.

Creare e progettare per te significa anche dare dei messaggi sociali attraverso la danza e il movimento?
Assolutamente. Penso che la danza abbia un grande potenziale anche per entrare in comunicazione con molte persone che hanno una sorta di paura di ballare e di entrare in comunicazione con sé stessi. La danza invece è un elemento necessario per entrare in contatto con sé stessi.
Credo che i miei progetti, soprattutto quelli immersivi e partecipativi, possano dare una scusa alla gente per ballare e realizzare sé stessi attraverso il movimento. Perché gli esseri umani hanno ballato da sempre e nel nostro mondo moderno si è un po› perduta questa condizione ancestrale. Il mio consiglio? Non dimenticare di tenere questi momenti in piccole tasche se ti piace esprimere te stesso!

Hai dichiarato, che, come freelance, è continuo il confronto tra quello che vuoi tu, quello che dovresti fare e quello che vogliono gli spettatori. Oggi quale è il più grande desiderio di Daniil Simkin?
Hai un’altra domanda? (n.d.r. ride). Lo sto cercando… Più che un compromesso è un sottile equilibrio tra realizzare te stesso e danzare nelle performance di gala dove il pubblico arriva con alte aspettative. Ovviamente ho bisogno di dare al pubblico quello che vuole e il pubblico vuole giri e salti, le doti fisiche e, come sai, questa parte è notevole, ma molto spesso quello che vuoi dire non è solo questo.
Per questo motivo sto ancora cercando questo sottile equilibrio e spero di trovare un nuovo repertorio per continuare a essere fedele a me stesso rendendo felice me e il pubblico. Nel frattempo ribadisco che sono fermamente convinto che la danza abbia il potenziale per toccare un pubblico più ampio che coinvolga anche l’uomo moderno perché dopo tutto dobbiamo competere con prodotti così sofisticati di questi tempi ed è necessario ripensare il modo in cui la danza viene presentata non solo al pubblico abituale a cui già piace la danza ma piuttosto alle persone che non hanno mai assistito ad uno spettacolo di danza e credo che questo sia il potenziale e la bellezza della danza oggi.


Nato a Novosibirsk in Russia e cresciuto in Germania, figlio d’arte dei danzatori Dmitrij Simkin e Olga Aleksandrova, nel 2006 entra a far parte come Demi Soloist del balletto del Wiener Staatsoper dove ricopre questo ruolo fino al 2008 quando entra a far parte dell’American Ballet Theatre di New York prima come Soloist poi, nel 2012, come Principal Dancer. Nel 2018 entra alla Staatsballett Berlin come ballerino principale.
Nel 2021 fonda la compagnia di produzione Studio Simkin, per esplorare e sviluppare nuove opportunità per la danza della “prossima era”.

I primi passi verso il successo iniziano scegliendo chi vuoi al tuo fianco

Martedì, 17 Settembre 2024 10:39 Scritto da

 

Sono sempre di più le scuole di danza che si avvalgono degli esami di livello Ida per certificare che l’apprendimento dei loro studenti avvenga all’interno di una metodologia didattica seria ma adattabile sia a chi desidera offrire ai propri associati qualifiche professionali per aspiranti danzatori o insegnanti sia per chi vuol far crescere artisticamente chi pratica danza anche solo come attività educativa e di svago.

L’anno accademico che si è appena concluso ha visto la partecipazione di tante scuole di danza in tutta Italia entusiaste di poter ospitare la faculty di esaminatori IDA nella propria sede e di presentare il proprio lavoro attraverso candidati di ogni stile e livello.
I programmi Ida si sviluppano progressivamente garantendo che i passi e le abilità acquisite nei corsi di avviamento preparino man mano il candidato ad affrontare i movimenti più complessi dei gradi avanzati. La caratteristica più apprezzata del nostro approccio alle prove d’ esame è la libertà che viene data agli insegnanti nel costruire una classe d’ esame modulata secondo indicazioni metodologiche corrette senza il vincolo di un programma di esercizi fissi. Non chiediamo di eseguire una pratica sempre uguale e monotona ma, al contrario, di stimolare bambini e ragazzi a svolgere il programma selezionando gli obiettivi pedagogici in base all’età, alla frequenza di studio e alle capacità individuali. Con questa modalità ogni realtà può mettere in evidenza i propri punti di forza, rispettando l’unicità della propria mission pedagogica. Durante le sessioni d’ esame sono mostrate anche coreografie, variazioni classiche o assoli per avere consigli e valutazioni dagli esaminatori, facendo nascere occasioni di crescita e scambio stimolando un approfondimento che è alla base di un legame destinato a maturare di anno in anno. La soddisfazione di noi esaminatori nell’ osservare i miglioramenti dei ragazzi, che poi frequentemente ritroviamo nei corsi di formazione per insegnanti IDA, è il grande privilegio del nostro mestiere.

Nell’anno accademico 23/24 è stata introdotta inoltre la possibilità di accostare agli esami, stage formativi di alta qualità con i docenti esaminatori. Lo stage è un ulteriore strumento per stabilire un legame emotivo tra esaminandi e commissari IDA la cui volontà è quella di guidare in un cammino di crescita e non di obbligare a percorrere una strada già scritta.
Anche per questo ci auguriamo che il numero delle scuole vicine alla nostra vision sia sempre maggiore e che la novità che ha contraddistinto l’anno accademico 23/24 possa diventare un punto cardine del programma anche per i prossimi anni.

Lo staff IDA ringrazia tutte le scuole per l’accoglienza e l’ospitalità dimostrata e non vede l’ora di incontrare nuovamente bambini e ragazzi delle scuole durante gli eventi in programma previsti per l’estate. Sono tantissime infatti le borse di studio assegnate agli studenti che hanno raggiunto i risultati migliori per partecipare a Campus e Campus KIDS, la vacanza studio a Ravenna che si contraddistingue da anni come vetrina per i giovani danzatori.

Tutte le scuole di danza che aderiranno al percorso formativo entro il 30 settembre avranno in omaggio due incontri con gli esaminatori IDA per pianificare al meglio la programmazione didattica in vista della sessione d’ esame.
Progetta fin d’ora la crescita professionale dei tuoi allievi!

 

 

 

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